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Fiabe Buffe

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C’era una volta, in un piccolo villaggio ai piedi di una montagna, un bambino di dieci anni di nome Luca. Luca era un ragazzino curioso e amante della natura. Ogni pomeriggio, dopo la scuola, amava recarsi al lago vicino casa sua. Era un posto tranquillo, circondato da alberi maestosi e con l’acqua che scintillava sotto il sole.
Un giorno, mentre passeggiava lungo la riva del lago, Luca notò qualcosa di insolito. C’era un’oca solitaria che nuotava vicino alla riva. L’oca era diversa dalle altre, con piume candide come la neve e occhi vivaci e intelligenti. Luca si avvicinò lentamente, cercando di non spaventarla.
“Salve, piccola oca,” disse dolcemente, inginocchiandosi sull’erba.
Con sua grande sorpresa, l’oca non volò via. Invece, si avvicinò a Luca, emettendo un leggero starnazzo, come se volesse salutare. Luca allungò una mano e l’oca si lasciò accarezzare. Da quel giorno, i due divennero inseparabili amici. Ogni pomeriggio, Luca correva al lago per incontrare l’oca, che chiamò Bianca.
Luca e Bianca passavano ore insieme, esplorando le rive del lago, giocando a nascondino tra gli alberi e osservando le nuvole che cambiavano forma nel cielo. Luca raccontava a Bianca storie di cavalieri e draghi, di mondi lontani e avventure incredibili. Bianca ascoltava attentamente, starnazzando di tanto in tanto come per rispondere.
Un giorno, mentre giocavano, Luca notò che Bianca sembrava triste. Non starnazzava allegramente come al solito e sembrava meno energica. Preoccupato, Luca decise di chiedere aiuto al vecchio saggio del villaggio, il signor Alberto, che sapeva tutto sugli animali.
“Signor Alberto,” disse Luca, “la mia amica Bianca sembra triste. Può aiutarmi a capire cosa c’è che non va?”
Il signor Alberto ascoltò attentamente e poi sorrise. “Luca, le oche sono creature sociali. Forse Bianca sente la mancanza della sua famiglia. Dovresti cercare di trovare il suo stormo.”
Luca capì subito cosa doveva fare. Il giorno dopo, si mise in cammino con Bianca, seguendo il sentiero che costeggiava il lago fino a una grande radura. E lì, nel mezzo della radura, c’era uno stormo di oche bianche, identiche a Bianca.
Bianca starnazzò felice e corse verso le altre oche, che la accolsero con starnazzi gioiosi. Luca osservò la scena con un misto di tristezza e gioia. Era felice per Bianca, ma sapeva che l’avrebbe vista meno spesso.
Prima di tornare a casa, Luca si avvicinò a Bianca e le sussurrò: “Sarai sempre la mia amica speciale. Tornerò a trovarti ogni volta che potrò.”
Bianca starnazzò dolcemente, come per dire “grazie”. Da quel giorno, Luca continuò a visitare il lago, sapendo che ogni volta che sarebbe arrivato, Bianca sarebbe stata lì ad aspettarlo, con il suo stormo, pronta a condividere nuove avventure e ascoltare nuove storie.
E così, il legame tra Luca e Bianca continuò a crescere, dimostrando che la vera amicizia può superare qualsiasi distanza e che, a volte, le avventure più belle sono quelle che viviamo con chi amiamo.
C’era una volta, in un piccolo villaggio ai margini di un fitto bosco, un bambino di nome Marco. Marco era un bambino curioso e generoso, sempre pronto ad aiutare chiunque ne avesse bisogno. Un pomeriggio, mentre esplorava i sentieri del bosco vicino a casa, sentì un miagolio debole provenire da un cespuglio. Si avvicinò lentamente e scoprì un piccolo gattino grigio, magro e tremante, che lo guardava con occhi tristi e affamati.
Marco, con il cuore colmo di compassione, prese il gattino tra le braccia e sussurrò dolcemente: “Non preoccuparti, piccolo. Ti porterò a casa e ti darò da mangiare.” Il gattino, riconoscente, si accoccolò contro di lui, facendo le fusa debolmente.
Quando Marco arrivò a casa, la mamma era in cucina a preparare la cena. “Mamma, guarda chi ho trovato nel bosco!” esclamò, mostrando il gattino.
La mamma, vedendo l’animale, sgranò gli occhi e si mise le mani sui fianchi. “Marco, non possiamo tenere ogni animale che trovi nel bosco! Abbiamo già abbastanza da fare senza doverci occupare di un’altra bocca da sfamare.”
Marco, però, non si scoraggiò. “Mamma, guarda quanto è magro e affamato. Non possiamo lasciarlo così. Prometto che me ne prenderò cura io.”
La mamma sospirò. “Va bene, ma solo per questa notte. Domani vedremo cosa fare.” Marco sorrise felice e corse a preparare una scatola accogliente con una vecchia coperta per il gattino. Poi prese un piattino e gli mise un po’ di latte. Il gattino bevve avidamente, guardando Marco con gratitudine.
Quella notte, il gattino dormì tranquillo nella scatola accanto al letto di Marco. Il mattino seguente, la mamma si accorse che qualcosa era cambiato. Marco si era svegliato presto per nutrire il gattino e stava già raccogliendo legna per il camino e svolgendo altri piccoli lavori domestici con grande impegno.
“Mamma, guarda, sto facendo tutto quello che posso per aiutarti,” disse Marco con un sorriso. “Il gattino è stato così felice di avere un po’ di cibo e un posto caldo per dormire. Non possiamo mandarlo via.”
La mamma osservò Marco e poi il gattino, che ora sembrava un po’ più vivace e sano. Si rese conto di quanto il figlio fosse determinato e quanto il gattino avesse bisogno di aiuto. Alla fine, il suo cuore si ammorbidì. “Va bene, Marco. Puoi tenere il gattino, ma devi promettere di occupartene ogni giorno. Sarà tua responsabilità.”
Marco saltò di gioia e abbracciò la mamma. “Grazie, mamma! Prometto che farò del mio meglio!”
Il gattino, che Marco chiamò Nebbia per il suo colore grigio, divenne presto parte della famiglia. Marco mantenne la sua promessa, prendendosi cura di Nebbia con amore e dedizione. La mamma, vedendo quanto Marco fosse cresciuto in responsabilità e gentilezza, non poté fare a meno di essere orgogliosa di lui.
E così, grazie al cuore gentile di Marco e alla sua determinazione, il piccolo gattino trovò una nuova casa e una famiglia amorevole. E il bosco, che prima sembrava così solitario, divenne un luogo di avventure e nuove amicizie per Marco e Nebbia.
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