La Settimana Santa 2024 passerà alla storia come la settimana della Magistratura. Si comincia con quella ungherese che, negando i domiciliari ad Ilaria Salis, ha “dovuto” dimostrare la propria assoluta indipendenza dal potere esecutivo, il quale a sua volta ha “voluto” dimostrare la sua assoluta indipendenza dall’Europa imponendo nuovamente alla detenuta catene e manette. Chissà se Orban ha preannunciato il suo comportamento alla Meloni. Data questa atroce premessa, fa piacere immaginare che la Schlein stia pensando di candidare la Salis alle europee. Mentre il PD valuta l’opportunità politica di questa mossa e soprattutto il suo effetto sulla condizione detentiva della Salis, non sono mancate, come nella migliore tradizione della sinistra, obiezioni circa la sua attitudine a svolgere degnamente le funzioni di europarlamentare. Ai soliti ipercritici dovremmo certamente riconoscere che la Salis non sa cantare come Iva Zanicchi, europarlamentare con tanto di marchio Berlusconi ma che, anche se fosse concesso alla Salis, una volta eletta, di esercitare le funzioni dalla cella in cui dovesse essere costretta a restare, la sua presenza effettiva sarebbe di poco inferiore a quella assicurata da Salvini, che stabilì a suo tempo il record di assenze dall’Europarlamento.
Ma, venendo alla magistratura nostrana la cui indipendenza appare messa in seria discussione già dalla decisione governativa di sottoporre i candidati ad un test psicoattitudinale di ingresso alla carriera, la figura di spicco è senza dubbio quella del Capo della Procura di Napoli. Intervistato in proposito, Gratteri si è subito detto favorevole sempreché il test sia somministrato anche a chi governa, affiancandolo, in questo caso, con test antialcolici e antidroga, probabilmente pensando allo stato confusionale di chi ha concepito questo folle provvedimento puramente propagandistico. Che poi tanto folle, alla fine, non è. Un test di ingresso ci avrebbe risparmiato l’acredine con la quale il “magistrato” Nordio sta saldando i conti con i suoi colleghi e forse un secondo test avrebbe evitato di assistere all’acquiescenza con la quale il “politico” Nordio esegue prontamente tutte le direttive che gli vengono dal triumvirato che guida il governo, costituito, in armonia con la denominazione di genere prescelta della Meloni, da “un premier” e da due vicepresidenti. E sono molti i politici ex magistrati che un test psicoattitudinale appropriato avrebbe potuto tenere utilmente fuori da almeno una delle due delicate funzioni. Pensiamo a Di Pietro, a De Magistris e, last but not the least, a Emiliano, capace di dilapidare con una mossa sola il grosso favore che aveva fatto al povero De Caro il ministro Piantedosi nominando la commissione per valutare lo scioglimento del consiglio comunale di Bari.
Ma, a pensarci meglio, il test psicoattitudinale per l’accesso alla magistratura sarebbe stato utile proprio allo stesso Gratteri se gli avesse diagnosticato l’incontenibile propensione alla lotta contro la criminalità organizzata che lo ha portato a vivere venticinque anni con la scorta e ad inghiottire tante pillole amare. Forse un’adeguata indagine avrebbe negato l’ingresso in magistratura anche a Falcone, a Borsellino e a tutti quegli “incoscienti” magistrati che hanno consapevolmente rischiato la propria esistenza e il lutto dei loro cari per combattere le mafie. Inutilmente, peraltro, perché le mafie sono ancora tra noi, più potenti di prima.