Domenica scorsa, 10 dicembre, si è conclusa la ventiduesima edizione della “Fiera nazionale della piccola e media editoria”. Un appuntamento atteso dagli addetti ai lavori, ma anche dal pubblico di lettori e di curiosi che di anno in anno, dal 2002, nella prima settimana di dicembre affluiscono sempre più numerosi a Roma, all’EUR, presso la Nuvola di Fuksas.
Il tema scelto dagli organizzatori per quest’anno è stato il titolo di un gioco per bambini: “Nomi, cose, città, animali”; forse a voler dire che, come adulti, dovremmo ritrovare il senso del gioco che con la sua leggerezza dà a ciascuno di noi, fin da bambini, un metodo per relazionarci e incontrarci nel rispetto; o ancora pensando alla suggestione del concetto di leggerezza di calviniana memoria.
Grande il successo della manifestazione anche per questo 2023: in chiusura le stime hanno confermato oltre 115.000 presenze, distribuite a partire dal giorno 6 dicembre. Giusto per offrire un report seppur conciso, mi sembra opportuno aggiungere che ben 594 sono stati gli espositori provenienti da tutta la Penisola, distribuiti su due piani. Più di 600 gli appuntamenti con ospiti di rilievo nazionale e internazionale che con i propri interventi hanno arricchito la manifestazione, si sono confrontati col pubblico e tra loro sulle strategie da intraprendere a sostegno di un settore in difficoltà.
È innegabile che nel nostro Paese la carta stampata in genere non gode di ottima salute e nel contempo i lettori assidui vanno scemando, nonostante ciò le offerte editoriali continuano ad essere variegate e di spessore culturale, spaziando dalla letteratura per l’infanzia con libri sempre più accattivanti per attrarre i piccoli lettori a quella per i giovanissimi seguendo le attuali inclinazioni; dalla narrativa tout court alla saggistica specializzata nei vari settori, a volumi pregevoli per contenuto e rilegatura.
In questo gioco delle parti gli editori hanno svolto egregiamente la loro parte, e i lettori? Dal continuo via vai, dalle soste davanti ai singoli stand e dalle borse piene di libri mi è sembrato che anch’essi non siano venuti meno al proprio ruolo.
In conclusione, l’impressione di ritorno è stata davvero quella di sentirmi dentro una “nuvola” sotto un vero e proprio cielo di carta.