Giù le mani dall’Europa!

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A mia memoria, che può anche essere labile, non ricordo di aver mai assistito ad una intrusione così plateale e del tutto fuori luogo della politica di un paese negli “interna corpora” di un altro, come quella che sta attuando, pur senza avere un ruolo ufficiale ben definito nell’entourage trumpiano, Elon Musk, il miliardario al quale Trump dovrà sempre essere grato per avergli dischiuso le porte della Casa Bianca. Non pago di aver coniato l’acronimo MAGA e visto il grande successo che ha riscosso, adesso si è spostato dall’altra parte dell’Atlantico per coniarne un altro, MEGA, Make Europe Great Again. Sul network chiamato “X” (precedentemente Twitter) il plutocrate chiama a raccolta gli stati europei e lancia il suo movimento nazionalista a imitazione di quello americano, appello che in realtà è finalizzato ad unire le destre contro l’Unione Europea, ottenendo l’immediata adesione dei suprematisti europei e il tripudio dei sovranisti e xenofobi per il suo programma politico contro Bruxelles.

Probabilmente la grande maggioranza dei cittadini europei, che per buona parte sono anche elettori, non si rende pienamente conto che mai prima d‘ora, come sta accadendo adesso, sono in serio pericolo le istituzioni europee e l’esistenza stessa dell’Unione. Come si può, per esempio, sottovalutare l’aperto e incondizionato sostegno che Musk sta fornendo all’Afd (Alternative für Deutschland), partito di estrema destra, insieme agli attacchi ai laburisti inglesi. Per inciso e a titolo di curiosità, è la prima volta che ci troviamo di fronte anche ad un tentativo — ridicolo — di cambiare la geografia: adesso il Golfo del Messico si chiama Golfo Americano e il canale della Manica si dovrà chiamare canale George Washington, personaggio che con lo stretto che separa l’Inghilterra dall’Europa continentale non ha niente a che vedere, ma è semplicemente un tentativo, piuttosto infantile, di “americanizzare” l’Europa anche sugli atlanti geografici.

Ritornando al MEGA, per amor di precisione dovremmo ricordare che non è proprio conio originale di Musk; questo slogan era stato usato per la prima volta dal premier populista ungherese, Viktor Orbàn, durante la sua presidenza dell’Unione Europea nel 2024, e Orbàn è uno dei tasselli del nuovo mosaico europeo pensato dai sovranisti americani. L’altro è la premier Giorgia Meloni. Cosa sta cercando di fare Trump all’Europa, alla nostra casa comune? Dietro la grande alleanza tra Big Tech e Trump, secondo alcuni analisti ci sarebbe la volontà comune di indebolire l’Unione Europea, attaccandola da più parti: il Presidente vuole farlo attraverso la guerra commerciale dei dazi e le trattative con le singole nazioni, mentre i giganti tecnologici lo fanno mettendo in campo le loro persuasive piattaforme. Gli interventi di Musk nella politica dell’Unione, uno dei quali si è concluso con il plateale saluto romano che da solo vale più di mille parole, stanno cominciando seriamente ad impensierire se non a irritare molti leader europei negli ultimi mesi. Ma lo scontro è già in atto da più tempo.

L’Unione Europea obbliga la galassia che ruota intorno a Musk in più modi: il Regolamento generale sulla protezione dei dati ha posto restrizioni su come le aziende, incluse X, SpaceX e Tesla raccolgono e utilizzano i dati personali. Sono stati messi controlli sui contenuti che incitano all’odio sui social e sulla distribuzione dei sussidi pubblici per le corporation, mentre Musk vuole una concorrenza senza regole antitrust, sapendo di partire da una posizione dominante e di essere entrato nella cabina di comando del Paese più potente del mondo. È in preda a un’euforia senza limiti che ha ingigantito il suo già straripante ego. Secondo il plutocrate l’Unione è ormai un ferro vecchio da sostituire, le sue regole sono troppo lente e vi è troppa burocrazia per i suoi gusti, e l’ascesa alla Casa Bianca, della quale è ormai “comproprietario”, ha reso Musk ancora più sfrontato: adesso punta apertamente a guidare il movimento sovranista europeo per indebolire l’Unione e favorire l’arrivo dei nazionalisti alla guida dei singoli paesi. Poiché ne è il proprietario ha deciso di usare la sua potente piattaforma social, essendo fermamente convinto di essere “il campione della libertà d’espressione”, facendone la base di razzisti, neonazisti, bulli digitali e hater.

Da quando nel panorama politico americano hanno fatto il loro ingresso questi due singolari personaggi, l’America è diventata irriconoscibile. Sembra voler conseguire il dominio mondiale per soddisfare la inestinguibile sete di potere di tutti e due, che non disdegnano di ricorrere a qualsiasi mezzo pur di raggiungere i loro obiettivi. Ma fra l’America trumpiana e questo traguardo c’è, purtroppo per lui e il suo supporter, di mezzo l’Europa che, proprio per questo, è diventata l’obiettivo da abbattere.

C’è un clima di ineluttabilità in Europa rispetto alla minaccia che arriva dalle politiche di Donald Trump. E rispetto all’onda nera di estrema destra che gli Stati Uniti a trazione Elon Musk cercano di far crescere anche da questa parte dell’oceano. Pur nella loro crassa ignoranza, il duetto, battezzato Trusk, sta facendo proprio il motto “divide et impera”, cioè tendono a disgregare l’Unione Europea, stringendo accordi con i singoli Stati piuttosto che con Bruxelles, perché se ogni Paese comincia a trattare per sé è l’inizio della fine della forza che ha l’Unione. L’Europa è a un bivio: o è in grado di fare un passo avanti sull’unità, o sarà cancellata e, come dice la segretaria del PD, essa va curata ogni giorno, e per affrontare un’offensiva cui non è affatto preparata la prima cosa che deve fare è superare il potere di veto e la regola dell’unanimità.

Di fronte al quadro drammatico che si paventa con l’offensiva americana a tutto campo, sembra che per la prima volta molti paesi, in precedenza storicamente più “timidi” sull’integrazione europea hanno detto che l’unica salvezza è reagire in modo unito. Davanti alla minaccia dei dazi, agli Stati Uniti che vogliono annettersi la Groenlandia c’è la consapevolezza che nessuno si salva da solo. Purtroppo, fra i paesi che, invece di reagire con fermezza agli attacchi d’oltreoceano, cercano un appeasement, vi è anche quello della nostra Premier, che ambisce a ritagliarsi il ruolo di mediatore ed evitare il conflitto diretto con Trump. Così facendo, però, compie un passo che rischia di allontanarla sempre di più da Parigi e da Berlino, quella Berlino che nei giorni scorsi ha dato una risposta eclatante a chi in quel paese vorrebbe un’alleanza con i neonazisti dell’Afd, facendo riversare in strada, in un corteo interminabile, più di duecentomila cittadini che hanno manifestato contro questo progetto, a conferma che in Germania, molto più che in Italia, non si sono rimarginate del tutto le ferite del nazismo, mentre in Italia ormai abbiamo i post fascisti al potere. Ma non è soltanto in conflitto con la Germania, la sua idea di un confronto “morbido” con Trump ha irritato notevolmente anche il Presidente francese con il quale sono scattate scintille. Sia Parigi che Berlino, due assi portanti dell’Unione, sono del tutto contrari alle iniziative di Meloni, la quale vorrebbe ritagliarsi un ruolo comunque “moderato” rispetto a quello ultranazionalista del “patriota” Orbàn e incassare il vantaggio tattico che le deriva dall’aver coltivato un canale diplomatico con la Casa Bianca, non dimentichiamo che è stata l’unica leader europea presente all’insediamento di Trump a Washington. Questi suoi comportamenti di un colpo alla botte e uno al cerchio, ne fanno, a detta di alcuni europeisti, una sorta di “quinta colonna” dentro l’Unione che non può che indebolirla nell’imminente guerra commerciale che Trump ha dichiarato contro il resto del mondo.

A rafforzare l’idea che l’Italia stia andando, anche se silenziosamente, controcorrente rispetto agli altri partner europei si aggiunge la decisione del suo vicepremier, il ben noto Salvini, che a febbraio parteciperà a Madrid al ritrovo dei leader dei Patrioti, la formazione di cui fanno parte Viktor Orban (Ungheria), Marine Le Pen (Francia), Geert Wilders (Olanda), Herbert Kickl (Austria), Santiago Abascal (Spagna), Andrej Babiš (Cecoslovacchia), tutti sostenitori dei progetti di Musk, in controcorrente con le iniziative della Commissione europea per difendersi dalla guerra dei dazi che aprirebbe una frattura molto pericolosa con l’America di Trump. Secondo la già citata presidente del PD, Elly Schlein, tutti questi rappresentanti della corrente “patriottica” sono dei veri e propri “cavalli di Troia” che Trump si è cercato dentro l’UE allo scopo di indebolirla e, per quanto riguarda il comportamento di Meloni in questa situazione così instabile, la Schlein continua: “Se Meloni vuole aiutare l’Italia deve aiutare l’Europa a cambiare le regole, abbattere i veti e restare unita. È invece rischioso far valere con Trump relazioni bilaterali. Se ogni paese comincia a trattare per sé, è l’inizio della fine della forza che ha l’Unione. Si fa presto a passare da prima della classe a strumento funzionale a un disegno di disgregazione. Si, perché il vero obiettivo di Trump/Musk è la disgregazione dell’Europa, l’unico vero, grande ostacolo alle loro mire ambiziose di conquistare il potere mondiale. Sotto la fittizia copertura di voler “rifare grande l’Europa”, che non ha certo bisogno di lui per esserlo, si cela una volontà di dominio che la dice lunga sull’equilibrio del plutocrate, ormai preda di una sindrome nazionalista e sovranista inarrestabile. Ciò che sta attuando in America dovrebbe veramente allarmare l’Europa. Trump gli ha sgombrato la strada silurando gli organismi indipendenti che si occupavano di controllare l’azione del governo e denunciare eventuali conflitti d’interessi. In tal modo Musk sarà nella condizione di accedere al sistema centrale che assegna e monitora i contributi anche alle compagnie concorrenti a quelle della sua galassia. Il nuovo incarico governativo che Trump ha assegnato a Musk è quello del Doge (Department of Government Efficiency), che sta introducendo i suoi tentacoli in ogni ingranaggio governativo e nella vita di milioni di persone. L’argomento è oltremodo delicato e a noi interessa relativamente ciò che accadrà agli americani sotto la guida del duo sovranista. Ma una cosa è certa: fate quello che volete a casa vostra, ma in Europa no, sia chiaro: giù le mani dall’Europa!

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