Una scintilla di umanità

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Ostaggio liberato da Hamas (Fonte: www.informazione.it)

Non bastavano le scene strazianti che ci arrivavano dall’Ucraina martoriata da Putin. Hamas ha deciso (in piena autonomia?) una sanguinosa ed esecrabile incursione in Israele. Immagini ancora più atroci di dolore, di disperazione, di distruzione si sono sovrapposte a quelle che raccontano lo scempio perpetrato da Putin ai danni dei civili ucraini.

La reazione di Israele si è presto rivelata essere un mostruoso tentativo di genocidio, forse premeditato, una risposta che sembra quasi voler riscattare l’Olocausto. Alla luce delle continue vessazioni inflitte nei decenni da Israele ai civili palestinesi viene quasi da pensare che molti di loro detestano l’Occidente perché colpevole, con la liberazione dell’Europa dal nazismo, di avere lasciato a metà lo sterminio degli ebrei.

Nel clima di odio che, non da oggi, ammorba la scena politica mondiale ci si è gradualmente assuefatti alla rappresentazione della violenza e della crudeltà che ci somministra la cronaca. Diamo ormai per scontata la violazione della Convenzione di Ginevra (il punto più alto mai raggiunto dalla comunità internazionale per rendere meno disumano il comportamento dei belligeranti), il coinvolgimento dei civili nelle strategie di annientamento del nemico ed anche la tortura sistematica dei prigionieri, iniziata da George W. Bush a Guantanamo.

Né è possibile giudicare tutti i criminali di guerra: la Corte Penale Internazionale dell’Aia, creata in esecuzione del trattato di Roma, non ha infatti una giurisdizione universale ma limitata ai soli Paesi che lo hanno sottoscritto e ratificato. Inutile dire che tra quelli che non lo hanno ratificato troviamo, tra gli altri, gli Stati Uniti, la Cina e, guarda caso, la Russia e lo Stato di Israele che, evidentemente, non hanno voluto privarsi del sacrosanto diritto di compiere crimini di guerra.

Pur in uno scenario così avvilente la tv ha tuttavia diffuso nel mondo un fatto sorprendente: lo scambievole saluto tra una delle anziane donne israeliane prese in ostaggio da Hamas e il miliziano col passamontagna che, a seguito del riscatto, l’ha scortata fino al luogo del rilascio. Come molti avranno notato, la signora, che aveva già mosso il passo definitivo verso la libertà, si è volta indietro per salutare il suo accompagnatore che ha risposto a sua volta con grande deferenza. Solo un attimo è durato questo gesto di intesa, troppo poco per valutare quanto i due protagonisti ne fossero consapevoli. Certamente la vecchia signora voleva esprimere un segno di gratitudine. Perché? Quanto sarà durato il rapporto con quel miliziano per fargli guadagnare la considerazione dell’anziana signora? L’aveva forse assistita per tutto il tempo della detenzione? Era forse scattata nella vecchia signora la sindrome di Stoccolma? Avrà mai guardato il suo carceriere a viso scoperto? Si sarà mai chiesta, e ce lo chiediamo anche noi, quanta morte avesse seminato in nome di Allah questo ossequioso accompagnatore? A quasi tutte queste domande la vecchia signora potrà, se vuole, dare una risposta. Solo l’ultima resterà per sempre inevasa. E tuttavia ci piace interpretare questo minuscolo episodio come un gesto di reciproco rispetto tra nemici che non si odiano. Ma non ci culliamo in illusorie speranze: la guerra, anzi le guerre, andranno avanti con l’inarrestabile, folle crudeltà che circola oggi nel mondo.  

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