Queste parole – pronunciate nel suo “De Oratoria” da uno dei più grandi retori della storia, Marco Tullio Cicerone, più di duemila anni fa – devono essere scolpite nella nostra memoria perché non soltanto sono il modo per conoscere il passato, ma costituiscono la chiave necessaria per cercare di comprendere il nostro confuso presente. La conoscenza della storia non è un semplice esercizio di memorizzazione di avvenimenti accaduti in un passato più o meno lontano, che in apparenza possono non avere nessuna utilità al giorno d’oggi, dato che hanno avuto luogo in un periodo che non è più il nostro; no, perché la storia ha una caratteristica di grande importanza: tende a ripetersi, anche se con modalità diverse dato il trascorrere del tempo e i cambiamenti della società, ma spogliandola di queste differenze superficiali ciò che rimane è il fatto che, poiché gli uomini, i loro sentimenti, le loro aspirazioni, le loro caratteristiche, le loro debolezze e i loro difetti sono sempre gli stessi sia che parliamo di uomini e di fatti di venti secoli fa oppure che ci riferiamo a ciò che accade oggi sotto i nostri occhi, in fondo ripete sempre lo stesso cliché, questo perché se cambiano i tempi ciò che non cambia è la natura umana. Si potrebbe anche dire, usando una frase fatta, che “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria” e questo andava bene per Erodoto, Tucidide, Cicerone e molti altri grandi pensatori di ogni tempo, quindi va bene anche oggi. La Storia in altri termini serve per conoscere meglio il passato, comprendere il presente e avere delle linee guida sui comportamenti da adottare in futuro. Conoscendo la Storia, dovremmo essere in grado di prevenire alcuni errori commessi in passato e già questo mostra di che grande utilità essa sia.
Per non rimanere nel vago o nel generico, potremmo adesso procedere ad un esercizio interessante e che ci riguarda da vicino perché è qualcosa che sta accadendo sotto i nostri occhi e ci coinvolge più o meno tutti. A quest’argomento dedicò una sua riflessione Umberto Eco che, in un discorso all’ONU del 2013, fra l’altro disse: “il vecchio detto historia magistra vitae (la storia è maestra di vita) è più serio di quanto comunemente si pensi, perché, se Hitler avesse letto qualcosa su Napoleone (o almeno Guerra e Pace di Tolstoj), avrebbe compreso che è piuttosto difficile per un esercito raggiungere Mosca prima dell’arrivo dell’inverno – e se Bush avesse letto racconti storici documentati sui tentativi inglesi e russi di vincere una guerra in Afghanistan nel 19esimo secolo, avrebbe sospettato che quel Paese presenta molte caratteristiche orografiche e sociali che rendono molto difficile sottometterne il territorio”. Quindi, secondo il nostro grande storico e filosofo, questo è uno dei casi nei quali la conoscenza della Storia e delle conseguenze di certe iniziative che avrebbero recato molto male, avrebbe potuto influire su alcune scelte ed evitare di commettere gli stessi errori.
Oggi, con l’avvento al potere di due uomini tra i più problematici del mondo, l’uno provvisto dell’esercito più potente e l’altro provvisto del più grande capitale esistente sul pianeta, la nostra storia potrebbe subire delle svolte inimmaginabili, tenendo in considerazione anche il fatto che, come scrisse il più volte citato Orwell, essi sono in grado di riscrivere la storia per farle dire ciò che a loro più conviene. La proprietà di mezzi di diffusione di massa delle idee, tramite i cosiddetti social, quella dei grandi giornali che, invece di informare, disinformano per volontà del loro proprietario che ha i mezzi per acquisirli al suo patrimonio, rende il nostro mondo realmente orwelliano, e questa è la cosa da temere più di tutte, ovvero la distorsione e l’addomesticamento della storia che, così manipolata, non può più essere magistra vitae. Come scrive infatti Orwell: “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”. Tutto quello che si richiedeva era soltanto una serie infinita di vittorie sulla propria stessa memoria. Noi, genere umano, per esempio, che stiamo assistendo alla carneficina in Ucraina, probabilmente non ci rendiamo conto che gli avvenimenti odierni stanno percorrendo lo stesso sentiero seguito in occasione delle due precedenti guerre mondiali, anche se il pensiero comune è quello del “ma no! Non può succedere un’altra volta, allora cos’abbiamo imparato dalla storia?” E, invece, le analogie con il passato ci sono e, a ben guardare, ci sono tutte.
Chi segue con una certa attenzione non pregiudiziale degli eventi in centro Europa avrà notato che la maggior parte dei commentatori e dei politici, tanto negli Stati Uniti quanto nel Regno Unito e nell’Unione europea, identifica la strategia odierna di Putin con quella di Hitler, la cosiddetta “strategia del domino”: come l’annessione dei Sudeti non fu che il primo passo del tentativo di Hitler di impadronirsi dell’Europa e forse del mondo, così la “difesa” del Donbass e la “denazificazione” dell’Ucraina sono un puro pretesto di Putin per impadronirsi di questo Paese, con l’obiettivo di estendere successivamente il suo dominio ad altre Repubbliche ex sovietiche (Estonia, Lettonia, Lituania, Moldavia, Armenia, Georgia) e poi, forse, all’intera Europa. Quindi, al contrario di quanto fu deciso nel 1938 a Monaco (che Winston Churchill definì una solenne sconfitta per la Gran Bretagna e il resto d’Europa), bisogna dire di no a qualunque richiesta di Putin, perché una volta che gli si ceda sul Donbass, poi si impadronirà di Kiev installandovi un governo fantoccio (come fece Hitler occupando Boemia e Moravia nel marzo 1939), poi occuperà le Repubbliche baltiche, ecc. Ecco, questa è una lezione che la Storia ci impartisce e della quale faremmo bene a far tesoro. Farne tesoro è importante, perché non vorremmo dar ragione a Hegel, secondo il quale “tutto ciò che l’uomo ha imparato dalla storia, è che dalla storia l’uomo non ha imparato niente”, alla quale possiamo aggiungere la famosa citazione di Edmund Burke, storico e filosofo inglese, “Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”, frase che, incisa in trenta lingue diverse, campeggia su un monumento collocato nel campo di concentramento di Dachau. La Storia, quindi, e la sua conoscenza dovrebbero servirci da protezione per non rifare gli stessi errori del passato. E questo è proprio quello che disse una testimone diretta di quel grande olocausto che fu la Shoah, Anna Frank: “Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”.
Fin qui abbiamo parlato della “grande” storia, cioè di quella che coinvolge popoli e nazioni, ma la conoscenza della storia è utile anche per il singolo individuo che in tal modo può evitare di ripetere errori che hanno influito sulla sua vita personale. La storia riguarda tutti in generale e i singoli individualmente. La storia è neutrale, ci narra i fatti così come si sono svolti e che, a distanza di anni, possono essere considerati con maggiore distacco e più lucidità di giudizio. La storia è piena di fatti tristi, drammatici e ci sono personaggi storici che si sono distinti per le atrocità commesse, le nefandezze politiche.
Ma essa ci fornisce anche esempi di uomini e donne illustri, che si sono fatti valere per il loro buon esempio, il coraggio, la fedeltà a dei valori che oggi consideriamo universali. Infine, se la storia è davvero maestra e insegna come non ripercorrere certi errori, è chiaro che ha da fornirci delle soluzioni pratiche. L’ammonimento principale della storia, di non ripetere l’errore commesso in passato, spesso rimane inascoltato. È facile capire perché: l’insensatezza di certe azioni è legata a un giudizio contemporaneo. Ma quando gli uomini e le donne agiscono, pensano o di farlo in buona fede o di avere delle ragioni. Dalla storia però possiamo imparare degli esempi virtuosi. Come agire in concreto e subito, andando contro le convinzioni del momento e agendo secondo uno schema più razionale e meno impulsivo. Se osserviamo l’evoluzione delle due guerre mondiali e le paragoniamo alla situazione attuale del conflitto in Ucraina, possiamo dire che una piccola lezione l’abbiamo imparata. E cioè non stipulare alleanze e patti di mutua difesa in situazioni critiche. La NATO, per esempio, ha una clausola che vieta l’adesione in stato di guerra, e questo per non provocare l’effetto a cascata cui si è assistito nel 1914 prima e nel 1939 dopo, quando la guerra si è allargata a causa del meccanismo delle alleanze. Ma è servita anche la lezione opposta: rispondere subito e con fermezza all’aggressione di uno stato sovrano in Europa, anziché abbandonare l’Ucraina a sé stessa, come fu nei fatti la sorte dell’Austria e della Cecoslovacchia negli anni Trenta del ‘900. Una delle grandi lezioni impartiteci dalla Storia è quella che ricorre costantemente in essa: il fallimento del dominio umano. In tutti i periodi storici il buon governo è stato sempre ostacolato da interessi di parte, scarsa previdenza, avidità, corruzione, nepotismo e soprattutto sete di potere. Per questo il passato è stato un tragico susseguirsi di corse agli armamenti, trattati non rispettati, guerre, instabilità sociale, violenza, disparità nella distribuzione della ricchezza e tracolli economici. Di fronte alla Storia siamo tutti scolari e da questa grande insegnante abbiamo tutti da imparare, solo che coltiviamo l’umiltà necessaria per seguirne gli insegnamenti. E, avendo vivide dinanzi agli occhi le disastrose conseguenze di una storia che si sta ripetendo quasi ai confini di casa nostra, com’è accaduto in un passato poi non tanto remoto, incidiamo a lettere di fuoco nella nostra mente le parole di Einstein: “Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si farà con pietre e bastoni”.