Un colpo di fucile stroncò la ancor giovane vita di un grande presidente americano, John Fitzgerald Kennedy, un altro colpo di fucile ha, oggi, probabilmente regalato la presidenza della più grande democrazia del mondo a un anziano populista, pluricondannato e per molti incompatibile con l’alta carica che sta per ricoprire, come ha ampiamente dimostrato nel primo quadriennio della sua presidenza, 2016-2020. Corsi e ricorsi della storia.
Gli attentati, a volte coronati dal successo altre (fortunatamente) no, sono una costante della storia. Uno d’essi, che ebbe luogo a Sarajevo, fu quello contro l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e la moglie Sofia, che rappresentò la scintilla che diede l’avvio alla Prima Guerra Mondiale con i suoi milioni di morti. Un colpo di pistola di uno studente Serbo, Gavrilo Princip, mutò il corso della storia, così come il colpo di fucile di un altro ragazzo di vent’anni, anch’egli ex studente, probabilmente cambierà il corso di quella d’oggi.
Forse il più celebre degli attentati ci riporta indietro di duemila anni, alle Idi di marzo del 44 a.C., ed è quello che subì Gaio Giulio Cesare, dittatore a vita della Repubblica Romana e grande condottiero, per mano di numerosi senatori congiurati, guidati da Marco Giunio Bruto. Potremmo continuare all’infinito con l’elenco dei personaggi illustri oggetto di attentati alla loro vita per i più svariati motivi. Si può cominciare dal presidente Abramo Lincoln, Umberto I, re d’Italia, Mohandas Gandhi, Malcom X, Martin Luther King, Giovanni Paolo II, e tanti, tanti altri.
Non è scopo di questo scritto quello di entrare nel merito di questa triste vicenda che, comunque, ha causato due vittime ma, sulla scorta di ciò che è accaduto, ci sentiamo di affermare che cadere sotto i colpi di un fanatico o di un assassino, fa di chi è colpito una vittima, ma certamente non un eroe e nemmeno un martire. Basta ricordare che anche Adolf Hitler fu oggetto di un attentato il 20 luglio 1944, ma non per questo fu beatificato. Per quanto riguarda Trump, invece, definito adesso il “mistico”, è fermamente convinto che “Dio mi protegge”, e assume toni messianici circa lo scampato pericolo, ed ecco le sue testuali parole: “Grazie a tutti per i vostri pensieri e le vostre preghiere, poiché è stato solo Dio ad impedire che accadesse l’impensabile. Non temeremo, ma rimarremo invece resilienti nella nostra fede e sprezzanti di fronte alla Malvagità. Non mi arrendo e non mi arrenderò mai”; ma, oltre a Dio che lo protegge, c’è anche la defunta moglie la cui protezione dall’alto dei cieli, dove abita da qualche tempo, gli è assicurata, come garantisce sua figlia Ivanka.
Ancora una volta l’ex (e quasi futuro) presidente degli Stati Uniti ha mostrato le sue qualità di abilissimo manipolatore. In una frazione di secondo il suo istinto infallibile gli ha fatto capire come trarre vantaggio e mettere a frutto “l’incidente”. Come il “miliziano colpito a morte” dell’immortale scatto di Robert Capa, anche Trump, ferito e sanguinante, in una foto già divenuta iconica, si è rialzato, ha levato il pugno al cielo e ha esortato il suo popolo a “combattere, combattere, combattere”. Qualcuno si sarà anche chiesto contro chi, ma intanto Time ha titolato che “il tentato assassinio di Donald Trump si inserisce perfettamente nella storia violenta dell’America”.
D’altronde, l’America è questa, ed è Trump che la rappresenta egregiamente, non Biden. È l’America della Guerra Civile, conosciuta anche come Guerra di Secessione, che vide fratelli uccidere fratelli in un conflitto sanguinoso, che in quattro anni fece centinaia di migliaia di morti. È l’America del “diritto alle armi”, dove ciascun cittadino ritiene suo sacrosanto diritto il detenere armi, e dove questo ha portato, come apprendiamo dalle cronache, a circa 360 massacri in un solo anno, dove per “massacro” si intende un evento che abbia causato più di quattro vittime. Praticamente, negli Stati Uniti ce n’è stato quasi uno al giorno (copyright Alan Friedman). Trump è uno strenuo sostenitore del Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che garantisce a tutti il diritto di possedere armi e che, come dice Michele Serra, “fa del cittadino in armi un’icona nazionale”. Ed in questo ricorda il “nostro” Salvini, che tifa per lui e per la cessazione di forniture belliche all’Ucraina. Così, secondo il “Trump de noantri”, un cittadino italiano ha il diritto di possedere un’arma e di sparare a destra e a manca, mentre a un cittadino ucraino e al suo governo questo diritto dovrebbe essere negato, perché lo dice il lacchè di Putin. Bisognerebbe valutare di negare la nazionalità italiana a persone come Salvini, che esaltano la violenza (infatti lui non è italiano, ma “padano”, dato che “il Sud puzza”), e inserirlo come protagonista in “Mezzogiorno di Fuoco”, o “Il pistolero”, dove si troverebbe a suo agio con le pistole ai fianchi accanto a Trump.
Ora, noi non sappiamo quale sarà l’evolversi di questa vicenda, ma una cosa è certa, e cioè che getta ancor di più il mondo intero nel caos, perché ciò che accade in America, purtroppo, riguarda ognuno di noi. Lo abbiamo già detto, e lo ripetiamo: la sfida tra Biden e Trump, più che un esercizio di democrazia per lasciare che il popolo scelga il suo presidente, è una “sfida all’OK corral” in puro stile western, che non cessa mai di caratterizzare gli americani, in particolare quelli degli stati del Sud, la cosiddetta “Bible belt” (fascia della Bibbia), Bibbia in una mano e pistola nell’altra. La vittoria (com’è probabile) di Trump scombussolerà ancor di più gli equilibri mondiali, con grande soddisfazione del nemico acerrimo della democrazia, ovvero Vladimir Putin e del suo fedele alleato in Ungheria, Viktor Orbàn che fa di tutto per dividere l’Unione Europea. Con la Francia in condizioni di instabilità politica, la Germania in crisi economica e politica, l’Italia nelle mani di personaggi da cabaret, il caos non potrà che aumentare, a scapito dei cittadini europei che anelano soltanto a pace e sicurezza, e ai quali, invece, viene propinato quotidianamente il quadro desolante di politici che si delegittimano l’un l’altro, di uomini di governo che non riescono a risolvere nessuno dei veri, grandi problemi che colpiscono gran parte delle popolazioni europee, impegnati come sono al continuo accaparramento del favore popolare per conquistare sempre più potere.
Originariamente il Caos era una divinità del panteon greco e stava a indicare lo stato di disordine che esisteva prima che l’universo venisse all’esistenza, quando Dio decise di sistemare ogni cosa e, nella mitologia ebraica, separò la luce dalle tenebre e cominciò l’opera creatrice.
Purtroppo oggi non c’è nessun dio che possa intervenire nel caos e mettervi ordine; questo è un compito che spetta agli esseri umani, responsabili della loro stessa vita e della vita del pianeta che abitano. Tristemente, allo stato dell’arte, dopo aver dato uno sguardo in giro per il mondo, non si riesce a intravedere nessuno spiraglio che ci faccia sperare di poter vedere la fine del caos. Attualmente, metà della popolazione mondiale si trova a est dell’Europa e vive in Cina, India, Russia e altre nazioni dell’est, tutte attraversate da pericolosi fermenti politici. In occidente abbiamo gli Stati Uniti, l’America del Sud, altro vivaio di disordini, e poi c’è il buco nero dell’Africa che, come i “buchi neri” dell’universo, inghiotte e distrugge ogni tentativo di emancipazione dalla miseria e dall’abbrutimento ai quali quei popoli sono da sempre stati sottoposti da parte degli occidentali “cristiani” che li hanno sempre trattati, e continuano a farlo, come bestie da soma. Non dimentichiamo che la fortuna economica degli Stati Uniti la si dovette principalmente alla coltivazione del cotone, affidata esclusivamente agli schiavi africani, che costituivano il 40% della popolazione degli stati confederati del sud.
In questo caos che è la politica mondiale, è difficile trovare il bandolo, principalmente perché non si riesce a intravedere la minima voglia di uno sforzo globale per affrontare le crisi che si susseguono: la carestia, il clima, la siccità, le guerre. Al contrario, ogni giorno ne salta fuori una nuova e, ritornando all’inizio di questo scritto, la probabile rielezione di Trump non farà che peggiorare le cose. Basta leggere il suo “programma politico” (Project 2025) per rendersene conto. È un populista e nazionalista della più bell’acqua, il cui motto è riassunto nell’acronimo MAGA (Make America Great Again) e in America First, il suo prediletto. Politiche liberiste, anti immigrazione, protezioniste, che negano inoltre il cambiamento climatico, e quindi nessun freno all’immissione in atmosfera, nelle acque dolci e degli oceani di tutto ciò che li inquina e li distrugge. E la scelta del suo vice nella persona di J. D. Vance ne è la conferma. Vance è un giovane senatore dell’Ohio, che una volta detestava Trump, tanto da definirlo “l’Hitler americano”, “un idiota”, “un essere spregevole”, una “droga, eroina culturale che seduce la classe operaia USA e ne corrompe la cultura politica”, ma adesso si è “convertito” al nuovo “messia” yankee. Secondo il noto columnist Christian Rocca, «Vance è un estremista anti-aborto e contro Lgbtq+, una radicalizzazione ulteriore del populismo di Trump, ancora più misogino e autoritario del suo “principale”, e sicuramente più capace di lui. Nel 2020 e a gennaio del 2021 Trump ha provato a sovvertire la democrazia americana, ma è un truffatore da reality show, uno che nel business è fallito numerose volte, uno che quando era alla Casa Bianca era troppo pigro e interessato esclusivamente al suo brand per studiare, leggere i dossier e portare a compimento i suoi progetti deliranti, compreso il fallito colpo di Stato del 6 gennaio 2021». Ma, grazie all’incredibile sistema giudiziario americano, nel quale i giudici li nomina la politica, ha chiesto, e già c’è riuscito in Florida, che i tribunali, compresa la Corte Suprema, annullino i suoi processi. Roba da fantapolitica! Vance, al contrario, “è un Trump preparato, efficiente, freddo. Un Trump più spregiudicato, uno che può riuscire a trasformare l’America in un regime autoritario. Se possibile, Vance è ancora più pericoloso dell’originale”.
Tutto ciò sta contribuendo alla “rovina della terra” e, data la matrice “cristiana” di Trump e il suo stretto legame con Dio, forse sarebbe bene che ricordasse le parole dell’Apocalisse, secondo le quali “Dio distruggerà coloro che mandano in rovina la terra” (11:18). C’è qualcuno oggi in grado di sconfiggere il Caos e di introdurre il Cosmos? Di porre fine, cioè, al disordine per riportare l’ordine?
Chi non crede in dio né negli dèi, e quindi non affida le proprie speranze ad un improbabile aiuto “celeste”, ancora una volta è sugli uomini di valore e lungimiranti, che hanno a cuore il benessere degli altri e non solo il proprio, che deve fare affidamento. Ma, ora come ora, ci sentiamo smarriti, e ci ritorna alla mente un uomo di due millenni e mezzo fa che, come adesso noi, andava gridando con una lanterna in mano per le strade di Atene: “cerco l’uomo”. Come il grande filosofo cinico e dalla grande mente, Diogene Laerzio, anche noi, come lui, stiamo cercando, e continueremo a cercare l’uomo o gli uomini che potranno fare il “miracolo” di riportare il Cosmos fra di noi.