Fare o porsi domande è l’essenza del progresso. Se non ci ponessimo domande non saremmo poi tanto diversi da un’ameba, che vive, si riproduce e muore senza essersi mai chiesto il perché.
Oggi, diversamente dai secoli e dai millenni passati, sono molte le domande che hanno trovato una risposta ma, ed è innegabile, sono molto più numerose quelle che ancora non ce l’hanno e quelle che non l’avranno mai. Solo a mo’ di esempio: se qualcuno costruisse l’acquario più grande del mondo per mettervi un solo pesciolino rosso, sarebbe più che logico chiedersi il perché, per un’opera così impegnativa e, apparentemente così inutile. A prima vista sembrerebbe un inutile spreco di denaro e di energie.
Spostando quest’esempio e le relative domande che esso comporta in una dimensione infinitamente più grande, universale, la domanda può essere posta in questi termini: perché creare [per chi crede in Dio] un universo infinitamente grande, così grande —miliardi e miliardi di anni luce — con l’infinita serie di enormi stelle, sistemi solari con pianeti orbitanti intorno ai rispettivi “soli”, buchi neri in grado di inghiottire il cosmo, insieme a un dispiego di energia tale che una sua minima parte basterebbe per soddisfare all’infinito i bisogni della Terra e che invece va dispersa a beneficio di nessuno? Perché dare origine a sterminati universi (sì, universi, c’è chi ne ipotizza l’esistenza di diversi, uno fra i tanti è il fisico teorico Christophe Galfard in L’universo a portata di mano, Ed. Bollati Boringhieri) per poi concentrarsi su quel minuscolo granello di sabbia che è il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti simili a formiche, se poi basterebbe che un piccolo asteroide vagante nello spazio incrociasse l’orbita terrestre, per por fine in un solo istante a più di quattro miliardi di anni di vita della Terra, polverizzando tutto ciò che esiste in essa, non lasciandone il benché minimo ricordo in uno spazio indifferente, la cui esistenza continuerebbe come se non fosse accaduto niente?
Non si tratta di una domanda insensata, perché basta fare uno studio approfondito dell’argomento per apprendere che eventi simili sono già accaduti nel passato, e le prove scientifiche lo confermano senza ombra di dubbio, e niente potrà impedire che si ripetano nel futuro. Tanto per fare uno dei tanti esempi che potrebbero essere portati alla nostra attenzione, facciamo riferimento all’estinzione dei dinosauri, la cui esistenza e scomparsa improvvisa nemmeno il più bigotto degli uomini di “fede” potrebbe mettere in discussione. Circa 250 milioni di anni fa la terra era popolata da una sterminata varietà di creature, alcune d’esse di dimensioni gigantesche: i dinosauri. Un mattino di 66 milioni di anni fa, dopo 150 milioni di anni di evoluzione, una sfera di fuoco gigantesca si abbatté improvvisamente sulla superficie del nostro pianeta e pose fine in un istante a tutto ciò che in milioni di anni si era sviluppato, estinguendo quasi del tutto ogni forma di vita terrestre e marina e, definitivamente, i dinosauri.
Tutto questo è accaduto infinite volte nel corso dei miliardi di anni trascorsi dal Big Bang, e continuerà ad accadere senza che nessuno possa impedirlo. Abbiamo detto possa, ma se fossimo dei fondamentalisti religiosi potremmo dire voglia; sì, perché questi uomini di fede dovrebbero interrogarsi sul perché l’Onnipotente, dopo aver dedicato miliardi di anni a curare lo sviluppo di infinite forme di vita, o come dice una traduzione biblica di “anime viventi”, non abbia mosso nemmeno una delle sue onnipotenti dita per impedirlo. E chiedersi anche che rapporto può esservi fra la creazione di Adamo ed Eva (circa 6.000 anni fa, secondo loro) con una terra già brulicante di vita da 300 milioni di anni.
Il laico, al contrario, al posto della “fede” (che per definizione è “cieca”), mette la “ragione”, ed è sulla base d’essa che cerca risposte, quali esse siano, non obbligate alla “difesa di Dio”, o a riconoscere la “sconfitta di Dio” (Sergio Quinzio). Se, infatti, tutto ciò che accade è volere del Creatore, è perfettamente inutile che l’uomo si arrovelli per cercare delle risposte o, volendo andare agli estremi, per impedire che cose del genere possano accadere e trasformare tutto ciò che esiste in atomi vaganti nello spazio. Colgo l’occasione per citare una riflessione del già menzionato Galfard che nel suo libro scrive: “Inoltre, già che ci siamo, ecco un’altra buona notizia: il fatto di aver appreso tutto ciò che abbiamo appreso rende noi umani differenti da tutte le altre forme di vita mai vissute sulla Terra. E questo è un bene, perché la maggior parte delle altre forme di vita si sono estinte. I dinosauri hanno dominato la superficie del nostro pianeta per circa duecento milioni di anni, laddove noi lo facciamo da non più di alcune centinaia di migliaia. Hanno avuto tutto il tempo per interrogarsi sul loro ambiente e capirne qualcosa. Ma non l’hanno fatto. E sono morti. Oggi noi umani possiamo almeno sperare di individuare un asteroide potenzialmente pericoloso con un anticipo sufficiente a tentare di deviarlo. Per cui abbiamo già dei poteri che i dinosauri non avevano. Forse non è bello da dire, ma con il senno di poi si potrebbe collegare l’estinzione dei dinosauri alla loro mancanza di conoscenza della fisica teorica” (p. 15).
A questo punto è opportuno ritornare all’inizio e porsi la domanda di importanza vitale: perché da quando l’Uomo esiste sulla terra ha quasi sempre prevalso la malvagità, il male, le guerre, le carneficine, lo sterminio delle persone? Perché questa ferinità della razza umana che ebbe inizio, sempre secondo il mito della Genesi, con l’assassinio da parte del terzo uomo (Caino), del quarto (Abele), che per di più era suo fratello, al punto che, riferisce la tradizione biblica, Dio stesso che sapeva ciò che stava per accadere e non fece niente per impedirlo, poi si scagliò contro Caino e gli disse: “La voce del sangue del tuo fratello grida a me dalla terra” (Gen. 4:10).
Quella voce del sangue non ha smesso mai di gridare e continuerà a farlo per i secoli avvenire. Cercarne le cause è del tutto inutile perché esse sono collegate strettamente con la natura umana, che nella sintesi genesiaca ebbe inizio con un efferato omicidio, e che continuò con i vari “popoli di dio” (Ebrei, Babilonesi, Ittiti, Cananei, Gebusei, Sumeri, Accadici, e molti altri) che, nel nome del loro dio, si sentivano rivestiti dell’autorità di spazzar via tutti gli altri, compiendo così un atto di fede. Stessa, identica cosa avvenne per quello che ancor oggi si ritiene “il popolo di Dio”, Israele, o meglio gli Ebrei, essendo l’ebraismo una religione e l’Israelismo una nazionalità, sebbene molto spesso le due cose coincidano. Chi volesse farlo, basterebbe che leggesse nel libro di Giosuè ciò che il suo dio gli disse e gli ordinò di fare: “Il tuo territorio si estenderà dal deserto e da questo Libano al gran fiume, il fiume Eufrate, cioè tutto il paese degli Ittiti e fino al mare Grande verso il tramonto del sole” (Gios. 1:4). Ovvero: ti do la loro terra. Basta poi continuare la lettura dell’intero libro biblico per leggere con millenni d’anticipo ciò che sta accadendo in questi giorni a Gaza e in Israele. Cambiano le armi, certo, ma tutto il resto: la ferocia, la disumanità, il bagno di sangue innocente, vecchi, donne, bambini, è identico, a dimostrazione che millenni di civiltà non sono poi serviti a molto quando si tratta di guerre, religiose o meno, non importa. Caino è sempre presente, e anche per motivi futili, come l’invidia, non esita a scannare suo fratello. Sì, fratello, come per chi non accetta il fatto dell’evoluzione dovrebbe ben sapere, in quanto tutti gli esseri umani discendono dal terzo figlio della prima coppia, Set, sul quale non vi è nessuna indicazione di razza, e niente fa supporre che i suoi genitori non fossero bianchi. A questo punto mi viene in mente una domanda che giro a tutti i credenti, e specialmente ai bianchi colonizzatori dell’oriente e dell’occidente che, negli Stati Uniti erano prevalentemente di fede protestante, così come in Inghilterra, paese che ha colonizzato mezzo mondo. Entrambe queste nazioni “cristiane”, hanno inventato ed esercitato la più brutale segregazione razziale degli ultimi secoli, pur sapendo che i loro “schiavi” erano “figli di dio” proprio come loro.
Giunto fin qui ritengo necessaria una precisazione, dato che ho fatto riferimento alle recenti stragi di Hamas e all’invasione d’Israele della striscia di Gaza. Io non sono dalla parte di nessuno dei contendenti e sono il primo a invocare un cessate il fuoco che risparmi altri lutti, sangue e dolore. Ma, come dice in un bell’articolo Luigi Manconi: “È possibile disertare? Non intendo dire restare indifferenti o assumere una posizione equidistante, bensì sottrarsi alla logica bellica degli opposti schieramenti in campo — filopalestinese, filoisraeliano — e adottare un punto di vista che vada oltre questa tragica spirale di morte”. L’articolo di Manconi è ampio ed egregiamente articolato e rispecchia esattamente il mio punto di vista sugli avvenimenti in corso. “Per capirci” — egli spiega — resto convinto che tra le antiche ragioni di quella tragedia vi sia la mancata fondazione di uno stato palestinese all’epoca della formazione di quello d’Israele; e che tra quelle recenti pesi assai significativamente l’occupazione dei territori palestinesi e la politica di colonizzazione messa in atto dai governi israeliani. Ma non mi basta, limitarsi a questo rischia di alimentare il giustificazionismo morale che inevitabilmente porta a ritenere Hamas come l’espressione — magari deformata — di una causa giusta. Così non è. Per questo bisogna tornare al 7 ottobre scorso e alla carneficina, a opera di Hamas … Condivido l’opinione di quanti hanno definito quel massacro come l’azione più efferata dopo i crimini della Shoah”. Così Manconi conclude: “Per questo quello che vorrei riuscire a dire e a motivare è una posizione che non si schieri con una fazione o con l’altra, bensì esclusivamente da parte delle vittime quando come tali si presentano a noi con tutto il loro carico di dolore … Penso che sia nostro compito … farci carico del dolore di tutti, cercando di porvi rimedio nei limiti delle possibilità e delle responsabilità di ognuno e tentando di disinnescare il dispositivo infernale della vendetta che chiama vendetta … Questo non significa ignorare la storia e la geografia e le dinamiche politico-diplomatiche: si tratta piuttosto di constatare che siamo precipitati in una dimensione che eccede tutto questo e che si presenta come dis-umana, dove serve qualcosa di più dei consueti strumenti di analisi e di intervento. E dove tutti dovremmo essere capaci di andare oltre la miseria degli schieramenti convenzionali e della logica marziale, o di qua o di là: quella che impone sempre di sacrificare un pezzo di umanità a vantaggio di un altro pezzo di umanità”. (la Repubblica, 25 ottobre 2023). Leggere l’intero articolo è molto più illuminante rispetto ai pochi brani che ne ho estrapolato.
Non vi sarebbe altro da aggiungere a queste parole, se non che da esse scaturisce un elemento fondamentale, la cui definizione è stata menzionata all’inizio di questo articolo: la RAGIONE. Noi, a differenza di tutte le altre specie viventi, ne siamo dotati, anche se spesso non ne facciamo buon uso. Citando Galfard abbiamo appreso che potrebbe essere possibile perfino deviare un asteroide; perché, allora, non cercare di deviare questa logica di terrore e di sangue che da millenni opprime l’umanità? Mi sia consentito a questo punto un pensiero totalmente utopistico: vorrei che un giorno non lontano si potesse aggiungere un versetto all’ipotetico libro del Genesi, e cioè al versetto 31 del primo capitolo: “E venne sera e poi mattina: sesto giorno. Il nuovo versetto dovrebbe dire: “E venne sera e poi mattina e poi la pace fra tutti gli uomini. Settimo giorno”. Mi auguro dal profondo del cuore che qualcuno possa scriverlo e realizzarlo. Abbiamo la ragione sufficiente per farlo.