Putin e il suo “gemello”

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Grottesco, paradossale, folle! Sono solo alcuni degli aggettivi che mi vengono in mente nel leggere di una delle ultime iniziative legislative di Putin. Si tratta di un decreto sul «sostegno umanitario», che rende più facile ottenere il permesso di soggiorno per quegli stranieri che «condividono i tradizionali valori spirituali e morali russi». Non possiamo che essere orgogliosi di questa iniziativa putiniana, principalmente perché essa, come scrive la Repubblica del 21 agosto, è partita da una giovane italiana, di cui recentemente abbiamo parlato, la signorina Irene Cecchini, che per chiarire il suo pensiero ha creato un neologismo “impatriatsja”, che vuol dire trasferirsi in Russia per chi è disgustato dallo stato liberale, troppo liberale, in cui vive. Il titolo di giornale attribuito a tutto questo è «Asilo in Russia per gli occidentali che ripudiano democrazia e Lgbt. Putin firma il “decreto Cecchini”».

Per dirla in soldoni, tutti quelli che non condividono la promozione di valori non tradizionali, come «omosessualità e transizioni di genere», e che si trovano a disagio a vivere in società – quelle occidentali e liberali – nelle quali queste persone sono considerate “normali” e non deviate, sono i benvenuti in Russia dove sarà fatto loro trovare un clima nel quale la caccia al “diverso” è consentita, dove anche la caccia all’ebreo è ancora uno sport nazionale, e dove vengono esaltati i “tradizionali valori spirituali e morali russi”. Ciò che ne emerge è che i “valori spirituali e morali russi” sono saldamente ancorati ad una visione precristiana e oscurantista del mondo in cui viviamo, ad una visione che, da una parte, li assimila agli ebrei biblici, per i quali gli omosessuali erano meritevoli di morte, e dall’altra, alla sharia islamica, dove la stessa sorte è ancora riservata a chi si permette di essere “gender”, o “aberrazioni” del genere, tali da fargli meritare la morte, come è avvenuto ad un ragazzo di 25 anni, condannato a morte e impiccato per il «reato di omosessualità» nell’Iran di Mahmoud Ahmadinejad (Il Fatto Quotidiano).

Come abbiamo già detto nel citato articolo sulla Cecchini, avremmo veramente un profondo interesse nel riuscire a capire come una ragazza ventiduenne, istruita, nata in un paese nel quale, a parte le intemerate di Salvini sui “froci e culattoni”, che ormai fanno solo ridere (o piangere), ci si sta liberando definitivamente da certi pregiudizi e stereotipi, possa condividere certe concezioni così retrograde della sessualità umana, al punto da invitare chi la pensa come lei a trasferirsi in Russia dove troveranno un territorio “libero dai liberali”, come ha di recente scritto il filosofo nazionalista Aleksandr Dugin, che ha descritto la Russia attuale come un’«arca» per la salvaguardia dei valori tradizionali.

“Valori morali e spirituali”. Siamo veramente e profondamente interessati a che ci sia spiegato quali siano questi “valori” di cui la Russia è custode, mentre nel resto dell’Europa e del mondo occidentale ci si lascia andare a orge sardanapalesche, in disprezzo di ogni moralità e spiritualità. Siamo anche sinceramente convinti che la nostra connazionale sia stata utilizzata da Putin come “utile idiota”, in un momento in cui gli fa molto comodo cercare di disgregare l’unità dell’Europa. Secondo gli esperti, il Cremlino intende dimostrare che il mondo occidentale è così in crisi che la sua popolazione in fuga è disposta ad abbracciare anche i valori russi, antidemocratici e illiberali. La “sensibilità conservatrice” di alcuni Paesi europei, così come di diversi partiti italiani, inoltre, potrebbe accentuare il dibattito di polarizzazione creatosi sulla guerra d’aggressione russa in Ucraina.

Moralità e spiritualità. Cosa hanno a che vedere con l’orientamento sessuale delle persone, a meno che il punto di riferimento non sia il Sermone del Monte (Matteo capp. 5-8), ma l’episodio genesiaco di Sodoma e Gomorra, quando il “dio dei valori morali e spirituali” di Putin fece piovere fuoco e zolfo su quelle città colpevoli di praticare l’omosessualità, sterminandone tutti gli abitanti, compresi animali e piante (Genesi 19: 24, 25). Asserire che soltanto in Russia prevalgono ancora i valori tradizionali di spiritualità e moralità vuol dire dare uno schiaffo alla storia e voler far credere che la maggioranza dei suoi quasi 150 milioni di abitanti sia costituita da bigotti retrogradi per i quali gli ultimi cento anni di progresso sociale e civile non sono trascorsi, e che la sua gioventù – che è uguale in tutto il mondo – sia ancora permeata di pregiudizio e di ignoranza.

Fra le stranezze di quest’ultima iniziativa di Putin, vi è anche quella della sua piena consonanza con le idee di un altro personaggio pari grado suo, ma diviso da lui da decenni di guerre, calde e fredde, di concorrenza per la leadership mondiale ma, ciononostante, suo “fratello gemello” nella costante battaglia contro i “diversi”, che vorrebbe privare dei loro diritti e fare scomparire dal suo paese. Stiamo parlando di Donald Trump, il candidato alla presidenza degli Stati Uniti, e acerrimo nemico del movimento Lgbtiq+; come dire che gli estremi si toccano. Infatti, durante la presidenza di Donald Trump, il suo rapporto e le sue politiche relative alla comunità Lgbtiq+ sono state oggetto di notevoli controversie e critiche. La presidenza Trump ha visto alcune decisioni che hanno avuto un impatto significativo sui diritti e sulla protezione delle persone Lgbtiq+ negli Stati Uniti. Una di quelle più note è stato il veto imposto dal suo governo nel luglio 2017, che vietava alle persone transgender di servire in qualsiasi capacità nelle forze armate statunitensi.

Altri aspetti delle politiche di Trump relative alla comunità Lgbtiq+ includono la revoca delle linee guida emesse dall’amministrazione Obama che consigliavano alle scuole pubbliche di consentire a studenti transgender di usare i bagni e gli spogliatoi che corrispondessero alla loro identità di genere. L’amministrazione Trump ha anche proposto regole che avrebbero potuto permettere alle imprese e ai fornitori di assistenza sanitaria di rifiutare servizi alle persone Lgbtiq+ basandosi su obiezioni religiose o morali, una mossa che ha suscitato preoccupazioni per l’accesso alle cure mediche per queste comunità. A questo punto della vicenda potremmo dire che Trump batte Putin in quanto a “moralità e spiritualità”, dato che le restrizioni imposte a certe categorie di persone sono più restrittive che in Russia; e, alla luce di tutto questo, vorremmo che qualche Irene Cecchini invitasse gli europei a precipitarsi negli U.S.A. e a chiederne la cittadinanza qualora vincesse Trump, dove troverebbero il clima “spirituale e morale” più consono alle loro esigenze.

A parte le facezie, assimilare Putin e Trump come alfieri di moralità e di spiritualità è veramente il colmo del cattivo gusto. Entrambi ne sono la negazione più assoluta, e la loro storia ne è la conferma. Ma, in effetti, c’è qualcosa che unisce Trump a Putin, e questo qualcosa è molto più che l’avversione a chi non è “macho” come loro; si tratta di ciò che ha magistralmente descritto Luke Harding nel suo best seller Collusion, del 2017, nel quale il sottotitolo così recita: «Come la Russia ha aiutato Trump a conquistare la Casa Bianca». Il libro è stato definito dal nostro Mario Calabresi: «Una straordinaria inchiesta sul potere, capace di mettere in luce tutti i legami oscuri tra il Cremlino e la Casa Bianca». Per dirla con parole intellegibili a tutti, questo coraggioso giornalista d’inchiesta dimostra con le sue accurate indagini che Trump si è reso colpevole di alto tradimento per «intelligenza con il nemico». Sembra quasi la trama di una famosa serie TV di qualche anno fa, intitolata Designated Survivor, nella quale le parole del libro di Harding trovano un preciso riscontro, e sarebbe interessante rivederla alla luce delle informazioni rivelate dal reporter.

Pertanto, forse sarebbe ora che, non dico in Russia, dove sarebbe pericoloso, ma almeno in America, qualcuno aprisse gli occhi sulle prossime elezioni presidenziali, e desse ascolto alle parole di un profondo conoscitore di quel paese, Bernie Sanders, senatore degli Stati Uniti e uomo di lunga militanza di sinistra, il quale così inquadra la sfida del 5 novembre: «George Bush era un repubblicano conservatore, ma non un fascista. Trump invece lo è. È pericoloso e va assolutamente fermato … Ciò che esce dalla sua bocca è legge, è l’unica verità esistente. Questo è fascismo, è molto rischioso, e perciò va fermato a ogni costo eleggendo Harris e Walz».

Putin e Trump, un’accoppiata micidiale, con l’unica differenza che gli Stati Uniti sono ancora, almeno formalmente, una nazione democratica e i suoi elettori possono presentarsi ai seggi e votare senza temere ritorsioni, cosa che non è consentita nella Russia dello Zar, che attende di accogliere a braccia aperte tutti i giovani che si trovano male nei paesi liberi.  È veramente qualcosa su cui riflettere e invitiamo calorosamente la signorina Cecchini a dedicarvi un po’ del suo tempo, fra un innamoramento e l’altro del despota ex sovietico.

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