Gloria imperitura?

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Aeroporto di Milano Malpensa (Foto di www.instagram.com/zanottine)

Ancona: Raffaello Sanzio; Bari: Carol Wojtyla; Bergamo: Caravaggio; Bologna: Guglielmo Marconi; Brescia: Gabriele D’Annunzio; Cagliari: Mario Mameli; Catania: Vincenzo Bellini; Firenze: Amerigo Vespucci; Genova: Cristoforo Colombo; Milano Linate: Enrico Forlanini; Napoli: Ugo Niutta; Palermo: Falcone-Borsellino; Parma: Giuseppe Verdi; Pisa: Galileo Galilei; Roma: Leonardo Da Vinci; Torino: Sandro Pertini; Venezia: Marco Polo; Verona: Valerio Catullo.

I nostri lettori si staranno chiedendo qual è il significato di questo abbinamento di alcune città italiane con il nome di illustri personaggi che hanno onorato la nostra Patria con l’intero corso della loro vita. È presto detto: sono i nomi che quelle città hanno voluto dedicare ai loro aeroporti. Orfano di “padrino” era soltanto Milano Malpensa, e adesso qualcuno ha voluto porre rimedio a questa imperdonabile omissione.

A chi, quindi, dedicare il nome di uno degli aeroporti più importanti d’Italia? In coerenza con le diciotto glorie summenzionate, distintesi nei secoli per i più svariati meriti, era necessario trovare qualcuno che avesse i requisiti per non sfigurare accanto a loro. E questo “qualcuno” è stato felicemente trovato. Ecco alcune delle sue caratteristiche come descritte da autorevoli membri del nostro attuale governo, che giustificano pienamente il suo inserimento nel novero delle glorie illustri: “Autentico gigante della storia italiana, ha stabilito primati in tutti i campi: dell’economia, dello sport e della politica. Meriterebbe che a lui fossero intestati luoghi e strutture di ogni genere. Vedere dei nanetti parlare di questa vicenda con toni francamente temerari e provocatori infastidisce” (Maurizio Gasparri, attuale capogruppo di Forza Italia al Senato, di origini missine). “Felice che si sia concretizzato il giusto riconoscimento per una figura politica, imprenditoriale e sportiva di primo piano” (Letizia Moratti, parlamentare europea di Forza Italia). “Omaggio allo statista, all’imprenditore, all’uomo straordinario” (Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia). “Omaggio ad una persona straordinaria che ha segnato tutti i campi della storia del nostro Paese. Di cuore, generosa, solare, sempre disponibile al dialogo e capace di sognare” (Stefano Benigni, vice segretario di Forza Italia). “Quale luogo migliore del principale scalo aereo nazionale, la porta d’ingresso dell’Italia, per colui che ha contribuito in modo così significativo al progresso della nostra regione e del nostro paese” (Alessandro Sorte, deputato di Forza Italia alla Camera). “Un omaggio all’uomo del fare” (Daniela Ternullo, segretaria d’aula per Forza Italia al Senato).

Chi è, allora, questo gigante della storia recente del nostro Paese, questo grande statista, quest’uomo «di primo piano» che ha illustrato l’Italia? Nessuno può nutrire dubbi al riguardo, si tratta del recentemente defunto “Silvio nazionale”: Silvio Berlusconi, l’«Unto del Signore», «l’uomo della Provvidenza». Chi, più di lui, ha il sacrosanto diritto di essere ricordato con memoria imperitura accanto a Leonardo da Vinci, Cristoforo Colombo, Guglielmo Marconi, Sandro Pertini, Marco Polo e tutta la schiera delle italiche glorie? E chi, se non un uomo della (quasi) sua stessa levatura, integrità morale, acume politico, fama internazionale, poteva essere più adatto a proporne il nome per lo scalo milanese? Anche qui non può esservi dubbio alcuno: non poteva che essere Matteo Salvini, il capo della Lega Nord, e uomo dalle riconosciute capacità, di recente “patriota” insieme a Orbàn e ad altri illustri rappresentanti della destra estrema europea, come Marine Le Pen, i portoghesi di Chega, i parlamentari di Vox e altri gruppi sovranisti europei. Berlusconi e Salvini: che accoppiata!

Ora, a prescindere dalla facilità con la quale non è per niente difficile parlare del personaggio Berlusconi che, non essendo più tra noi, sarebbe meglio lasciar riposare in pace, ci rendiamo conto che, anche in un’occasione come questa, non si perde l’opportunità, come si suol dire, di “buttarla in politica”. Infatti, come scrive Michele Serra in un suo intervento su la Repubblica, nel quale tiene conto del fatto che il Salvini ha di recente aderito al nuovo movimento del despota Orbàn “I Patrioti”, formazione di estrema destra, fortemente filorussa, o meglio filoputiniana: “«Patriottismo», qui e ora, significa precisamene il contrario. Significa costruire una nuova identità nazionale escludente, che considera intrusi, o disfattisti, o antipatriottici (appunto) gli italiani non di destra. Definizione molto vaga e anche impropria, ma è per capirsi. La beatificazione di Berlusconi è parte integrante di questo progetto. È la consacrazione a Padre della Patria del Padre della Destra. È la fazione che si proclama Nazione, un banale cambio di consonante, dopotutto”.

Berlusconi, Padre della Patria? Forse, ma certamente padre di molti rampolli nati dalle diverse mogli e relazioni da lui intrattenute con disponibili fanciulle, che nel 2009 spinsero l’esasperata seconda moglie, Veronica Lario, a definire “ciarpame senza pudore” le candidature femminili alle europee del 2007, proposte dal marito, e il noto giornalista e scrittore Paolo Guzzanti a definire il governo di “Silvio”, una “mignottocrazia” (Guzzanti vs Berlusconi, Aliberti Editore, 2009).

Guzzanti, che agli inizi era un fan di Berlusconi, con il trascorrere del tempo e la vicinanza, si rese conto di che pasta fosse veramente il fatto il “cavaliere di Hardcore” (gioco di parole per indicare il “cavaliere di Arcore”). Sicché fu spinto a scrivere su di lui un corposo volume nel quale riassume la sua vita, e che in alcune sue pagine scrive: “Ho deciso – dopo essere uscito dalle file del partito di Berlusconi – di battermi apertamente contro il suo governo, i contenuti e lo stile del suo modo di fare il Presidente del Consiglio … contro la sua personale e arbitraria politica estera filorussa, contro l’effetto pubblico del suo stile di vita privato, contro il costante progetto di degradazione della figura delle donne, contro la vocazione alla dittatura interna al suo partito e la sterilizzazione del Parlamento, della Costituzione e del ruolo del Presidente della Repubblica … E aggiungo che da qualche anno mi sento profondamente umiliato dal tassista parigino, dalla mia vicina di casa negli Stati Uniti, dal giornalista inglese, o dal turista spagnolo, perché tutti trovano il modo di comunicarmi, ridendo e irridendo, o mostrandosi compunti come a un funerale, che l’immagine, la persona, la presenza, l’azione internazionale di Berlusconi costituiscano uno schiaffo all’Italia, e anche un pericolo, un cattivo esempio e la prefigurazione di quel mostro orwelliano, di cui si parla sempre molto ma che è difficile definire, che è la telecrazia, il potere esercitato attraverso e dallo schermo televisivo”.

Questo accade, secondo Guzzanti e anche secondo me, che ne ho parlato di recente su queste pagine, perché il suo successo è principalmente dovuto al fatto che, essendo un eccellente comunicatore, egli è riuscito ad abbassare e mantenere basso il livello del suo uditorio, sicché il suo messaggio potesse essere compreso in maniera elementare ma efficace da tutti, o per lo meno da quella gran parte di italiani che in Berlusconi hanno visto la proiezione dei loro sogni, e anche la possibilità del “se ce l’ha fatta lui, forse posso farcela anch’io”. Stiamo parlando del popolo che percepisce tutti (e sono tanti) i lati negativi del personaggio, come una virtù: ecco un uomo che è inseguito da accuse giudiziarie di corruzione, in costante pericolo di galera, che vive camminando su una corda sopra un lago pieno di coccodrilli, eppure, questo diavolo d’un uomo, mentre si aggiusta i processi e fa affari con Putin, allo stesso tempo fa il bene di tutti, risana il Paese, riforma la giustizia a sua immagine e somiglianza ma con vantaggio generale, diventa sempre più ricco ma promette di condividere sprazzi di benessere o almeno di parare per tutti la valanga della crisi economica.

È ovvio per tutti gli italiani bene informati che queste poche parole sono assolutamente insufficienti a definire il fenomeno unico nella storia del nostro Paese del berlusconismo e dei suoi mefitici effetti che anche oggi, con il governo che ci ritroviamo, si riverberano su tutti noi. Ecco: questo è l’uomo che il Salvini, il cui scopo nella vita è quello di irritare chiunque, vorrebbe far assurgere a Padre della Patria, cominciando con l’intestargli Malpensa. Ma di Salvini parleremo un’altra volta.

1 commento su “Gloria imperitura?”

  1. Elio Mottola

    Secondo un’opinione tanto diffusa quanto ingiusta, non sta bene parlare male dei defunti. Eppure, come restare muti difronte alla prospettiva seccamente bocciata da Sergio Pollina e chissà da quanti milioni di italiani perbene di intitolare a Berlusconi l’aeroporto di Milano Malpensa? Non si può restare in silenzio e quindi invito i lettori di zonagrigia a sottoscrivere e condividere l’appello per impedire il “decollo” di questa ennesima, simpatica iniziativa del ribollente Salvini: Can you help me out by signing this petition? https://www.change.org/p/malpensa-%C3%A8-di-tutti-no-all-aeroporto-berlusconi

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