Il cielo di carta: I demoni di Pausilypon

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Con la sua recente fatica letteraria Pino Imperatore, scrittore noto al grande pubblico e amato per la sua vena ironico-satirica, ritorna ai lettori con un accattivante, intrigante e corposo mistery storico ambientato nell’antica Roma. Ebbene sì, il nostro Imperatore esce dalla contemporaneità e va ad affondare la sua penna nel complesso mondo della Latinità, turbolento, violento, in cui non si risparmiano colpi bassi, lontano da noi duemila e dispari anni.

Il tempo? Siamo nel 22 a.C. gli anni in cui la Pax Augustea va consolidandosi, ma anche il tempo in cui le ombre offuscano la luce di questo momento storico. Odii, rivalse, tradimenti e sete di potere, sentimenti che animano soprattutto le classi privilegiate che temono per la loro stabilità. La nostra storia prende le mosse tra il 24 e il 25 marzo, a pochi giorni dall’arrivo del Princeps e di sua moglie Livia nella villa imperiale di Baiae.

Lo spazio? Neapolis e i suoi dintorni. La città si manifesta in tutta la sua magnificenza e ci appare come una sinuosa matrona adagiata sul suo golfo, con alle spalle il monte Vesuvus che la protegge, protesa tra le colline che la inanellano e le coste sabbiose che si allungano verso Puteoli, Baiae, Cuma dove i ricchi patrizi amano oziare e soggiornare nelle loro sontuose ville durante la calda stagione.

I fatti? Come in ogni giallo che si rispetti c’è un morto, anzi più di uno. Un assassino, sì. Necessariamente. Il tutto ha inizio in una notte buia e tempestosa? No, in una notte normale.

Dove? Sull’amena collina di Pausilypon e, per essere precisi, nella murenaria della lussuosa villa dell’eques romano Publio Vedio Pollione, uomo spregevole e belluino. Qui viene ritrovato il primo cadavere. Si tratta di Lucio Popilio Lepido, cavaliere dell’Ordo Equester, ospite nella villa per un simposio insieme ad altri sodali. Da qui prende le mosse l’intrico che terrà i lettori con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Come e perché? Questo lo scoprirete voi lettori lungo tutta l’avvincente narrazione, con il supporto di una squadra investigativa “speciale”. Un commissario ante litteram, Publio Virgilio Marone; un vice, Proculo, fidato scriba del vate e un’ispettrice. Ispettrice? Sì, perché le donne, nonostante l’epoca, non sono mai state da meno degli uomini. La domestica di Virgilio, Petelia, fedele e discreta, arguta e decisa, farà da collante tra i molteplici personaggi che si incontreranno e si scontreranno, in alcuni casi con ferocia inaudita, nel groviglio di situazioni in cui Pino Imperatore da gran maestro di scrittura qual è vi coinvolgerà, sorprendendovi ad ogni piè sospinto.

Il Vate e i suoi riusciranno a individuare i demoni di Pausilypon? 

La struttura cinematografica del romanzo, il doppio registro linguistico, italiano e latino, la verve ironica che sfiora la comicità nell’invenzione di nomi o attraverso battute salaci, l’ambientazione accurata e le atmosfere di vita giornaliera, dei potenti quanto dei servi e degli schiavi, accompagnano il lettore in un viaggio a ritroso che lascia spazio ad una visione realistica e meno idealizzata di quel lontano passato che ci appartiene.

L’opera è frutto di un attento, lungo e delicato lavoro di ricerca storica, come ci rivelano anche le pagine in corsivo di grande interesse che spezzano la continuità del tempo della narrazione, riportandola indietro di circa cinquant’anni. Perché? Cosa si cela dietro questo escamotage narrativo esclusivamente storico, senza corollari d’invenzione? Resterete sorpresi quando lo scoprirete.  

In chiusura, vorrei sottolineare la cifra distintiva di questo nuovo romanzo di Pino Imperatore; a mio sommesso parere essa sta tutta nell’intento e nell’impegno che l’autore ha profuso nel consegnarci un’immagine “nuova “di Virgilio.

Al di là del grande poeta della latinità, che tutti conosciamo e amiamo, nelle pagine lette appare nelle vesti di uomo che vive la quotidianità del suo tempo e ne affronta sfide e pericoli; un Virgilio che riesce a intravedere la grandezza dell’Urbe seppur consapevole della corruzione e della decadenza morale della società romana. Un Virgilio più vero, più vicino a noi, al nostro sentire di persone che vivono nel terzo millennio, uomo pragmatico fino in fondo. Saldo nei suoi principi, in una conversazione confidenziale, riuscirà a mettere in difficoltà perfino il suo Princeps sui grandi interrogativi dell’umanità: guerre, disuguaglianze, schiavismo, complotti, manipolazione delle menti.

Una domanda allora è d’obbligo: la lotta del Bene contro il Male trova il suo epilogo nella scoperta dei demoni di Pausilypon?

Narratore, giornalista e saggista Pino Imperatore vive ad Aversa e lavora a Napoli. Nel 2001 ha ideato e fondato il Laboratorio di scrittura comica e umoristica «Achille Campanile»; dal 2005 è responsabile della sezione Scrittura Comica del Premio «Massimo Troisi».

1 commento su “Il cielo di carta: I demoni di Pausilypon”

  1. Luciana Mastrangelo

    Meravigliosa critica che invita alla lettura del romanzo!
    Complimenti Enza D’Esculapio e complimenti all’autore Pino Imperatore

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