Mi sono accorto che non c’è più motivo alcuno per proseguire la stesura del “Diario di uno che vorrebbe capire”. Combattuto tra due opposte conclusioni, “non capirò mai” oppure “ho capito tutto quello che c’era da capire e ne sono spaventato”, ho concluso che in entrambi i casi è meglio aprire una nuova rubrichetta che commenti la grama attualità ridendoci sopra. L’ho perciò battezzata “Riso amaro” con una strizzatina d’occhio al celebre film degli anni Cinquanta di cui alla locandina.
Tanto per cominciare mi è caduto sotto gli occhi quello zuzzurellone di Salvini (la scelta dell’ultimo lemma del vocabolario per aggettivare la figura del leader della Lega non è casuale): nella sua marcia di avvicinamento al fascismo più puro ha optato, nella recente kermesse di Firenze, per un’inedita “mise” totalmente nera. Alle prossime uscite lo vedremo forse col fez e i pantaloni alla zuava. Ci si chiede come fanno quei pochi colleghi di partito più moderati e meno chiassosi (si pensi a Giorgetti, Zaia, Fedriga e qualche altro amministratore locale) a non dissociarsi da un personaggio che si avvia probabilmente ad una riedizione del disastro del Papeete. Stesso interrogativo per i suoi elettori più moderati, ammesso che ce ne siano: come faranno a tollerare l’abbandono del “verde padania” e lo sperpero per il ponte sullo Stretto? Quanto alla sua concorrenza pre-elettorale con la Meloni, cosa pensare? Quel che è certo è che prima delle europee ci saranno manifestazioni apparentemente unitarie nelle quali gli alleati di governo si presenteranno, c’è da giurarlo, senza le insegne di partito: saranno ammessi solo i manganelli.
Che questa maggioranza sia pericolosa è un dato di fatto di cui molti sono consapevoli. Non tutti, però, e tra questi gli ingenui deputati di Sinistra Italiana i quali nella seduta del 5 novembre, nell’intento di manifestare plasticamente il loro dissenso dalle decisioni del Governo, si sono alzati volgendo le spalle al banco dove sedevano alcuni ministri e sottosegretari: imprudenza clamorosa che agevola l’attitudine della maggioranza a “raggirare” le opposizioni. È preferibile opporsi di petto.
Naturalmente sono tanti gli spunti che il comportamento degli esponenti di questa destra offre a chi vuole fare dell’ironia o anche dell’umorismo a buon mercato. E cosi al generale Vannacci, che aveva forse coltivato la speranza di candidarsi nelle liste elettorali della Lega sussurrando “Vengo anch’io”, Crosetto, che ha l’orecchio fino, gli ha intimato “No, tu no!”, come nella vecchia canzone del quasi omonimo Jannacci.
E l’orecchio di Crosetto merita una segnalazione a parte per aver colto tra le righe delle posizioni esposte in un’assemblea di magistrati un complotto della Magistratura contro il Governo. Il senso dell’udito evidentemente non è ben distribuito tra i massimi esponenti di FdI: mentre Crosetto sente anche gli ultrasuoni, dal palco d’onore del Teatro alla Scala, apprezzato in tutto il mondo per la sua invidiabile acustica, La Russa si è persa la parte più interessante dell’esortazione pronunciata da un eroico loggionista: ha udito “Viva l’Italia” ma non la qualificazione “antifascista” che la completava. È quindi escluso che sia stato lui a spingere la Digos a identificare l’eroico loggionista ma piuttosto qualche zelante collega, forse lo stesso che ha imposto al capotreno del Frecciarossa la fermata eccezionale per il ministro Lollobrigida.