Il cielo di carta: 2972 – Un pianeta di pioggia

tempo di lettura: 2 minuti

Edito a luglio2023 dall’editore Porto Seguro, 2972. Un pianeta di pioggia è il terzo romanzo di Luigi Mollo che, dopo i successi di Mariposa e Folegrandos, si è cimentato in un’opera complessa per le tematiche attuali che affronta, eppure scorrevole per la distensione della sua prosa. A mio modesto parere nel romanzo l’Autore è riuscito a coniugare egregiamente tre visioni esistenziali divergenti e contrastanti tra loro: distopia, utopia ed entropia. Un pianeta di pioggia rientra a pieno titolo nei canoni del romanzo distopico e utopico.

Distopico era il mondo di cui sono eredi gli abitanti del Pianeta di pioggia, dove si svolge la storia, che altro non è se non la nostra Terra nel 2972. In una retrospettiva narrativa dalla forte connotazione antropo-sociologica, l’Autore pone il lettore di fronte a uno schermo sul quale scorrono come in un film i drammi del vecchio mondo dai primordi ai più recenti: guerre, grandi e continue migrazioni da un estremo all’altro del globo, ripetuti crolli dell’economia mondiale, globalizzazione selvaggia, pandemie, denatalità e tanto altro. Gli “esseri pulsanti” di Gaia sottoporranno la Storia al vaglio di una critica fredda e meccanica in cui non c’è spazio per dubbi ed errori.

Utopico, come per contrasto, appare il Nuovo Mondo in cui essi vivono, purificati da una pioggia sottile e perenne. Luigi Mollo adotta un topos letterario che ritroviamo fin da tempi remoti nelle culture di più popoli e ne accompagna l’immaginario collettivo, la pioggia. Punitiva sia quando scese sotto forma di fuoco su Sodoma e Gomorra sia sotto forma di acqua come al tempo dei diluvi di Noè e di Gilgamesh. Lavacro purificante in altre culture: da quella greca a quelle orientali, come il buddismo; da quelle di popoli indigeni di terre per noi lontanissime al cristianesimo più prossimo a noi per tempo e spazio.

Entropico, invece, è apparso alla mia lettura l’impianto in cui si collocano le due visioni contrapposte, distopia e utopia. L’Autore è ben consapevole che solo la mente umana può viaggiare nel tempo, sia osservando ciò che è stato sia proiettandosi verso eventi futuri, pur restando e vivendo nel presente; “non c’è altra energia a poter operare flussi reversibili”. In questo modo egli ci proietta in un futuro lontano, ma forse non tanto, in cui la vita sul pianeta di pioggia viene eterodiretta da un artificio extraumano, che domina su soggetti che sono solo un vago ricordo di un passato remoto autodistruttosi, non concedendo a nessuno sul pianeta possibilità di dissenso, pena l’estromissione definitiva da un programma governato da Cuore Centrale.

Nulla è lasciato al caso nella scelta di nomi emblematici a partire da quello del pianeta della pioggia, ossia Gaia, a quelli dei personaggi di Spinoza, Selene, Speranza e Shakespeare. Tutti e quattro i nomi iniziano con la stessa lettera dell’alfabeto, “strana coincidenza” o celato messaggio? Essi si muoveranno all’interno di questo strano quadro e, come in un tableau vivant, ci regaleranno dialoghi e monologhi in cui in filigrana traspare la ricerca del tempo che fu; allora governavano l’universo filosofia, spiritualità, humanitas, poesia, musica e amore, seppur nelle miserie umane.

È qui che l’Autore ritorna alla poetica del nostos o del ritorno. I suoi personaggi continueranno a vivere soffocati in quell’altrove deprivato delle emozioni o prevarrà la “nostalgeia”,il latente e sofferto desiderio di ritrovare le proprie radici e soprattutto se stessi?

La risposta tocca al lettore cui non mi resta che augurare una buona lettura!

Nota: Luigi Mollo nato a Napoli diventa cittadino del mondo: ha vissuto e lavorato in Francia e in Asia.

1 commento su “Il cielo di carta: 2972 – Un pianeta di pioggia”

  1. Grazie Enza, le tue parole sono un faro nella notte per il viaggiatore che avesse perso il cammino
    Spero che ci siano ancora stelle per rischiarare il nostro cielo

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