La galassia leghista

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Sen. Matteo Salvini (fonte: www.senato.it/)

Nel suo recente articolo dal titolo “Salvini, chi è costui” Sergio Pollina ha efficacemente riportato molti degli “apprezzamenti” riscossi negli anni più recenti da Matteo Salvini e dalle sue scelte politiche sciagurate: un quadro dal quale la figura del leader della Lega esce distrutta sotto tutti i profili compreso quello strategico, ammesso che ci sia. 

Capita quindi a proposito quanto scritto su la Repubblica del 20 luglio scorso da Francesco Merlo in risposta a un lettore. Merlo non fa altro che riportare la sequela di epiteti, credo postumi, dedicata a Mussolini da Carlo Emilio Gadda, uno dei massimi romanzieri italiani (“Quel pasticciaccio brutto di Via Merulana”, “La cognizione del dolore”) nel suo “Eros e Priapo” (Adelphi, 1967). Gadda definisce il Duce: “il Kuce, il Grinta, il Batrace, Giuda imbombettato, il Capocamorra, Appiccata Carogna, Culone in cavallo, il Merda, il Sozzo, il Somaro Principe, Primo Maresciallo del Cacchio, il Mascelluto, Gaglioffo ipocalcico, Gran Cacchio, il Fava, Maccherone Ingrognato, Scacarcione Mago, Nullapensante, Priapo Maccherone, Maramaldo…”. Certo tra Mussolini e Salvini ce ne corre, anche quanto a danni arrecati agli italiani, almeno fino ad ora, ma Matteo è ancora giovane e gli italiani non sono meno raggirabili di quanto non lo fossero un secolo fa. Attendersi da lui qualcosa di sensato e di utile per tutto ciò che non si identifica con se stesso è pura illusione.

Come la sua politica piena di circonvoluzioni e di contraddizioni gli abbia consentito di restare alla guida del suo partito resta un rebus tutto da decifrare. Già dal fatale errore del “Papeete” ci si chiese come e perché la sua leadership non fosse caduta. La Lega in realtà ospita molte anime: permane tuttora quelle vecchia che inveiva contro “Roma Ladrona”, c’è poi quella immutabile che cavalca da sempre la sicurezza contro migranti e rapinatori e, più recente, quella salviniana che vuole fare, riuscendoci a singhiozzo, un partito presente su tutto il territorio nazionale. All’interno di queste composite aspirazioni si sono messi in luce alcuni amministratori ai quali gli elettori hanno nel tempo confermato un ampio consenso, specie nel Nordest del Paese. Parliamo di tanti sindaci ma soprattutto di Zaia e Fedriga, presidenti rispettivamente del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, che hanno conquistato una certa stima anche nel campo avverso. Entrambi si mossero con la necessaria solerzia in occasione dell’epidemia da Covid. Nel 2022 Zaia difese l’autodeterminazione di genere delle persone transessuali, spiazzando il resto del partito e si è recentemente schierato con Marina Berlusconi condividendo che in tema di aborto e fine vita il centrodestra deve essere liberale. Insieme a Fedriga ha invece osservato un opportunistico silenzio sull’immigrazione, consapevole che le piccole e medie imprese del nord non potevano e non potranno mai farne a meno.

Le ultime piroette di Salvini sono state però accolte dalla Lega senza un battito di ciglia, a partire dall’ingaggio del generale Vannacci ai progressivi spostamenti a destra anche in campo europeo che vedono oggi la Lega nell’area politica più antieuropea e sfacciatamente filoputiniana. Queste scelte, a parte l’evidente paradosso degli armamenti Nato installati ad Aviano e in numerose altre località del Nordest, corrispondono agli interessi del resto del partito, di Zaia e di Fedriga? Cosa ne pensano gli imprenditori del settore metallurgico e meccanico la cui produzione è strettamente interconnessa con l’Europa? La stessa industria delle armi coltiverà probabilmente qualche dubbio: è vero che Lega e Fratelli d’Italia armerebbero ogni italiano dai sedici anni in su con licenza di sparare in ogni luogo ad ogni cosa che si muove, ma quanto costa rinunciare all’invio di armi all’Ucraina?

Sono tutte domande alle quali non sappiamo dare una risposta così come non riusciamo a capire quale vantaggio dovrebbero trarre le imprese del Nord dalla costruzione del megagalattico ponte sullo Stretto di Messina se non qualche commessa milionaria debitamente vagliata dalla criminalità organizzata. Quanta parte dei 14 miliardi stanziati andrà a beneficio di un cittadino di Cuneo, di Rovigo o di Sassari?

L’impressione più fondata è che la Lega sia attraversata da pulsioni inconciliabili con la visione di Salvini, al momento placate dall’attesa salvifica dell’effettivo avvio dell’autonomia differenziata che però sembra già segnare il passo. È questo il coperchio di una pentola che prima o poi dovrebbe saltare e che al momento mostra al suo interno anche uno spaesato Giorgetti, leghista bocconiano che si è giocato tutto il suo peso politico prestando la sua opera di censore degli sprechi di denaro pubblico agli ordini della Meloni quando quest’ultima andava a braccetto con la Von Der Leyen. Che ne sarà di lui ora che l’abbraccio si è sciolto? Se poi il coperchio della pentola non salta, vorrà dire che la Lega, anche nelle sue espressioni più accettabili, altro non è che un’associazione di politici ed amministratori interessati solo alla conservazione del potere.

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