La realtà è magica

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Se è stato Dio a creare l’universo, e con esso la nostra Terra e i suoi abitanti, allora in quel tempo doveva proprio essere di cattivo umore, oppure non era così sapiente come molti suppongono, più avanti vedremo il perché. La diatriba sull’esistenza o meno di un Dio, al quale dobbiamo tutto ciò che esiste, è ormai secolare, ma in questi ultimi decenni la scienza, quella seria e non sensazionalistica, ha cominciato a fornirci strumenti e informazioni, prima non disponibili, che sono in grado di farci addentrare in questo delicato argomento con maggiore consapevolezza, scrollandoci di dosso secoli di narrazioni mitiche, che purtroppo hanno ancora un largo seguito anche in quelle parti del mondo che riteniamo «progredite, ma che in realtà sotto questo aspetto non lo sono affatto; basti pensare che metà degli americani credono ancora fermamente in Adamo ed Eva, e che la Bibbia sia nient’altro che gli ipsissima verba di Dio vergata su carta. Ma se, pertanto, dovremo rinunciare a secoli di disinformazione che ci hanno insegnato che in un tempo indefinito un creatore onnipotente schioccò le dita e, miracolosamente, tutto venne all’esistenza, ciò non vuol dire rinunciare alla “magia” di tutto ciò che ci circonda» e condividere ciò che crede Richard Dawkins, noto biologo evoluzionista, secondo il quale La realtà è magica (Mondadori, 2012), come recita il titolo di un suo ancora attuale lavoro.

Abbiamo accennato al fatto che il Dio che avrebbe creato il nostro pianeta, oltre agli altri sistemi stellari, galassie ecc., doveva essere di cattivo umore per il semplice fatto che da quando esistono forme di vita sulla terra — parliamo di alcuni miliardi di anni — le cose sono andate decisamente male. Innanzitutto la durata della vita, inesorabilmente destinata a cessare dopo solo poche decine di anni, se va bene, o molto di meno nella maggioranza dei casi, e rimane insoluta la domanda del credente sul perché dilettarsi nel far assaporare la vita per poi toglierla senza appello (qui non prendiamo in considerazione l’esistenza di mondi ultraterreni, reami spirituali ecc.). Poi ci sono le guerre, che sono da sempre il tratto caratteristico della specie umana, che dovrebbe rappresentare il culmine dell’attività creativa con il suo Homo Sapiens che tutto è tranne che sapiens; se lo fosse non farebbe di tutto per distruggere, uccidere, violentare, non soltanto altri esseri umani, ma anche la nostra residenza terrena, sottoposta ad un continuo furor destruens che potrebbe, entro non molto tempo, renderla addirittura inadatta a continuare a sostenere la vita in tutte le sue manifestazioni. Un Dio del genere si potrebbe paragonare a un Michelangelo che, dopo aver scolpito il capolavoro dei capolavori, il suo Mosè, si dilettasse a prenderlo a martellate, sfigurandolo e rovinandolo. Oppure a Leonardo che, dopo aver dipinto la Gioconda, la deturpasse a furia di pennellate. Sarebbe un comportamento folle, eppure è ciò che accade da quando gli esseri umani abitano la Terra. Hanno ricevuto in dono un “paradiso” e il loro unico scopo sembra essere quello di renderlo inabitabile.

Per giustificare tutto questo si è fatto ricorso alla fantasia o all’invenzione: Dio creò tutto perfetto, ma un suo malvagio avversario si mise all’opera per rovinare il “miracolo” della creazione. Ogni religione ha la sua spiegazione per tutto ciò, ma noi faremo riferimento all’ebraismo, al cristianesimo e alle Scritture ebraiche e greche che ne costituiscono la base fondativa. In effetti, guardando la storia delle origini com’è narrata nel Libro dei Libri, ci troviamo di fronte a ciò che potremmo definire, senza alcun intento denigratorio, miti e leggende che non hanno riscontro nella realtà. A cominciare dal fatto che non si riesce a spiegare come sia stato possibile che un angelo, una creatura soprannaturale creata per servire Dio, si incarnasse in un serpente, parlasse e con il suo esprimersi mellifluo traviasse i primi esseri umani viventi sulla Terra. Se era stato un Dio a creare tutto, allora egli aveva creato anche gli angeli malvagi, i demoni, e qualunque mente ragionevole non potrebbe non chiedersene il perché, essendo consapevoli che quel Dio, dalle facoltà che sorpassano ogni immaginazione, avrebbe dovuto sapere ciò che sarebbe successo, e ciò nonostante permise che accadesse. La stessa narrazione, che ci ha trasmesso queste informazioni sui primordi, è una finzione, tanto è vero che gli anonimi autori del racconto, o meglio dei racconti, perché vi sono due storie della creazione sovrapposte l’una all’altra e redatte da mani diverse, scrissero ciò che scrissero, ignorando che qualcuno in seguito ne avrebbe fatto un racconto unico pieno di contraddizioni.

E che il tutto sia frutto della fertile mente di alcuni redattori – che vollero mettere per iscritto, inventandone la maggior parte, la storia del popolo ebraico e delle sue origini – lo si comprende con estrema facilità leggendo con occhio critico i primi capitoli della Genesi, in uno dei quali il Dio tribale ebraico creò tutte le cose in sei giorni, e quando parliamo di giorni sappiamo che chi redasse il racconto parlava di giorni letterali di 24 ore, non di “epoche creative” lunghe millenni, come qualcuno vorrebbe far credere, e che non facevano assolutamente parte del bagaglio di nozioni che quegli antichi narratori possedevano. In quel racconto, il quinto giorno Dio creò i pesci, le balene e tutte le creature marine nonché gli uccelli dell’aria, il sesto giorno creò il resto degli animali terrestri, tra cui l’uomo e, insieme all’uomo, creò anche la donna, perché il racconto così si esprime: “E Dio proseguì dicendo: «facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza» … E Dio creava l’uomo a sua immagine, lo creò a immagine di Dio, li creò maschio e femmina”.

Del tutto diverso è il secondo racconto, nel quale Dio crea Adamo e dopo un certo tempo, per non affliggerlo con la solitudine, da una sua costola crea Eva, la prima donna. In questo racconto l’uomo viene plasmato dalla polvere della terra, mentre nel primo non v’è traccia di una cosa del genere. Inoltre, ed è di grande importanza, più volte nel primo racconto è asserito senza esitazioni che l’uomo fu fatto a immagine e somiglianza di Dio. Se lasciamo da parte i teologi, gli esegeti, gli analisti e la vasta schiera di studiosi della Bibbia con le loro elucubrazioni, la realtà è molto semplice: se l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, è ovvio che Dio aveva sembianze umane, un corpo umano, tanto è vero che più tardi, nel giardino dell’Eden, dove Adamo si era nascosto alla sua vista, egli sentì il rumore dei passi di Dio, e i passi li può fare chi ha i piedi e le gambe e tutto il resto del corpo. Il racconto, o meglio, il mito, è estremamente chiaro: Dio ha sembianze umane, proprio come quelle che gli attribuì Michelangelo quando dipinse la indimenticabile scena della creazione nella volta della cappella Sistina. Oggi abbiamo trovato l’escamotage degli antropomorfismi.

L’uomo, per sua natura, a differenza degli altri esseri viventi, è capace di astrazione, cioè di non tenere conto della realtà visibile, per ipotizzare che dietro di essa se ne celi un’altra che a lui non è consentito vedere, ma che comunque esiste. Gli uomini vissuti migliaia, o forse milioni di anni fa, avevano mezzi molto limitati per comprendere ciò che avveniva loro intorno, e così attribuivano a entità soprannaturali o a “miracoli” tutte le cose che potevano vedere ma delle quali non sapevano spiegare l’origine. Così il tuono, il fulmine, il terremoto, le grandi epidemie e gli altri fenomeni che osservavano, ma dei quali non sapevano i meccanismi generatori, vennero attribuiti a divinità ascoste nell’alto dei cieli, responsabili di quei fenomeni che adesso sappiamo essere naturali. Ma oggi che il progredire del tempo e il progresso scientifico ci hanno aperto gli occhi alla realtà, pur senza rivolgerci a un Dio o a dèi per spiegare certi avvenimenti, ci rendiamo lo stesso conto che la realtà che ci circonda, è essa stessa “magica” non nel senso di dipendere da un mago o da altre entità non percepibili all’occhio umano, ma ciò nonostante è più grande della nostra stessa capacità di immaginare, almeno per il momento, perché siamo immersi in due mondi dei quali facciamo piena parte pur senza rendercene conto: quello dell’infinitamente grande e quello dell’infinitamente piccolo, ed entrambi sfuggono alla capacità dei nostri cinque sensi di poterli percepire, se non per il tramite di sofisticatissime apparecchiature che la scienza moderna ci ha fornito, ma vi sono cose che nemmeno i più bravi scienziati contemporanei sono in grado di spiegare, eppure ciò non significa che si debbano sospendere tutte le indagini e che si debba ricorrere a false «spiegazioni», a base di magia o di soprannaturale, le quali in realtà non spiegano un bel niente. Proviamo a immaginare come avrebbe reagito anche il più colto uomo del Medioevo alla vista di un jet, un computer portatile, un telefono cellulare o un GPS. Li avrebbe con tutta probabilità definiti miracolosi, soprannaturali. E se qualcuno gli avesse detto che il suo 185milionesimo antenato era un pesce, ne avrebbe tratto la conclusione di trovarsi davanti a un interlocutore pazzo, malato di mente, mentre oggi l’archeologia, la biologia e le scienze più progredite non hanno dubbi al riguardo. Oggi i congegni di cui sopra e le moderne teorie evoluzionistiche fanno sì che di fronte a queste e a centinaia di altre invenzioni e scoperte non abbiamo il minimo dubbio che esse siano il prodotto di millenni di progresso scientifico e di milioni di anni di progresso biologico. È da parecchio tempo, ormai, che non sentiamo più il bisogno di fare ricorso, per spiegarli, alla magia o ai miracoli o al soprannaturale. Si tratta di cose che accadono in natura e che non hanno niente di soprannaturale, ma di estremamente sofisticato. Ci sono cose in cui crediamo che esistano anche se non le abbiamo mai viste, come, per esempio, un neutrino, di cui è pieno l’universo, ma di cui il creatore del mito di Adamo non era certamente a conoscenza. Non c’è alcun impellente bisogno di credere ai miracoli, alle statue che piangono, al sangue che si liquefa, perché a prescindere da questi fenomeni che hanno, o avranno, tutti una spiegazione logica, oltre a quella — ovviamente — della mistificazione, siamo tutti noi che dobbiamo convenire che la verità, la verità scientifica, attuale e in divenire, è più magica, nel senso più bello e stimolante del termine, di qualsiasi mito, mistero o miracolo frutto di fantasia. La scienza ha una sua magia. La magia della realtà.

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