I perché della vita

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La vita di ogni essere umano ha inizio con tanti perché e si conclude con altrettanti d’essi, ai quali, probabilmente, nessuno potrà mai dare una risposta. Alcuni riguardano domande apparentemente insignificanti che spesso hanno a che fare con le minuzie della nostra vita; altre, invece, riguardano i grandi temi della vita, della morte, del perché dell’esistenza di ciò che ci circonda e del destino finale di tutte le cose. La domanda senza dubbio più importante è quella che riguarda come, quando e da chi tutto ciò che esiste ha avuto inizio, e se e quando tutto finirà. Per molti miliardi di esseri umani vissuti sin da quando venne infine all’esistenza l’homo sapiens, quasi universalmente la risposta alla domanda sul chi ha dato inizio a tutto è: Dio, un dio che ha assunto nomi, forme, caratteristiche e peculiarità diverse in relazione alle epoche, alle credenze, all’ambiente, alle vicende storiche che hanno contrassegnato il percorso dell’umanità. Si inizia con le divinità antropomorfe, che erano le uniche che gli uomini dei passati millenni potessero immaginare, per passare al dio trascendente, invisibile, eppure sempre presente nella storia umana. Un dio profondamente diverso dall’una o l’altra civiltà, un dio che, comunque, essendo immensamente superiore agli esseri da lui creati, aveva — ed ha — potestà di vita e di morte su tutti loro.

Noi esseri umani non facciamo quasi mai niente che non abbia uno scopo, un fine, un movente, un risultato; così ci si attende che sia lo stesso per il Supremo Reggitore dell’universo, dal quale alcune delle domande non hanno ancora trovato soddisfacente risposta e forse non la troveranno mai, proprio per il fatto che ciò che attribuiamo ad una mente superiore e determinata a portare a compimento i suoi fini semplicemente potrebbe non esistere; concetto, questo, semplicemente inimmaginabile per chi, ed è la maggioranza del genere umano, è certo che vi sia un fine supremo, una ragione fondamentale, uno scopo per tutto ciò che è accaduto, accade e accadrà.

Per il momento, comunque, è forse opportuno restringere il campo della ricerca dei perché, e limitarlo a quella divinità che il mondo occidentale ha dalla notte dei tempi scelto come suo Fattore, per porre a lui quelle domande che da sempre angosciano, intrigano, tormentano la mente umana. Per esempio, la prima delle domande potrebbe essere quella sul perché Egli abbia creato l’universo e quando, mentre non possiamo trascurare il fatto che se la scienza ufficiale ci ha spiegato ormai da decenni che tutto ha avuto inizio con un evento di inimmaginabile potenza e che dal nulla più di tredici miliardi di anni fa l’universo venne alla luce, ci sono ancora milioni di persone, per esempio metà degli abitanti degli Stati Uniti, uno dei paesi più tecnologicamente avanzati del mondo, che credono fermamente che tutto abbia avuto inizio non più di 6.000 anni fa. Il 50 per cento dei suoi abitanti, infatti, professa una fede creazionista che si oppone fermamente ad ogni ipotesi di un processo evolutivo che ha portato il mondo ad essere quello che è. Ovvero, di fronte ad inoppugnabili evidenze e prove scientifiche decisamente fondate, questi milioni di persone, e molte altre in ogni parte del mondo, credono che un bel giorno dio, stanco di non far niente, decise di creare universo, pianeti, galassie, sistemi solari e, infine, un pianeta dove avrebbe collocato il culmine della sua creazione: un uomo e una donna che, però, fecero una brutta fine che probabilmente quel dio onnisciente, onnisapiente e onnipotente non aveva previsto o non avrebbe voluto.

Altra domanda di grande rilievo è in che modo siamo venuti a sapere che tutto questo è accaduto, e i tanti particolari della storia cosmica, come quella secondo la quale la luce venne all’esistenza prima che fosse creato il sole, la nostra sola fonte di energia (Gen. 1:3, 14-19), e nessuno ha mai saputo spiegare come una simile cosa sia stata possibile. Questa, insieme a mille altre domande, è venuta a nostra conoscenza da un libro molto antico, la cui prima redazione nella forma in cui più o meno la conosciamo oggi prese forma nel VI secolo a.E.V., durante il periodo della cosiddetta “cattività babilonese” degli ebrei nel corso della quale alcuni saggi ed eruditi, approfittando della cattività e della conoscenza dei miti e delle leggende della creazione vigenti presso quell’antico popolo mesopotamico, decisero di redigerne un resoconto che riguardasse la storia della loro stirpe. Quel racconto è la Bibbia, come ben sanno le migliaia di eruditi che nel corso dei secoli l’hanno sottoposta ad un minuzioso esame, scrutandola, per così dire, al microscopio, facendone emergere la quasi assoluta inattendibilità storica per le migliaia di rimaneggiamenti a cui è stata sottoposta, e rivelandone l’assoluta inattendibilità scientifica, in particolar modo oggi che abbiamo gli strumenti e le prove per poter fare una simile affermazione. Come scrive Sam Harris, illustre scienziato con un dottorato in neuroscienza, in Lettera a una nazione cristiana, il suo intento di profondo conoscitore e analista delle “sacre Scritture” “è quello di demolire le pretese intellettuali e morali avanzate dal cristianesimo nelle sue forme più radicali” (Ed. Nuovi Mondi, 2006). Pretese morali che non reggono a una lettura più approfondita di alcuni brani biblici, come quello in cui se i figli sbagliano, li si deve percuotere con la verga (Proverbi 10:24, 20:30 e 23:13, 14), e se sono tanto svergognati da ribattere o reagire, li si devono uccidere (Levitico 20:9, Deuteronomio 13:7-11; 21:18-21; Marco 7:9-13 e Matteo 15:4-7). Inoltre, secondo la Bibbia si devono lapidare gli adulteri, gli omosessuali, chi lavora nel giorno del Signore, chi venera gli idoli e via dicendo (Deuteronomio 13:7-16). Argomenti sui quali Gesù era pienamente d’accordo (Matteo 5:18-20). E non trascuriamo la sorte che Gesù riserba ai non allineati (Giovanni 15:6). Ricordiamo anche il pochissimo valore che essa attribuisce alla vita umana, quando per esempio si occupa della vendita di figlie in schiavitù in cambio di denaro, concetto ribadito da Paolo in Efesini 6:5 e I Timoteo 6:1-4. Come fare, poi, a non soffermarsi su alcuni comandamenti scritti direttamente con “il dito di Dio”, quindi la verità assoluta, uno dei quali, il decimo, considera le donne e gli attrezzi agricoli alla stessa stregua!

Sulla scorta delle sue riflessioni ci siamo poste anche noi alcune domande che scaturiscono direttamente dal “libro sacro” che, essendo stato redatto da decine di diverse mani umane, tutto è fuorché inerrante essendo non altro che una raccolta di miti e leggende che non reggono alla minima investigazione fatta con metodi scientifici.

Si suppone che Dio abbia avuto uno scopo nel creare l’universo — certamente non in sei giorni ma in miliardi di anni — anche se i fautori del “disegno intelligente” cercano di far credere che i “sei giorni” sono in realtà sei epoche lunghissime, per cercare di conciliare scienza e Bibbia. Ma, e qui dobbiamo fare una scelta: o decidiamo che la Bibbia va letta così com’è scritta e fatta per essere capita da uomini di migliaia di anni fa, quindi in senso letterale, o ne facciamo una sorta di libro da leggere a seconda delle diverse interpretazioni, spesso l’una in contrasto con l’altra, dove i “sei giorni” invece di essere di 24 ore, come compresero i suoi primi lettori dato che ogni giorno si concludeva con “una sera e una mattina”, fossero, invece, lunghissimi periodi geologici, oppure se ha senso non leggerla affatto data la sua poca attendibilità. Ci chiediamo poi: le schiere di innumerevoli, addirittura “legioni di angeli” (Matt. 26:53) furono sicuramente create prima degli esseri umani e anch’essi sembrano possedere il dono dell’immortalità e dell’incorruttibile servizio a Dio, eppure anche alcuni di loro si traviarono, si scelsero un capo, chiamato Satana, Diavolo, Lucifero, ecc., con l’unico intento di combattere il loro creatore, il quale si mostrò molto imprevidente nel collocare l’uomo appena creato in un luogo dove queste creature malvage, approfittando della sua ingenuità avrebbero potuto corromperlo. Inoltre, se Dio prima dell’uomo aveva creato tutte le altre forme di vita, vegetali e animali del mondo, per quale motivo avrebbe mai anche dovuto creare i batteri e i virus che così tanti lutti hanno arrecato e arrecano alla specie umana. Le spaventose epidemie che hanno afflitto il genere umano, e continuano ad affliggerlo non possono che essere state scatenate da forme di vita create da Dio, un dio piuttosto sadico che, prima di sterminare la razza umana con le epidemie, l’aveva fatta morire annegata in un diluvio universale che li sterminò tutti, bambini compresi. Sembra difficile credere che quando Dio portò alla presenza di Adamo tutti gli animali della terra per dar loro un nome, non gli abbia portato anche virus e batteri, che sono forme di vita, e le 350.000 specie di scarafaggi o di pulci o di zecche o di zanzare tuttora esistenti; ma qui la risposta è semplice: i redattori del “testo sacro” non immaginavano minimamente che essi esistessero (per lo meno quelli non visibili all’occhio umano), pertanto non ne parlarono mai; ma il loro creatore invece ne era necessariamente a conoscenza e invece anche da lui silenzio assoluto! Tornando ai demoni e al loro capo, perché Dio li avrebbe creati sapendo cosa poi sarebbero diventati e il danno che avrebbero arrecato? Perché non li ha spazzati via dall’esistenza? Per quanto riguarda noi esseri umani, invece, non possiamo non porci la domanda sul perché Dio ci abbia creati di carne e ossa “dalla polvere della terra”, se il suo intento finale era quello di farci vivere per sempre “nel regno dei cieli” in spirito? Perché costringere l’intera razza umana a una vita brevissima, se paragonata all’eternità ad essa destinata, per fargliela trascorrere in mezzo ai mali e alle sofferenze per poi porre fine ad essi con il tremendo trauma della morte? Non si poteva saltare questo passaggio ed evitare una storia di sangue, dolore e morte? No, non si poteva, perché la Bibbia è per l’appunto un libro di sangue, distruzione e morte, e lo vedremo più avanti. Per rendersene conto basta apprendere, per esempio, che per secoli la più grande chiesa cristiana, il cattolicesimo, ha insegnato come verità divinamente rivelata che i bambini piccoli che muoiono senza il battesimo dovranno stazionare in un luogo chiamato “Limbo”, proclamato da un papa “infallibile” parlando “ex cathedra” (San Pio X), mentre, dato che non esiste nella Bibbia, successivamente venne abolito da un altro papa infallibile (Giovanni Paolo II) ma che poi un terzo papa anch’egli infallibile (Benedetto XVI) ne ritenne possibile l’esistenza; e lo stesso vale per il Purgatorio, altro luogo sconosciuto nel testo biblico, una sorta di anticamera dove “purgarsi” dai peccati per ottenerne la remissione e così guadagnarsi il paradiso dopo secoli di penitenza. E infine, chi volesse rendersi conto della spietatezza del dio biblico può leggerne i seguenti brani per rendersene conto: Esodo:12:29, 30; 32:28 (sterminio di migliaia di bambini egiziani innocenti), insieme a innumerevoli altri che ordinano stragi e massacri direttamente dall’alto del trono di Dio.

Le contraddizioni e gli errori sia del Vecchio che del Nuovo Testamento e la loro palese debolezza sono comunque utili per dimostrare ancora una volta quanto già emerso e cioè che la religione è fatta dall’uomo, e soltanto dall’uomo. Quindi, se volessimo tentare adesso di dare una risposta ai tanti nostri perché, quella giusta non potrebbe che essere una sola, e cioè che Dio non ha creato l’uomo a propria immagine. Palesemente, è stato l’inverso: è questa la semplice chiave per spiegare sia la produzione di dèi e religioni sia la lotta fratricida tra le religioni e al loro stesso interno, fenomeni visibili tutto intorno a noi e che tanto hanno ritardato lo sviluppo della civiltà. È questa, infatti, la risposta che ne dà Christopher Hitchens nel suo Dio non è grande (Ed. Einaudi, 2007), lettura estremamente interessante per chi voglia leggere questa storia con obiettività e smetterla con i “perché” posti a un vecchio libro inaffidabile, ai quali sarà la scienza, e non un dio, a dare, con il tempo e se sarà possibile, la risposta.

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