“Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età” (articolo 48 della Costituzione italiana).
Molto spesso si cita l’adagio “un’immagine vale più di mille parole”, ecco questa foto non è stata scattata a Piazza Tienanmen durante la repressione cinese del giugno 1989, né in Corea del Nord, ma nella civilissima Napoli, in Viale Marconi durante una pacifica manifestazione contro il genocidio a Gaza, il 13 febbraio di quest’anno. La ragazza insanguinata non è una feroce terrorista jihadista, ma una mamma di tre figli e sindacalista partenopea, manganellata dalle forze dell’ordine perché manifestava il suo dissenso. Mimì Ercolano, questo è il suo nome, stava esercitando un suo diritto sancito dalla Costituzione Italiana all’articolo 17. Pochi mesi prima un melomane era stato identificato dalla Polizia perché aveva gridato dal loggione della Scala di Milano “W l’Italia antifascista”, non una frase sovversiva ma in linea con i principi costituzionali del nostro Paese. Questi sono solo alcuni dei fatti, nemmeno i più eclatanti, a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi. Ma è davvero questa l’Italia in cui vogliamo vivere?
Una breve riflessione sociologica sugli ultimi decenni trascorsi ci offre una prospettiva chiarificatrice sul disamore sempre più diffuso verso la politica nella società occidentale contemporanea. Studiosi come Zygmunt Bauman, Pierre Bourdieu e Ulrich Beck hanno evidenziato il crescente distacco dei cittadini dalle istituzioni politiche tradizionali, alimentato da una combinazione di fattori tra i quali spiccano: perdita di fiducia nelle istituzioni, percepita disuguaglianza tra le priorità del potere politico e le urgenze della popolazione, irrisolte sfide della globalizzazione. Questo disincanto generale può minare i fondamenti stessi della democrazia, rendendo ancora più urgente il nostro appello alla partecipazione attiva alle elezioni europee attraverso il voto.
È noto a tutti che forti correnti ultranazionaliste soffiano in tutto il continente, minacciando la tenuta dei principi democratici che sono il cuore stesso dell’Unione Europea. Questo rigurgito, che sembra provenire direttamente dal passato, può essere fermato solo attraverso un’azione decisa e collettiva. Le cifre parlano chiaro: alle ultime elezioni europee la percentuale di partecipazione è stata scandalosamente bassa. In molti paesi, meno della metà degli aventi diritto ha effettivamente votato. Questo non è solo un segno di apatia, ma anche un pericolo per il futuro dell’Europa e per la sua integrità democratica. Chi crede che il proprio voto non abbia importanza, dovrebbe riflettere sulle battaglie che le persone in passato hanno fatto per reclamare l’esercizio della democrazia diretta. Dovrebbe informarsi sui paesi del mondo ancora costretti a dittature autocratiche, a imposizioni e divieti che ledono ogni diritto.
Ogni voto è un passo verso la difesa e il rafforzamento dei principi democratici che spesso diamo per scontati. In questo vuoto di espressione del popolo astensionista, si sono infiltrati partiti che non riflettono il modo di sentire della gran parte della nazione italiana. Questo sottolinea l’importanza di uscire dalle ombre dell’astensione e dell’indifferenza, per influenzare il corso degli eventi e proteggere i valori fondamentali della democrazia. La storia ci insegna che anche il nazional socialismo di Hitler e il partito fascista di Mussolini arrivarono al potere attraverso le urne, per poi trasformarsi, accentrando tutti i poteri e distruggendo ogni opposizione con la violenza, nelle peggiori dittature che la storia ricordi. Rammentiamo che le elezioni sono solo il primo passo nella difesa della democrazia e dei diritti inalienabili di ogni cittadino, prendiamo in considerazione il fatto che occorre essere vigilanti sulle derive autoritarie prese dal nostro Paese. È importante sottolineare che non pochi partiti italiani hanno candidato, per le elezioni del 6 – 9 giugno prossimo, i propri leader o figure di spicco per attrarre il voto, ma con un aspetto poco noto: se eletti, di fatto non andranno mai a Bruxelles. Verrà invece scelto il primo dei non eletti della lista del partito. Questa pratica arbitraria non solleva interrogativi sulla trasparenza e sulla scarsa considerazione verso gli elettori, questi meschini tecnicismi, usati al limite della tracotanza, non v’indignano?
Allora, per tutti quelli che non si identificano con l’ultranazionalismo, la discriminazione verso i migranti, l’amicizia con paesi guerrafondai, i bavagli alla libertà d’opinione, le operazioni retrograde sull’abolizione dei diritti conquistati dalle donne e dalle comunità LGTBQ, gli annunciati limiti all’esercizio del potere giudiziario, il voto è l’ultima risorsa! Se pur nessun partito vi aggrada, turatevi il naso e votate per quello che ritenete il meno peggio. Per una volta “votare contro” sia la cosa che accomuni tutti quelli che non vogliono rivivere lo spettro della dittatura delle destre.
Consideriamo che nel prossimo quinquennio l’Unione Europea si troverà di fronte a sfide cruciali: dal cambiamento climatico alla transizione energetica, dalla gestione dell’immigrazione alla recessione economica, alla promozione della pace e della sicurezza. È quindi fondamentale che ogni cittadino faccia sentire la propria voce e influenzi il futuro di questa comunità. Il nostro voto deciderà quali deputati al Parlamento europeo ci rappresenteranno nell’elaborazione delle nuove leggi e influenzeranno l’elezione della Commissione europea. Queste decisioni plasmeranno la nostra vita quotidiana e quella di molti altri. Non possiamo permetterci l’apatia o l’indifferenza. Ogni voto conta e ha il potere di influire sul destino di milioni di persone. I nostri valori, i nostri diritti e il nostro benessere dipendono dalla nostra partecipazione attiva al processo decisionale. Non permettiamo che altri decidano per noi. Conserviamo, nei limiti del possibile, il controllo del nostro futuro e costruiamo insieme un’Europa più forte, più giusta e più inclusiva. Il momento di agire è adesso. Il futuro dell’Europa e della nostra nazione è, più che mai, nelle nostre mani.
“Il peggior analfabeta è l’analfabeta politico. Non sente, non parla, né partecipa agli eventi politici. Non sa che il costo della vita, il prezzo del fagiolo, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine dipendono dalle decisioni politiche. L’analfabeta politico è così stupido che si vanta e gonfia il petto dicendo che odia la politica. Non sa, il poverino, che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il bambino abbandonato, e il peggior di tutti i banditi che è il politico imbroglione, il corrotto, e il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.” Bertolt Brecht
Bravi Bertolt Brecht e Raffaele Catania che ci riporta il tutto.