Mancano ormai pochi giorni alla celebrazione più famosa e importante del mondo “cristiano”; infatti da per lo meno diciassette secoli il 25 dicembre è il giorno nel quale viene fatta cadere la data della nascita di Gesù. Prima di proseguire sull’argomento della data, vorrei soffermarmi per un momento su ciò che da sempre accompagna quest’evento, insieme alla festività sua consorella, l’Epifania, la festa più amata dai bambini, quella della Befana con il suo carico di doni, e cioè se c’è una cosa che sappiamo di quell’antico evento è che ebbe luogo in una comunità di poveri pastori e artigiani, che la vita in quelle contrade trascorreva miseramente, con a stento un tetto sulla testa e il cibo proveniente dai piccoli appezzamenti che ciascuno coltivava e dalle greggi allevate. In contrasto, oggi il Natale è tutto il contrario di quella modestia e miseria. Luci sfolgoranti, banchetti luculliani, sfrenata corsa al divertimento, brindisi e cenoni. E, senza tema di esagerare, in quelle circostanze si pensa più al divertimento e alle cene pantagrueliche che al lontano evento di un bimbo nato duemila anni fa in una mangiatoia. E anche qui ci sarebbe molto da dire, speriamo di farlo in un’altra occasione: tutta la coreografia del bue e dell’asinello, della visita dei Magi (Gaspare, Melchiorre e Baldassarre), i cui nomi sono frutto di aggiunte apocrife, non hanno nemmeno un granello di verità storica.
Anche se ormai ciò che sto per dire non è una novità assoluta, mi dispiacerebbe se qualcuno rimanesse deluso nell’apprendere che Gesù non è nato a Natale, o il 25 dicembre. Intorno a questo episodio, e anche molto prima, a cominciare dall’annunciazione a Maria, sua madre, è una sequenza di miti, leggende, storie apocrife e tradizioni che precedono di secoli la nascita del “Messia”. Forse non tutti sono al corrente del fatto che la celebrazione del 25 dicembre ha una storia antichissima, collegata con l’astronomia. In occidente, infatti, particolari esigenze di adattamento all’ambiente indussero la Chiesa a fissare la data di nascita di Gesù il 25 dicembre. Si trattò, cioè, di sostituire il culto pagano, allora diffusissimo, del Sol Invictus. Era questo un mito astronomico comune a tutte le popolazioni del bacino del mediterraneo: tra il 21 e il 25 dicembre cade il solstizio d’inverno; la brutta stagione, giunta ormai al suo culmine, sta per lasciare il posto alla primavera, in cui la natura si rinnova e rinasce; il sole comincia a crescere proprio il 25 dicembre, dopo che è sorto all’orizzonte il segno della Vergine. Così in Persia, come in Fenicia, in Egitto come in Siria, si celebravano le forze della natura con il mito della vergine che partorisce il dio-sole. Horus, l’eroe solare egiziano era detto figlio di Iside, la Vergine immacolata, regina del cielo. Nel magismo persiano l’eroe solare era Thammuz, figlio di Mylitta o Ishtar, o Astarte, signora della terra e così via.
Per la loro esemplare tolleranza in materia religiosa i Romani non si erano opposti a che la festa solare si diffondesse nell’impero e il 25 dicembre era appunto il Dies Natalis Solis Invicti. Anzi, con gli imperatori Eliogabalo, Gallieno e Aureliano il culto del Sol Invictus divenne il culto nazionale dell’impero. Ma il vero colpo di genio lo dobbiamo a Costantino (306-337 E.V.) che, con abile mossa politica, seppe unire ai simboli solari quelli del cristianesimo. Così gli attributi del dio Sole passarono a Gesù e quelli di Iside e Astarte passarono alla Madonna. Questa fusione dei due culti ha indubbiamente costituito una premessa fondamentale per il trionfo definitivo del cristianesimo. Le notizie, quindi, sulla nascita di Gesù sono un intreccio fra antichi culti pagani e il nascente nuovo culto importato dalla remotissima provincia romana di Palestina. Vi è, poi, un particolare di estrema importanza da non trascurare. L’annuncio della nascita venne dato dagli angeli a pastori che vegliavano facendo la guardia ai loro ovili, seduti sull’erba (“In quello stesso paese vi erano anche dei pastori che dimoravano all’aperto e di notte facevano la guardia ai loro greggi” – Luca 2:8). Quest’episodio ci fa pensare che dovesse essere primavera o autunno perché nei mesi invernali la temperatura scende anche sotto zero e fino a marzo si prolunga la stagione delle piogge, perciò non poteva esservi bestiame all’aperto. Per quanto possa sembrarci strano, fino al quarto secolo E.V. le date più comunemente proposte per la nascita di Gesù erano il 28 marzo, il 18 aprile, il 29 maggio. Come vediamo, quindi, il 25 dicembre è tutto fuorché la data della nascita di Gesù. Ma ciò che è singolare non è soltanto l’invenzione del giorno della nascita, ma anche quella dell’anno. Noi ormai siamo adusi da quasi duemila anni a dividere in tempo in avanti Cristo e dopo Cristo, non esistendo l’anno zero. Ma in realtà Gesù sarebbe nato da 4 a 6 anni prima della data della sua … nascita. Come mai? L’evangelista Luca ci dice che nell’anno in cui nacque Gesù si era avuto in Palestina un avvenimento molto importante: il censimento di tutta la popolazione da parte di Quirino, governatore romano della provincia di Siria, da cui dipendeva anche la Palestina. Secondo Matteo, invece, a quei tempi era Erode il re. Sono date storiche non difficili da verificare, e la storia ci riferisce di un solo censimento fatto in Palestina, appunto per ordine di Publio Sulpicio Quirino, che ebbe luogo nel 6, 7 d.C., quando Gesù era già cresciutello. Diversamente dal suo collega, l’evangelista Matteo, secondo il quale era Erode regnante alla nascita di Gesù, si sa con certezza che Erode morì nel mese di marzo del 4 a.C. La notevole e incompatibile discordanza fra i due evangelisti non ci deve stupire troppo, in quanto non si tratta di un errore di uno dei due o di tutti e due, ma soltanto di opportunismo. Matteo fa nascere Gesù sotto Erode per poter giustificare le persecuzioni previste dalle profezie bibliche per il messia d’Israele; Luca, invece, scrive per i Romani, e il suo messia ha più funzioni nazionalistiche ebraiche, ma deve essere inquadrato nella storia romana e diventare un salvatore anche per i convertiti.
Stesse perplessità esistono, e non sono di poco rilievo, in quanto al luogo di nascita. Secondo Matteo sembra che Giuseppe e Maria, al momento della nascita di Gesù, risiedessero a Betlemme e non si fossero ancora trasferiti a Nazaret, mentre Luca afferma che essi dovettero compiere il disagevole viaggio dall’una all’altra città, per censirsi. Risparmiamo al lettore tutte le dotte considerazioni degli specialisti sull’argomento; a noi basta riassumerle dicendo che Gesù non nacque a Betlemme ma a Nazaret. Betlemme fu scelta da Matteo, scrittore per i seguaci di fede ebraica, “Perché così è stato scritto dal profeta” in quanto Betlemme era già stata la patria del re Davide e secondo le genealogie (del tutto inattendibili dei sacri autori) Gesù doveva discendere dalla casa di Davide e nascere dove era nato il suo illustre antenato.
La riflessione che sorge da queste considerazioni è che non dobbiamo dimenticare che le quattro narrazioni evangeliche furono scritte decenni dopo gli episodi narrati e che la memoria umana è fallibile; inoltre furono quattro perché ognuno degli autori si prefiggeva uno scopo diverso e un uditorio e lettori diversi, ai quali era necessario conformarsi per potere avere accesso a larghe fasce di popolazione. Non vi è pagina della Bibbia, infatti, che non sia ricca di contraddizioni, e questo perché non è un libro di storia, ma di storia di una fede, e la fede non bada alle sottigliezze e alle date, perché è fuori dal tempo, si basa sui moti del cuore e della mente.
Ritornando, quindi, alla celebrazione che si avvicina a grandi passi, forse è meglio non porsi problemi se essa ricorra nella data corretta o in un’altra, anche perché nessuno studioso, teologo, storico, esegeta, l’ha mai conosciuta né mai si conoscerà. Secondo alcuni autori (non pochi in realtà) Gesù non sarebbe nemmeno un personaggio storico, realmente esistito, e per chi volesse sbizzarrirsi su questo argomento potrei consigliare la lettura del Trattato di ateologia, di Michel Onfray (Fazi Editore, 2005), che personalmente non avallo, ma che fornisce interessanti spunti di riflessione.
Pertanto, al termine di questo excursus storico-mitologico, non mi rimane che augurare a tutti i lettori di www.zonagrigia.it BUON NATALE!