Vincitori e vinti. In ogni contesa ce ne sono sempre più di due. Nelle schiere dei vincitori i capi rivendicano a sé la corona e le ghirlande. In quelle dei vinti le colpe sono sempre quelle degli alleati. Schermaglie antiche rinnovate a dismisura nelle molto più pacifiche contese elettorali contemporanee. Inevitabile che lo schema si sia riproposto anche dopo quest’ultima tornata elettorale nell’Unione europea. Nel giornalismo si sono affermate specifiche professionalità per riuscire a raccontare e informare sui tanto complicati, intrigati a volte inspiegabili rapporti di forza tra e nelle forze politiche. L’elezione di parlamentari europei è avvenuta con un sistema proporzionale puro, ognuno per sé, ma poi in Europa e nei singoli Paesi si governa insieme in alleanze mobili, in mega schieramenti, il che rende possibile, troppo spesso noiosa, la ripresa di una campagna propagandistica che sembra non aver mai fine.
Per nostra meritata e conquistata fortuna, nei sistemi istituzionali a democrazia parlamentare un risultato elettorale non definisce per sempre un orientamento politico, non può mai determinare da solo un cambiamento radicale nell’indirizzo economico, sociale e culturale di un paese o, come nel caso dell’Unione Europea, di un volontario raggruppamento di Stati. Anche per questo è necessario, nel commentare i risultati elettorali, utilizzare sempre la massima cautela senza lanciarsi in affermazioni apodittiche. Il confronto e la riflessione sono il sale della democrazia intesa come sistema dinamico.
In questi giorni sono apparse sui quotidiani delle rappresentazioni grafiche per descrivere in modo semplificato i risultati elettorali: si sono assegnati diversi colori ai paesi dell’Unione associandoli ai risultati usciti dalle urne. La Francia colorata di un nero cupo ha per noi rappresentato un vero e proprio pugno nello stomaco. Successive elaborazioni hanno poi evidenziato che, almeno in Italia, gli elettori più giovani hanno un chiaro orientamento verso le formazioni di centro sinistra e di sinistra.
Ci è difficile pensare che improvvisamente la maggioranza dei francesi sia diventata neofascista e che si riconosca in quei valori autoritari, aggressivi e provocatori sbandierati da Marine Le Pen. Ci è altrettanto difficile immaginare che gli elettori italiani, i cittadini, abbiano subito un processo di modificazione culturale così netto nel corso della loro vita. Già perché gli elettori anziani di oggi sono gli stessi che qualche decennio fa erano giovani e portarono le forze politiche della sinistra a raggiungere straordinari risultati elettorali. Qualcosa non quadra.
Siamo tutti di memoria corta e siamo innaturalmente portati a dimenticare avvenimenti e condizioni materiali nei quali abbiamo vissuto anche solo pochi anni fa. C’è stata una cesura nella continuità politica ed economica nell’Europa occidentale, una nuova paradossale unificazione nel triste periodo della pandemia del 2019/2020. I gruppi politici, i partiti coalizzati per governare i diversi paesi, si sono trovati ad affrontare un evento epocale e sono stati costretti ad operare scelte drastiche, anche in palese contraddizione con i programmi politici, le azioni propagandistiche che li avevano portati al governo. Il caso più eclatante è stato quello del secondo Governo Conte. Il Movimento 5 Stelle (M5S) conquistò consensi come partito antisistema. Tra i suoi sostenitori c’erano le associazioni NOVAX, fanatici sostenitori del rifiuto di qualsiasi forma di vaccinazione contro le malattie infettive; c’erano i NOTAV, contrari alle opere di traforo per la realizzazione della linea ferroviaria veloce, e tanti altri gruppi tutti uniti per “abbattere il sistema”. Poi la pandemia. Il M5S al governo in Italia ha dovuto gestire chiusure di attività industriali, economiche e commerciali, limitare la libertà di movimento dei cittadini, gestire una campagna vaccinale di massa, contrattare con l’Unione Europea finanziamenti mastodontici per garantire la ripresa del Paese, il PNRR. L’attuale Governo Meloni, in particolare proprio Giorgia Meloni, ha costruito la sua immagine politica ed istituzionale con una forte connotazione anti tutto. Anti Europa, Anti Stato, Contro ogni regola. Poi però contratta con l’Unione l’erogazione delle diverse trance del PNRR, è costretta a fare i conti sul disavanzo nei conti pubblici e altro ancora. Insomma lei, che cerca e ottiene voti come l’eroina antisistema e antiautoritaria, governa, gestisce il potere pubblico, promette e pratica una politica antilibertaria a partire dall’informazione alla limitazione del diritto all’aborto, mina l’autonomia della Magistratura, sogna un sistema istituzionale che dia più potere al capo del Governo eletto direttamente dal popolo e cerca fondi e finanziamenti dall’Unione Europea. Il suo alleato Salvini spara slogan sulla grande opera pubblica “Ponte sullo stretto”, sperando di usare i soldi europei, di quell’Europa che però detesta e vorrebbe impotente. In Francia, durante la pandemia, a contestare le restrizioni alle libertà personali per motivi di salute pubblica non erano i contadini, gli abitanti dei piccoli centri, la provincia ricca, ma i giovani, gli studenti, i futuri intellettuali della Francia libera e progressista della grande Parigi. Poi il voto a Marine Le Pen.
Intanto i tecnocrati economico-finanziari, i vari Draghi, tacciono e lasciano fare, come si lascia fare il ragazzino discolo che poi, si sa, diventando grande farà il bravo ragazzo.
Che molti politici vestano i panni di imbonitori è cosa forse troppo scontata da meritare più di qualche riga. Ciò che incuriosisce è che riteniamo potrebbe essere un interessante ambito di confronto e di sfida per i progressisti è altro. Oggi noi discutiamo di elezioni europee ma potremmo trovarci a ragionare nello stesso modo dopo le elezioni negli USA. Nei lunghi decenni che ci separano dalla fine della seconda guerra mondiale, in tutte le democrazie occidentali si sono fatti passi da gigante per rendere le nostre società aperte, meno razziste, rispettose dei diritti individuali, in poche parole più liberali, a volte più giuste. Continua ad essere inimmaginabile il risorgere sistematico ed organizzato di forme di governo autoritario come furono il fascismo e il nazismo in Europa. La questione dominante è che oggi il punto cieco della visione dei cittadini elettori si sta allargando a dismisura. La gran massa di persone che beneficiano dei successi e dello sviluppo economico, sociale e democratico, si sente in pericolo, e per questo ha cambiato riferimenti politici e istituzionali. La risibile campagna di Salvini contro l’Europa, il tappo attaccato alla bottiglia di plastica, ne è il simbolo. L’ampliarsi del punto cieco nella visione degli elettori sta premiando forze politiche che predicano bene ma razzolano male. Sicuramente queste forze proveranno ad utilizzare il potere derivato dal consenso elettorale conquistato per restringere gli spazi delle libertà individuali. È ciò che non si riesce a vedere, a percepire con chiarezza.
Per coprire il vuoto visivo presente nella nostra retina usiamo la capacità immaginativa del cervello, muoviamo continuamente gli occhi, muoviamo la testa, ci avviciniamo e ci allontaniamo dal punto che stiamo osservando, usiamo gli altri sensi come l’udito e l’olfatto. Facciamo ciò che ci rende organismi sensienti in grado di adattare l’ambiente in cui viviamo alle nostre esigenze e sviluppiamo strategie adattative. Con il voto europeo pare che gli elettori abbiano perso queste capacità e che si siano concentranti solo sul punto chiaro di visione trascurando tutto ciò che lo circonda. Le destre fanno leva sulla pigrizia e puntano ad oscurare ancora di più alla visione pubblica i “contorni” del loro agire. Le forze progressiste ripropongono gli schemi di sempre rivolgendosi solo al proprio affezionato elettorato.
Contrastare l’avanzare delle Destre dovrebbe essere una priorità ma probabilmente bisognerebbe rompere schemi comunicativi consolidati e impegnarsi per rendere visibile ciò che si oscura. Ci si dovrebbe rendere conto che l’elettorato, se pur pigro, non è stupido e proprio in quel punto cieco ha probabilmente intravisto ciò che di profondamente autoritario si nasconde anche nelle proposte politiche delle forze delle vecchie e nuove sinistre. Ciò che esse stesse non vedono più. Trascurare questi aspetti, rifare i conti solo a partire dalle attuali forze in campo, sarebbe un errore fatale riproponendo l’incapacità di vedere anche le ragioni degli altri.
È ciò che noi intendiamo per dinamica democratica all’interno di una società dove esistono forme concrete di democrazia.