La compagine governativa comincia a mostrare qualche piccola crepa. Nulla di allarmante per Meloni & Co. ma i sondaggi segnalano un leggero cedimento nella base elettorale. Ed in effetti nella costellazione dei vari gruppi sociali e delle corporazioni foraggiate dalla Meloni non manca un certo malcontento. Pensiamo agli agricoltori nonché ai sindaci e ai presidenti delle regioni del sud. D’altra parte si acuiscono i contrasti all’interno della coalizione di governo tra FdI, Lega e, in misura minore, Forza Italia mentre dalla stampa (Domani del 17 febbraio) ci giunge voce di conflitti interni al partito della Meloni tra gli appartenenti alla sua cerchia ristretta (la sorella Arianna, Lollobrigida, Donzelli) e quelli che non ne fanno parte (Urso, Rampelli, Foti), volti a conquistare aree di influenza locale in vista delle prossime elezioni regionali.
Crescono nel Paese anche le aperte critiche ai provvedimenti adottati dal Governo: dure proteste dei magistrati per le inaccettabili restrizioni imposte da Nordio, reazioni di CGIL e UIL, ma non solo, alla normativa che incentiva i subappalti nell’affidamento della realizzazione di opere pubbliche con innegabili ricadute su quella che è ormai diventata una vera e propria strage di lavoratori. Sembra che su quest’ultimo tema anche la CISL stia finalmente uscendo dal torpore in cui l’ha cacciata la guida ambigua del segretario Sbarra.
Anche la CEI, la Conferenza Episcopale Italiana, sulla scia della visione bergogliana della società e del mondo, sta prendendo posizioni critiche sull’operato del Governo, l’ultima delle quali giudica apertamente inutile l’accordo stipulato con l’Albania per ospitare un numero peraltro esiguo di immigrati non aventi diritto all’asilo: dopo le “toghe rosse” avvistate da Berlusconi tanti anni fa appaiono all’orizzonte del Governo Meloni anche le ”eccellenze vescovili rosse” (le “eminenze cardinalizie” sono rosso porpora di per sé).
Di fronte ai sia pur deboli scricchiolii del Governo in carica il fiuto politico, per non dire il comune buon senso, suggerirebbe alle opposizioni di approfittarne per contenere la prevista vittoria della destra alle prossime elezioni europee. Invece, mai come in questo momento, il fronte appare diviso, come dire “S’ode a destra uno squillo di tromba ma a sinistra rispondono solo vaghe dissonanze”. La Schlein nel PD sembra abbandonata a sé stessa: non si sentono squilli di tromba da parte dei maggiorenti del partito come Franceschini, Bonaccini, Letta, Zingaretti, Serracchiani. Il solo Orlando le dà di tanto in tanto una mano.
La convergenza con i pentastellati appare inchiodata alla sola richiesta del salario minimo. Non si capisce perché Conte, come peraltro Beppe Grillo tuttora attivo dietro le quinte, non abbiano capito che gli esiti delle elezioni europee non li avvantaggeranno nel confronto col PD perché il loro movimento non ha mai brillato in questa competizione. Dal canto suo, Vincenzo De Luca, che appare al momento il più risoluto oppositore della Meloni, lo è anche della Schlein. Rimane il solo Landini a fiancheggiare concretamente le posizioni della Schlein nelle tematiche sociali nonché l’approvazione spesso manifestata da Prodi e Bersani, entrambi evidentemente inascoltati.
Eppure sono tanti i temi sui quali sarebbe urgente trovare un’intesa capace di scuotere la vasta area dell’astensionismo: la lotta alla povertà crescente, all’aumento generalizzato dei prezzi, spesso ingiustificato, allo sperpero di denaro per la costruzione di un ponte sullo Stretto che non sarà mai realizzato, all’autonomia differenziata che aggraverà nelle regioni meridionali le già precarie condizioni dell’assistenza sanitaria e della scuola, ad una riforma fiscale iniqua che danneggerà lavoratori dipendenti e pensionati. E poi c’è da invertire la rotta in materia di evasione fiscale, di salvaguardia dell’ambiente, di rafforzamento dei poteri dell’Unione Europea, di rispetto dei diritti della persona e di ripristino dell’autonomia della magistratura oggi minacciata. Insomma un oceano di argomenti forti sui quali poggiare una propaganda efficace che invece non decolla e si disperde in inutili lacerazioni sugli armamenti all’Ucraina o sulla feroce ritorsione israeliana all’attentato di Hamas, tutte questioni di assoluta priorità per la soluzione delle quali però nulla può fare il nostro Paese da solo. Sul tema astratto della pace si innesta l’ulteriore frattura provocata da Michele Santoro con la creazione del suo nuovo partito. In questo quadro così frammentato si ha l’impressione che la sola Schlein cerchi la convergenza sia dentro che fuori del proprio partito. Quando gli altri attori della sinistra e del resto dell’opposizione si renderanno conto che le divisioni li condurranno tutti alla sconfitta già a partire dalle prossime elezioni europee?