Storie di ordinaria follia

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L’isola delle Rose (fonte: wikipedia)

Le sortite, a volte gratuite, di numerosi esponenti della maggioranza sono spesso molto discutibili, come lo è, d’altra parte, la gran parte dei provvedimenti del Governo. Talvolta sotto il profilo della legittimità costituzionale, talaltra sul piano dell’utilità e dell’efficacia. Gli esempi non mancano, ma valgano per tutti le dichiarazioni e i provvedimenti in materia di immigrazione e di diritti civili.

Sempre più frequenti diventano invece le esternazioni e le proposte che si collocano decisamente nella sfera della astruseria pura o, se vogliamo essere meno clementi, del ridicolo. Spicca fra tutte l’idea balzana avanzata da Michaela Biancofiore, senatrice altoatesina di FI con numerose legislature alle spalle e attualmente presidente del gruppo parlamentare “Civici d’Italia – Noi Moderati” (moderati si fa per dire). In un’intervista su La7 nel corso di un talk show, ha dichiarato, provocando la malcelata ilarità degli altri ospiti, che la soluzione del problema dell’immigrazione è elementare: la creazione, in mezzo al Mediterraneo, di un’isola artificiale da realizzare, ha precisato, con l’approvazione e il supporto dell’ONU, dell’UE e degli USA, nella quale sistemare le orde di immigrati irregolari. Altro che immaginazione al potere! Insomma qualcosa che ricalca, ingigantendola, la famosa “Isola delle Rose”, piattaforma costruita nel 1958 al largo della costa romagnola fuori dalle acque territoriali da un ingegnere bolognese visionario, che vi insediò una piccola comunità proclamando una repubblica indipendente poi cessata nel 1969 e ricordata nell’omonimo film del 2020. L’isola artificiale partorita della Biancofiore resterà invece, realisticamente, nella estrosa mente in cui è nata e nella esilarante ripresa televisiva. Non arrecherà quindi danni a persone o cose.

Molto concrete ed inique saranno invece le conseguenze del decreto concepito dalle menti congiunte della Meloni e del ministro Piantedosi che istituiscono una multa, un’ammenda o meglio un nuovo “pizzo” da pagare al Governo. Si tratta di una somma che gli immigrati richiedenti asilo provenienti da un paese ritenuto “sicuro” e sforniti di documento di identità dovranno versare, se vogliono evitare di essere reclusi nei centri per il rimpatrio. L’importo, che l’acribia irridente del Governo fissa precisamente in 4.938 euro, dovrà essere versato in unica soluzione mediante fideiussione bancaria (!) o polizza fideiussoria assicurativa (!) a garanzia delle spese per un alloggio adeguato nel territorio nazionale durante il periodo massimo di 28 giorni previsti per l’esame della richiesta di asilo, nonché per la fornitura dei mezzi di sussistenza e, infine, per l’eventuale rimpatrio. Un vero obbrobrio che si aggiunge alla insana e crudele norma che ha esteso a 18 mesi il periodo di detenzione nei centri per il rimpatrio.

Quelli appena richiamati non sono che i più recenti spropositi forgiati dalle fertili menti di chi ci governa. Se vi aggiungiamo tutti i florilegi usciti dalle bocche spalancate di Sangiuliano, di Lollobrigida e di tanti altri aspiranti gerarchi che si aggirano in Parlamento e a Palazzo Chigi, dovremo dedurne che l’insipienza di chi ci governa non ha ormai più nulla di straordinario ma è diventata banalmente ordinaria. Le si potrebbe al massimo dedicare una rubrica in cui raccogliere gli insulti all’intelligenza umana che ci saranno elargiti prossimamente.  

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