Follie d’estate

tempo di lettura: 3 minuti
Disegno di Antonio Nacarlo

In questa torrida estate è faticoso districarsi nel reticolo di notizie più o meno allarmanti che offre la torbida scena politica invasa dalle sortite di Salvini, dalle passerelle della Meloni e dalle acrobazie giuridiche di Nordio. Ci si è stancati, al di là della calura pre-apocalittica che attanaglia la parte non alluvionata del Belpaese, di ribadire eternamente le critiche che il Governo si va cercando alacremente. Meglio dunque soffermarsi su pochi eventi, marginali ma indicativi, dell’aria da circo di provincia creata dai prestigiatori e dai giocolieri appena richiamati, con la collaborazione di un buon numero di clown disseminati nelle pieghe della politica.

Come non sottolineare, tra questi eventi da baraccone, lo scioglimento di “Democrazia sovranista e popolare”, sodalizio elettorale messo su per le europee da Marco Rizzo col suo “Partito Comunista” e da Gianni Alemanno con la sua formazione denominata “Indipendenza”. Non abbiamo né voglia né tempo per indagare sul prematuro scioglimento di una così strana alleanza, presentata dai due padri fondatori come “Una lista che è la sintesi di tutte le battaglie di questi anni contro le prevaricazioni delle multinazionali in generale e del farmaco in particolare, contro la privatizzazione dei servizi pubblici che destra e sinistra ufficiali portano avanti in maniera simmetrica” (la Repubblica del 30 marzo 2024). Possiamo azzardare che abbia inciso il disastroso risultato elettorale ottenuto alle europee: lo 0,15%?

Bene, l’ultima notizia, (la Repubblica del 15 luglio 2024) è che Marco Rizzo ha sciolto anche il “Partito Comunista”, di cui era fondatore, per presentarsi da solo alle prossime elezioni regionali umbre. Avendo perso, non vogliamo sapere perché, l’appoggio di Alemanno, Marco Rizzo ha però ricevuto quello del “barone nero”, Roberto Jonghi Lavarini, neofascista mai pentito, molto noto nella galassia della destra radicale milanese.

L’incontro tra Rizzo e Jonghi Lavarini può essere dunque considerato come l’ultimo e definitivo esempio di come nella politica italiana gli estremi tendono a saldarsi. Non sono stati pochi i casi in cui esponenti di rilievo come Giuliano Ferrara sono partiti da sinistra armi e bagagli (più armi, per la verità) approdando alla destra che qui da noi non è mai stata moderata. Il caso più clamoroso fu senza dubbio il filosofo Lucio Colletti che da comunista diventò deputato di Forza Italia nel 1996. Sulla loro scia anche Paolo Liguori, da “Lotta continua” a Mediaset, Daniele Capezzone, dal partito Radicale a Forza Italia, preceduti dall’antiproibizionista Marco Taradash. Il collante di queste assurde convergenze è il nemico comune e cioè la sinistra riformista invisa alla destra ma ancor più a quella sinistra che non rinuncia al rigore ideologico nemmeno quando all’orizzonte non si prospetta alcuna rivoluzione proletaria.

È di questi giorni anche la notizia sconcertante della precipitosa e, secondo alcuni, illegittima intitolazione dell’Aeroporto di Milano Malpensa a Silvio Berlusconi. Preso atto con un pizzico di sadismo della ricca proliferazione di commenti ironici e spesso irridenti, è possibile leggere anche in questo atto, umanamente comprensibile se dettato dagli affetti familiari ma un po’ meno se dall’indebita adorazione dei tanti fedeli del Cavaliere, un aspetto simbolico inquietante. Dopo i funerali di stato, già fuori luogo perché riconoscevano a Berlusconi una statura politica tutta da dimostrare, obliterando le sue vicende giudiziarie e soprattutto la condanna in via definitiva per frode fiscale, cioè per un reato compiuto proprio ai danni dello Stato, la nuova onorificenza postuma sembra infatti voler dare una inconfessabile motivazione al decreto che ha sancito, proprio in questi giorni, la cancellazione del reato di abuso d’ufficio dal Codice Penale. L’argomentazione principale a sostegno di questa infausta misura poggia, com’è noto, sulla constatazione che solo una piccola parte delle incriminazioni ha portato alla condanna dei colletti bianchi, circostanza che, secondo i proponenti, dimostrerebbe l’incapacità, la pretestuosità e il protagonismo della magistratura inquirente nonché la sua smania di persecuzione nei confronti del malcapitato Berlusconi Silvio. Non è facile sottrarsi al sospetto che, una volta varata da Nordio e soci la separazione delle carriere, i pubblici ministeri saranno considerati come magistrati di Serie B e quindi più facilmente controllabili dall’esecutivo. Non dimentichiamo che grava sulle spalle della magistratura inquirente l’obbligatorietà dell’azione penale, la cui abolizione rappresenta l’ultimo tassello che manca per mettere al riparo dalla giustizia politici ed amministratori. È verosimile o siamo dei malpensanti?

2 commenti su “Follie d’estate”

  1. Elio Mottola

    Per mero errore grafico è stato omesso il virgolettato all’ultima parola dell’articolo (malpensanti) che voleva accostarlo alla ridicola intitolazione dell’aeroporto milanese. in esso richiamata.

  2. Antonio Nacarlo

    Lucido e istrionico come sempre il nostro maestro Mottola fornisce una ulteriore prova di quella verve che i grandi cronisti di una volta chiamavano “smalto”. Chapeau o come usavano dire gli anziani delle nostre parti “coppola n’terra”!

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