Mai notizia più sconcertante è piombata sulla testa di quegli italiani ancora dotati di senso del pudore: la Repubblica del 29 settembre ci ha informati che “Poste Italiane ha emesso un francobollo commemorativo del Cavaliere, 350mila esemplari da 1,25 euro l’uno”, dove il Cavaliere altri non è che Silvio Berlusconi, compianto dalla restante parte degli italiani. Già i funerali di Stato per un personaggio discusso e divisivo come pochi furono lo scorso anno indigesti a molti dei suoi connazionali non allineati. Vi presenziò anche Mattarella, com’era d’obbligo, e la sua presenza sugellò la cosa in maniera inequivocabile. Ma il funerale di Stato è pur sempre un evento transitorio, destinato come tale a sbiadirsi nella memoria collettiva.
Un vero e proprio pugno nello stomaco è invece sopravvenuto questa estate: l’intitolazione a Berlusconi dell’aeroporto di Milano Malpensa. Anche questo è un evento, ma persisterà in una concreta struttura destinata a restare nel tempo, a meno che il ricorso presentato in proposito dal sindaco di Milano, Sala, non abbia successo.
Il francobollo commemorativo è una cosa ancora più eclatante perché riproducibile in infiniti esemplari che potranno essere diffusi in tutto il mondo. Il francobollo è una figuraccia da esportazione. Questa ormai incancellabile iniziativa è venuta dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, fratello d’Italia, che ha evidentemente accolto la richiesta avanzata in tal senso dalla senatrice Licia Renzulli e dal deputato Paolo Emilio Russo entrambi di Forza Italia. Forse lo ha fatto anche per saldare il debito di riconoscenza che gli ex missini di Alleanza Nazionale avevano contratto quando nel 1994 furono sdoganati ed accolti benevolmente nel Polo per le Libertà. Non è mancato, all’atto della delibera, un ringraziamento alla Meloni da parte dei due proponenti che suonava così: “Il francobollo dedicato al presidente Silvio Berlusconi, che sarà emesso ad un anno dalla sua scomparsa, è il giusto riconoscimento a un grande italiano che ha servito e onorato la Repubblica in tutti i ruoli che ha ricoperto: imprenditore, uomo di sport, leader politico e statista.”
Fa mestamente sorridere che la Zecca di Stato abbia emesso insieme al “Berlusconi” un pacchetto di francobolli commemorativi dedicati a personaggi meno importanti tra i quali figurano Guglielmo Marconi, che collaborò inconsapevolmente col Cavaliere inventando il telegrafo senza fili, punto di partenza all’emittenza televisiva, san Tommaso d’Aquino che amava anche lui toccare con mano per cercare la verità, ed altre figure di contorno come Giacomo Puccini, Franco Basaglia, Libero Grassi, Alberto Manzi, Eleonora Duse e il noto filosofo del XV secolo Marsilio Ficino. C’è anche quello di Giacomo Matteotti prudentemente bilanciato però, per “par condicio”, da quelli di Giovanni Gentile e del vecchio missino Pinuccio Tatarella, pur se defunto nel suo letto appena 25 anni fa.
Ma, aldilà dell’ingiusta equiparazione con personaggi illustri che sono ormai punti fermi nella storia dell’umanità o almeno in quella del nostro Paese, come Basaglia che fece chiudere i manicomi o come il maestro Manzi che dagli schermi televisivi in bianco e nero alfabetizzò per anni un bel numero di nostri connazionali, ciò che colpisce la coscienza di chi ancora ne ha un po’ è la certificazione definitiva dell’innocenza di Berlusconi, della sua condizione di perseguitato politico, condizione che lo avvicina alla figura del martire. Già la notizia in sé farà sghignazzare i politici e i cittadini di numerosi paesi civili, ma il francobollo circolerà in tutto il mondo anche se ormai sono rimasti in pochi a scrivere lettere o a mandare cartoline. C’è però da scommettere che la prima emissione, di 350.000 esemplari, andrà rapidamente esaurita da collezionisti più o meno ghignanti e dai tanti devoti del Cavaliere che saranno fieri di possedere la prova documentale del suo riscatto.