Sono mesi ormai che veniamo coinvolti in tante discussioni sull’intelligenza artificiale (AI) anche perché, grazie ad una applicazione gratuita, ChatGPT, questa complessa tecnologia pare essere diventata disponibile a tutti, spaventando politici, intellettuali, commentatori e qualche sindacalista, che immaginano disastrosi scenari. Si teme la mortificazione della creatività umana (si potrebbero scrivere interi libri, romanzi e racconti affidandone la redazione ad AI), la perdita di posti di lavoro perché sarà, ma è già possibile, utilizzare AI per compiti semplici e complicati come scrivere una lettera, rispondere ad e-mail in automatico “personalizzando” la risposta. Si urla allo scandalo, e “gli sceneggiatori di Hollywood sono in sciopero da maggio, chiedendo limiti all’uso futuro degli strumenti di scrittura alimentati da Intelligenza Artificiale”, come leggiamo sui giornali.
Parafrasando una nota rubrica della Settimana enigmistica, “Non tutti sanno che…”, da tempo chi produce canzonette, serie televisive, romanzetti e racconti, per assicurarsi anticipatamente il successo, usa l’antica tecnica del taglia e cuci rubando di qua e di là, analizzando quali motivetti, scene e linguaggi sono più graditi al consumatore medio così da riproporli all’infinito seppur in forma camuffata. In altre parole fanno ciò che potrebbe essere fatto sicuramente meglio da AI. Più che mortificazione della creatività si tratterebbe di sgominare bande di truffatori. Per ignoranza, una irresponsabile ignoranza, si ignora che da tempo in molti campi si fa ricorso a forme di Intelligenza artificiale. I tecnologi hanno messo a punto sistemi quali TAC o RMN e tanti altri ancora che, attraverso immagini diversamente colorate, scrutano la compattezza, gli spessori, la disomogeneità dei tessuti umani alla ricerca di patologie. Sempre in campo medico la chirurgia robotizzata è qualcosa di molto più di una guida alla mano del chirurgo mentre ci taglia e ci cuce. Abbiamo assistito e continuiamo ad assistere al compimento di orribili stragi grazie alle bombe intelligenti, come se esistesse un modo intelligente per fare la cosa più stupida e disastrosa che gli umani da sempre fanno, la guerra.
Grazie ad aggeggi del tipo Alexa, che con intelligenza ci sceglie canali tv, stazioni radio, la musica più adatta all’occasione, spegne luci e attiva i riscaldamenti, il forno, la lavatrice e controlla gli animali in casa e si allarma in caso di ingressi indesiderati di estranei, siamo da tempo circondati da oggetti intelligenti. Addirittura esistono in commercio degli aspirapolvere in grado di disegnare nei loro circuiti la mappa della nostra casa per poi rispondere in modo corretto quando gli si chiede di aspirare nella camera del figlio o in altri ambienti. E si puliscono anche da soli depositando i nostri peli, le nostre polveri nel contenitore dato in corredo.
Si sostiene però che queste tecnologie non esprimono una autonomia di pensiero, ma eseguono semplicemente delle istruzioni, non “elaborano”. Invece… con ChatGPT abbiamo risposte personalizzate, possiamo ordinarle di scrivere per noi, di scegliere per noi. Ci dà consigli psicologici. Consigli in amore, nelle relazioni umane. Fortunatamente per noi non è stata autorizzata a prescrivere farmaci. A tutti piace la comunicazione scandalistica. Siamo alla ricerca di meraviglie, di punti di svolta epocali e ci dimentichiamo che forse, in modo sofisticato, le risposte della chat non sono altro che una combinazione tra le tantissime informazioni custodite nelle banche dati (una enorme data base) a cui sono in grado di accedere ad una incredibile velocità e poi, seguendo schemi prefissati, ricombinano questi dati/nozioni, producendo frasi e discorsi che ci appaiono sensati.
Invece di scandalizzarci non sarebbe meglio augurarsi una estensione dell’uso di una seppur semplificata AI in tanti ambiti della vita sociale? Immaginiamo un Parlamento che emani delle leggi dopo che siano passate dalla revisione di una intelligenza artificiale. Quante inutili ripetizioni, quanti provvedimenti in contrasto tra loro si potrebbero non emanare! Quanto risparmio in tempo e denaro per i cittadini. A perderci sarebbero solo quei professionisti che si fanno pagare profumatamente per “interpretare” leggi e regolamenti.
Ci piacerebbe che l’intelligenza artificiale si sostituisse a chi in tanti enti pubblici gestisce le informazioni ed elabora dispositivi. Ci piacerebbe tanto, ma proprio tanto, che l’intelligenza artificiale sostituisse quelle deficienze, nel senso di quei deficienti, che, con il loro fare, pare essere stati in grado di confutare il teorema della scimmia instancabile: una scimmia che prema a caso i tasti di una tastiera per un tempo infinitamente lungo, quasi certamente riuscirà a comporre qualsiasi testo prefissato. Quanti dirigenti, funzionari e impiegati in molte pubbliche amministrazioni continuano a caso a premere i tasti ma niente, proprio nientedi ciò che scrivono riesce ad avere un senso,costringendo i cittadini ad accendere un cero a qualche santo quando sono costretti a passare sotto il giogo di una pubblica amministrazione.
Ben venga allora l’Intelligenza artificiale, almeno avremmo nuovi e più potenti strumenti per salvarci dalla stupidità tutta umana, troppo umana.