Fa caldo. Veramente caldo e non saprei dire se questa è la stagione più torrida di sempre o anche no. Naturalmente non è importante. Chi se ne frega. Saperlo o meno non dà nessun refrigerio, di nessun tipo. Fa caldo e basta. Per cui la gente sta male e fa andare a mille, chi è rimasto in città e chi può, i condizionatori. Ostinatamente posizionati, nei luoghi di pubblico interesse e necessità, a sedici gradi centigradi, così che appena entri rischi una polmonite o un collasso. O risolini biechi e idioti perché magari ti sei portato un maglioncino e lo indossi.
Uno sguardo collerico e di biasimo per l’insuperabile cretinaggine di quei risolini di solito mette le cose a posto. Dirò di più, meglio uscire così come si è entrati, senza comprare nulla. E lasciarli come autentici baccalà, lì dove sono. Uscendo naturalmente il caldo aumenta perché passi davanti ai motori dei condizionatori, e la termodinamica non fa sconti: non puoi fare il freddo senza produrre l’equivalente in calore. Non si può: tanto freddo, tanto caldo. E questa è.
Naturalmente sarebbe carino potersene stare al mare, nell’acqua, con le nudità più o meno a vista ovvero in montagna fra i boschi a respirare ossigeno. Perché proprio questo fanno gli alberi: prendono l’anidride carbonica e la trasformano in ossigeno. Solo degli idioti criminali, decidete voi, o dei criminali idioti, siete sempre voi a decidere, tagliano alberi addò va’,senza criterio alcuno cioè, o, addirittura, appiccano incendi.
Purtroppo, però, c’è da aggiungere, che ultimamente, anche fra gli alberi bisogna stare attenti. In men che non si dica ti può arrivare una palla da tennis di ghiaccio in testa, e ti fai male sul serio.
Insomma, il clima è cambiato.
Solo degli scappati di casa senza ritegno possono sostenere il contrario. La discussione dovrebbe essere sulle cause di questo cambiamento, non altro. Qui di argomentazioni e ragionamenti e convinzioni ce ne possono stare quante ne vuoi. E sarebbe giusto così.
Soltanto su una causa pare siamo tutti d’accordo: bisogna limitare, fino a eliminarle, le emissioni di anidride carbonica in atmosfera.
L’anidride carbonica è un gas serra, anzi per tutti noi, o per molti di noi, è il gas-serra. È un gas, cioè, che limita lo scambio termico trattenendo una parte importante del calore che viene dal Sole, che pure deve arrivare, e rimanerci, altrimenti la terra sarebbe fredda e inospitale, in pratica un pianeta morto.
Il meccanismo di scambio nella sua essenzialità prevede che l’anidride carbonica funzioni sostanzialmente come una sorta di filtro, diremmo, “a senso unico”. Perché fa passare la radiazione elettromagnetica proveniente dal Sole e blocca, nel senso che assorbe, le radiazioni emesse dalla terra nello scambio termico, in quanto queste ultime hanno una lunghezza d’onda o, se volete, una frequenza, differente dalla radiazione solare. In particolare, la frequenza è minore.
Il meccanismo, quindi, è noto, e sul fatto che questa benedetta anidride intrappoli il calore come in una gigantesca serra dubbi non ce ne sono.
Ma, e veniamo a noi, è sufficiente tutto questo per immaginare un reato di negazionismo?
Io direi proprio di no. Sarà stata una boutade, una provocazione magari dovuta all’effetto del caldo, ma mi sembra proprio che non ci siamo.
Innanzitutto, per un motivo di ordine generale: non è possibile che a qualsivoglia aspetto di tempi in continua e rapida evoluzione si risponda con un’ipotesi di reato. Non passa giorno che in qualche modo e misura non si invochi una nuova e più dura e performante legge ovviamente con pene che aumentano in maniera esponenziale in nome e per conto di un furore e di un senso di giustizia da social o da web, che è lo stesso. A mio modesto avviso è sbagliato. A parte che quanto più le norme e i divieti e le leggi e le pene si moltiplicano tanto più sembra di ricadere in una sorta di penoso revival delle arcinote “grida manzoniane”, è sbagliato perché non si dialoga sul serio, non si fa cultura, non si governano aspetti decisivi di un popolo o, se vi va, di una comunità plurale e matura.
Per non parlare del pianeta giustizia assediato da annosi e irrisolti problemi di variegata natura, non ultimo il tempo che non basta mai, e delle carceri per molti versi indegne di un paese civile o che si ritiene tale, e che si commuove per un orso in cattività.
Un politico, chiunque esso sia o a qualsiasi fazione o ideologia appartenga, deve, dovrebbe, secondo me, esercitare il dovere della responsabilità. Spiegando e governando e guidando la massa, oramai autodidatta e narcisa e con competenze da punti Idrolitina, anche a costo di perdere, nell’immediato, consenso.
Tanto per fare un esempio. L’anidride carbonica non è una misteriosa miscela aliena. Non lo è. Per cui se tagli alberi ne aumenti la quantità. Se usi in maniera sconsiderata l’auto o la moto o il motorino, e in quante famiglie ci sono almeno due auto e un motorino non ve lo dico proprio perché lo sapete, aumenti l’anidride carbonica in atmosfera. Se in televisione, su dieci canali, otto o nove sono occupati da cuochi che oramai sanno e capiscono di tutto e di tutti e che, nonostante questo, continuano a cucinare, oltretutto con un effetto imitazione da schiaffi, e ad aumentare inesorabilmente, pertanto, il quantitativo di anidride carbonica. Proprio così. Le reazioni di combustione, vale a dire accendere continuamente fornelli per piatti i più stravaganti e immaginifici, produce anidride carbonica. Non solo. Le famose “braciate” estive, oltre ai residui carboniosi che rendono gli alimenti cancerogeni, sono gestite dai leggeri elettroni che in virtù della loro capacità di formare legami producono anidride carbonica.
Mi sembra possa finirla qui, il ragionamento è chiaro direi. Dobbiamo tutti imparare a gestire in modo corretto e nuovo la nostra vita. Questo dovrebbero essere e, mi voglio rovinare, questo dovrebbero dirci i politici.
Basterebbe? Assolutamente no.
Perché c’è il grosso problema della produzione industriale, cioè della produzione di energia che, tra l’altro, è un problema mondiale.
Affrontando una tesi di air pollution mi sono imbattuto in una fotografia raccapricciante: era la foto di Shangai in pieno giorno con il Sole letteralmente offuscato dallo smog.
Detto in altri termini, i paesi che vogliono emergere e contare sulla scena internazionale non vanno troppo per il sottile. Devono recuperare importanti divari, e quindi ci danno dentro alla grande.
Non credo che ci possiamo fare molto, ma comunque abbiamo il dovere di provarci. Anche proponendo e “offrendo” tecnologie alternative con basso impatto ambientale come, tanto per non sbagliare il fotovoltaico, che, sebbene dia problemi di accumulo, e quindi servono batterie con materiali quali litio e nichel, resta una tecnologia affidabile e rinnovabile grazie all’azione del Sole che, fortunatamente, si protrarrà per qualche miliardo di anni.
Ma poiché è cosa certa che le rinnovabili da sole non ce la fanno, e non ce la faranno, ci vuole qualcosa con un “tocco in più”.
Invece di parlare del facile i nostri politici dovrebbero parlarci del difficile. Per esempio, il gas non è un’alternativa se non “temporanea”: e per quanto il metano sia una fonte di energia “pulita” rispetto al carbone e al petrolio, comunque produce anidride carbonica. L’idea di immagazzinarla da qualche parte non mi sembra una buona idea: tecnologicamente non è che siamo messi bene da nessuna parte nel mondo.
Fa caldo e continuerà a fare caldo.
Già ci siamo persi l’anticiclone delle Azzorre a favore di “focosi cicloni” africani. Ci manca soltanto che invertiamo la corrente del Golfo, e questo inevitabilmente accadrà con il continuo scioglimento dei ghiacciai perché cambierà il rapporto in volume tra acqua dolce e acqua salata, e saremo a posto. Sulle coste del Mare del Nord inizierà a fare freddo sul serio. Una nuova, e stabile, sorta di glaciazione. Con tutto quello che ne consegue sull’ecosistema di quelle regioni. E non solo.
Cosa fare, allora? Lascerei perdere l’ipertrofia da reati e penserei a soluzioni radicali e convincenti. Personalmente i reattori modulari mi sembrano una buonissima possibile risposta.
D’accordo su tutta la linea, a partire dalla vanità, in generale, di istituire nuovi reati i quali certificano unicamente l’incapacità di gestire problemi delicati. Concordo anche sui reattori modulari per quel poco che ne so: meglio rischiare qualche (modesto?) incidente nucleare qua o là piuttosto che affossare l’intero pianeta. Plaudo infine all’idea di uscirsene immediatamente e senza comprare nulla dagli esercizi commerciali con condizionatori impostati a temperature glaciali.