Salvini: chi è costui?

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Ogni essere vivente ha il suo ruolo in natura, anche quelli che sembrano non averne nessuno se non quello di arrecare fastidio e disturbo, come zanzare, mosche, cimici, per esempio, della cui compagnia faremmo volentieri a meno. Ma non è così, non esiste nessuna forma di vita in natura che non abbia una sua funzione, un suo ruolo, una sua utilità, anche se molto spesso non lo sappiamo e forse nemmeno ci interessa saperlo. Questi brevi e piuttosto semplicistici esempi ci portano alla domanda cruciale: qual è il ruolo di Matteo Salvini, nel Governo e nel Paese, se non quello, come dice Michele Serra, “di irritare chiunque”, di creare scompiglio e di far danno, purché egli ne tragga una qualche utilità.

Dai ricordi scolastici traggo una famosa frase dei Promessi Sposi, nella quale don Abbondio si chiedeva: “Carneade, chi era costui?” Sulle orme del mite parroco di Manzoni, anche noi ci chiediamo: chi è, e a che cosa serve Salvini, il “cazzaro verde”, come a suo tempo lo battezzò Marco Travaglio? (Il cazzaro verde di Andrea Scanzi, Ed. Paper first 2019).

Scegliendo fior da fiore possiamo cominciare con il dire che è amato da quella massa di sterminatori di animali innocenti, che praticano la disciplina “sportiva” definita “caccia” che, se era giustificabile ai tempi dell’uomo di Neanderthal, non lo è certamente oggi, dove basta andare in un negozio di generi alimentari per trovare il cibo necessario. Definire la caccia uno “sport” significa attribuire nobiltà al desiderio disumano di uccidere, di spargere sangue senza alcuna necessità, di privare della vita esseri viventi che vi hanno diritto come ne abbiamo noi, ed essere, fatte le debite proporzioni, assetati di sangue come gli aguzzini dei campi di sterminio. Perché tiriamo in ballo Salvini sull’argomento? Intanto perché, se c’è un uomo che ha il massimo rispetto per la vita (la sua) e zero per quella di tutti gli altri, come la gente di colore, i cinghiali, i Rom, gli orsi, gli immigrati, gli stambecchi, i marocchini e tanti altri, questi è Matteo Salvini, detto dai suoi “il Capitano”. E poi perché è (fortunatamente) dei giorni scorsi la bocciatura in Senato degli emendamenti proposti dalla Lega per liberalizzare la caccia, permettendo di sparare ovunque, in qualunque ora del giorno, a un numero maggiore di specie animali, assicurandosi così i voti della foltissima platea delle associazioni venatorie e il sostegno di quelle degli armieri che avrebbero beneficiato della nuova norma. A questo tentativo di consentire lo sterminio delle poche specie animali allo stato libero ancora presenti in Italia, si è unito anche il partito della “Giorgia” nazionale, Fratelli d’Italia (FdI), che ha nei suoi piani quello di apportare cambiamenti alla “157/92”, la legge che disciplina il tema della caccia, e che ha presentato un disegno di legge al Senato, che punta a consentire “l’attività venatoria ai soggetti che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età”. Fra le reazioni indignate a questa inaccettabile proposta, vi è quella di Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera: “Prima Salvini che propone di cambiare la legge sulla cosiddetta legittima difesa, consentendo di sparare anche fuori dell’abitazione, magari alle spalle, mentre un ladro, che va assicurato alla giustizia, sta scappando. Poi, un senatore FdI che propone di dare il fucile ai sedicenni per sparare a caccia. Sembra incredibile, ma è vero, questa destra ha un concetto di sicurezza da Far West, vuole più armi in giro e quindi più rischi per la sicurezza dei cittadini”. Il nostro “cazzaro” si è spinto anche oltre. In un recente comizio a Pontida ha tirato in ballo l’ecologia, quando ha detto: “Io rivendico il diritto di proteggere l’ambiente: la nostra aria, la nostra acqua, i nostri boschi, i nostri fiumi, i nostri mari senza ideologia; rivendico la libertà di tutelare l’ambiente però puntando sull’aiuto dei nostri contadini, dei nostri agricoltori, dei nostri pescatori e dei nostri cacciatori, che più di tutti sono vicini all’ambiente”. Incredibile!

Ma queste iniziative del “nostro” sono veramente bazzecole insignificanti rispetto al pericolo enorme che rappresenta per il nostro Paese la sua “politica estera” e la sua politica in generale. Ritengo veramente prezioso il ritratto che ne fa Claudio Gatti, noto giornalista, che nel suo I demoni di Salvini (Chiarelettere, 2019) scrive: “Chiedersi se Matteo Salvini sia fascista non è solo un esercizio inutile. È un grave errore. Non tanto perché al «Capitano» come lo chiamano i suoi fan, è sempre mancato un credo politico, quanto perché la facile smentita estinguerebbe un dibattito assolutamente necessario sulla pericolosità del ministro dell’Interno (nel 1919 ancora lo era, oggi è vice premier e Ministro alle Infrastrutture) per la democrazia italiana. Salvini è a mio giudizio molto più preoccupante di un fascista. È un cinico opportunista che ha assecondato un’operazione d’infiltrazione culturale e politica da parte di un manipolo di persone classificabili come «postnazisti». E, a seguito di tale operazione, è diventato agente d’influenza di una potenza straniera, la Russia di Vladimir Putin, il più antidemocratico e aggressivo leader della storia europea contemporanea … Salvini è un uomo pronto a tutto. Incluso allearsi con i nemici della democrazia … Salvini è arrivato al potere alimentando, l’una dopo l’altra, teorie del complotto intese sia a inoculare paura e ansia nelle persone, sia a delegittimare le istituzioni italiane ed europee. Come Mussolini con Hitler, Salvini ha inoltre dimostrato di essere pronto ad associarsi a chiunque, non solo in Italia ma anche all’estero. I cospiratori postnazisti gli hanno aperto le porte del Cremlino e lui si è buttato tra le braccia di Putin senza alcuna esitazione. L’analisi delle sue prese di posizione pubbliche dimostra infatti che, da quel lontano dicembre del 2013, Matteo Salvini ha cominciato ad agire da agente d’influenza del Cremlino”.

Chi avesse bisogno di conferme di quanto dice Gatti, basta che apra i giornali; per esempio su la Repubblica (13 luglio 2024): “Armi all’Ucraina. La Lega gela Meloni «siamo contrari»”. In poche parole Salvini e i suoi sodali si oppongono a che i cittadini ucraini possano difendersi dall’aggressione insensata e ingiustificata di un despota assetato di sangue, contribuendo – come il resto del mondo occidentale – alla loro difesa in ogni modo possibile, fra i quali quello dell’invio di armi a Zelensky. La Presidente del Consiglio ha, addirittura, detto di “essere fiera di aver spedito a Zelensky i sistemi di difesa aerea”. Alle sue parole ha fatto seguito la risposta del vicesegretario leghista, Crippa, che ha detto: “Io sono contro l’invio di ogni tipo di armi all’Ucraina”. Queste parole di Crippa trovano immediato riscontro in quelle di Putin che avverte: “Le capitali europee potrebbero diventare obiettivi”. E quelle di Putin non sono solo parole perché è emerso un piano di Mosca per uccidere l’Amministratore Delegato della più grande azienda tedesca di armi e nel mirino ci sono anche altri manager della difesa di tutta Europa” (Corriere della Sera, 13 luglio 2024). Sarebbe veramente uno spettacolo unico se Salvini potesse incontrare di persona le famiglie dei bambini dell’ospedale pediatrico di Kiev, uccisi dalle bombe di Putin, che non ha limiti nella sua ferocia ed efferatezza. Cosa direbbe a quei genitori straziati?

Impietoso è anche il ritratto che ci presenta Scanzi nel suo libro, nella retrocopertina del quale scrive: “Matteo Salvini non è il nuovo Mussolini: è l’ennesimo cazzaro. Dopo un anno e più di governo (siamo nel 2019), Salvini ha rivelato la sua natura di traditore pavido e bugiardo. Pavido, perché è tornato scodinzolante da Berlusconi e dunque dal peggiore Centrodestra d’Europa. Bugiardo, perché ha spudoratamente mentito agli italiani. Come un parolaio qualsiasi, si è armato di due birre e tre mojito per seguire i sondaggi e far saltare il governo: oltretutto nel momento peggiore, tanto per lui (e chi se ne frega) quanto per noi (e qui me ne frega di più). Ora: io detesto i pavidi e i bugiardi. Non ne ho alcuna stima. Mi annoiano. Mi repellono. E quasi sempre mi fanno pure un po’ schifo”. Nel curriculum di Salvini si deve inserire la seguente frase icastica di Scanzi: “Matteo Salvini mangia Nutella. Fa politica da quando ha diciassette anni. E non ha lavorato praticamente mai”. Infatti, nel corso di una sua comparsata a Il pranzo è servito del 1993, alla domanda rivoltagli dal conduttore su cosa facesse, lui rispose: “Nullafacente”.

Qualcuno ha raccolto un florilegio alcune delle tante battute celebri del “Capitano”; eccone alcune: “Se cresce con genitori o un genitore gay (un bambino), parte da un gradino più sotto. Parte con un handicap”. “Con un preavviso di sfratto di sei mesi, raderei al suolo i campi rom”. “Bisogna salvare chiunque in mezzo al mare, ma poi riportarlo indietro. Bisogna scaricarli sulle spiagge, con una bella pacca sulla spalla, un sacchetto di noccioline e un gelato”. “Quando saremo al governo, Polizia e Carabinieri avranno mano libera per ripulire le città. La nostra sarà una pulizia etnica controllata e finanziata, la stessa che stanno subendo gli italiani, oppressi dai clandestini”.

Chiudiamo parafrasando Giorgio Gaber, che si ispirò a Piero Aloisio, suo coautore fino alla sua scomparsa, che a suo tempo disse: “Io non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me”. Noi aggiorniamo il suo pensiero e concludiamo dicendo: “Non mi preoccupa Salvini in sé, mi preoccupa Salvini in me”.

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