Dove stiamo andando?

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Se c’è un sentimento che predomina nella mente delle persone “normali” di tutto il mondo, esso è l’ansia, più spesso ancora l’angoscia. Ogni giorno ci si sveglia, da nord a sud e da est a ovest, in un mondo che non sembra più essere quello che abbiamo conosciuto nei tempi andati, particolarmente da chi, come chi scrive, ha veramente parecchie primavere sul groppone. Quando nel 1945 ebbe termine la Seconda Guerra Mondiale, il mondo intero tirò un sospiro di sollievo, anche perché la vittoria delle forze alleate aveva messo a tacere per sempre le voci folli dei dittatori di quel tempo, che stavano conducendo il mondo verso il disastro.

Ma durò poco. Gli Stati Uniti, per non perdere l’allenamento, si impantanarono, uno dietro l’altro, in tre sanguinosi conflitti: Corea, Vietnam e Iraq, dai quali molta della gioventù del tempo ritornò a casa profondamente segnata nel fisico e nell’animo. Ma bisogna anche tener presente che quelle tre non furono le sole guerre che insanguinarono il pianeta; prima, durante e dopo altri conflitti, a decine, hanno continuato ad essere combattuti, anche se in paesi lontani dall’Europa che ha finto di ignorarli; e sono conflitti che durano ormai da decenni e non soltanto i sei anni della Seconda Guerra Mondiale. Chi lo desidera può, sfogliando i libri storia, rendersi conto che difficilmente si trova un momento della storia umana nel quale gli uomini non si siano scannati fra di loro. L’Africa è in fiamme, Israele e Palestina non smettono di combattersi; l’estremo oriente, vedi Corea del nord, Cina, Taiwan sono sempre sul piede di guerra. A queste guerre negli altri continenti si è adesso aggiunta la prima guerra totalmente europea che nemmeno una mente malata avrebbe potuto immaginare. Abbiamo bombe, missili, armi nucleari, morte e distruzione a due passi da casa nostra.

Chi è credente, qualunque sia la sua fede, trova difficile, se è cristiano, spiegare il senso delle parole che il libro della Genesi attribuisce a Dio quando creò l’uomo, dicendo che egli lo faceva “a sua immagine e secondo la sua somiglianza”; un uomo al quale assoggettava tutta la natura, animale e vegetale, perché la dominasse, con i risultati disastrosi che sono sotto i nostri occhi. Se l’uomo, o meglio, il genere umano è immagine e somiglianza del Creatore di tutte le cose, non può esservi dubbio alcuno sulla natura profondamente corrotta di questo personaggio. Natura che si rivela nei suoi particolari se si continuano a leggere le pagine del cosiddetto Vecchio Testamento, nelle quali troviamo un dio d’Israele che comanda stermini, torture, spargimenti di sangue, ingiustizie, massacri e chi più ne ha più ne metta. Non che le cose siano cambiate poi tanto con l’avvento del cristianesimo. Sebbene la figura di Gesù Cristo sia presentata come quella del predicatore dell’amore incondizionato, la stragrande maggioranza delle chiese cristiane, sin dai primi decenni dopo la morte del loro fondatore, è stata protagonista di sanguinosi conflitti; uno per tutti, le Crociate. Fortunatamente, le storie della Bibbia, in particolare quelle del Vecchio Testamento non sono altro che saghe tribali assurte al rango di Parola di Dio, un Dio che non ha mai parlato con nessuno, forse perché non esiste. E anche il suo rampollo tutto bontà, secondo quanto credono i cristiani, ispirò il suo discepolo prediletto a scrivere l’Apocalisse, libro nel quale ritroviamo l’eco della violenza e dell’indifferenza per la vita umana che troviamo nelle Scritture Ebraiche. Tutto questo per chiarire che, se un aiuto dovrebbe arrivarci in questi tremendi frangenti che stiamo vivendo, non è proprio in dio che lo dovremmo cercare.

Ma veniamo ai giorni nostri. All’inizio di questo scritto abbiamo parlato di persone “normali”; ma chi sono, a che razza appartengono? Le persone normali dovrebbero essere quelle che danno il giusto valore alle cose veramente importanti: il rispetto per la vita, il rispetto dell’altro, il rispetto per le idee differenti dalle loro, l’onestà, la volontà di contribuire al bene e alla crescita comune e, dulcis in fundo, che non siano condizionate, nella loro appartenenza politica, da fanatismi, da estremismi o dall’adorazione del “capo”, chiunque egli o ella sia. È triste che nel panorama politico d’oggi, ovunque si volga lo sguardo, non si trovi altro che mediocrità. Sembra che la stagione dei grandi personaggi della politica, che abbiamo conosciuto dal Risorgimento in poi, sia definitivamente tramontata; si è perso lo stampo. Per dirla con Pietro Metastasio “ovunque il guardo io giro” vedo omuncoli non all’altezza di gestire nemmeno una bancarella di frutta e verdura, altro che una nazione! Il mondo occidentale, e per adesso ci limitiamo ad esso, sta conoscendo un’involuzione politica, impensabile fino a qualche anno fa. Paesi, città, provincie, storicamente di “sinistra” stanno pian piano volgendosi verso destra. Se dovessimo chiedere al cosiddetto “uomo della strada” che differenza vi è fra le due ideologie, credo che sarebbe difficile trarne una risposta univoca.

E allora rivolgiamoci a chi ne ha la piena autorità per farlo. Stiamo parlando di Norberto Bobbio che all’argomento dedicò poche ma indimenticabili pagine di un suo saggio intitolato, per l’appunto, Destra e Sinistra. Senza molte perifrasi, e per arrivare al nocciolo della questione, secondo Bobbio “l’essenza più intima della distinzione consiste nel diverso atteggiamento che le due parti — il popolo di destra e il popolo di sinistra — sistematicamente mostrano nei confronti dell’idea di uguaglianza. Naturalmente uguaglianza e diseguaglianza sono concetti relativi: né la sinistra pensa che gli uomini siano in tutto uguali, né la destra pensa che essi siano in tutto diseguali. Ma coloro che si proclamano di sinistra danno maggiore importanza, nella loro condotta morale e nella loro iniziativa politica, a ciò che rende gli uomini eguali, o ai modi di attenuare e ridurre i fattori della diseguaglianza; mentre coloro che si proclamano di destra sono convinti che le diseguaglianze siano un dato ineliminabile, e che in fin dei conti non se ne debba neanche auspicare la soppressione”. È evidente che non si tratta di differenze di poco conto. E Bobbio poi prosegue, spiegando più dettagliatamente cosa intendesse dire: “Tuttavia, mi pare di poter dire che ciò che fa di un movimento di liberazione un movimento di sinistra è il fine o il risultato che esso si propone: l’abbattimento di un regime dispotico fondato sulla diseguaglianza tra chi sta in alto e chi sta in basso nella scala sociale, percepito come un ordine ingiusto proprio perché inegualitario, perché gerarchicamente costituito; e la lotta contro una società in cui vi sono classi privilegiate, e quindi in difesa e per l’instaurazione di una società di eguali giuridicamente, politicamente, socialmente, contro le più comuni forme di discriminazione, come sono quelle elencate dall’art. 3 della nostra Costituzione, che non a torto è considerato il maggior contributo dato dai partiti di sinistra alla formazione della nostra carta costituzionale”.

Questo spiega, a chi non l’avesse ancora capito, perché il nostro attuale premier, persona di squisita e raffinata cultura politica, si stia dando tanto da fare per modificare la Costituzione. È intollerabile, per una come lei e i suoi accoliti, tollerare che gli italiani siano guidati da un Costituzione in maggior parte “sinistrorsa”. Ed ecco perché sta o sta cercando di eliminare o perlomeno di ingabbiare gli organi di controllo e di vigilanza come la Corte dei Conti, iniziativa che le sta mettendo contro l’Europa. D’altra parte, una donna che considera il suo esempio politico Orbàn, in Ungheria, e Morawiecki, in Polonia, sorvegliati speciali dall’UE, non potrebbe essere più coerente con il suo certificato di battesimo politico che la colloca alla destra della destra, tenendone viva la “fiamma”. Ciliegina sulla torta: definire “pizzo di Stato” il pagamento delle tasse, la dice lunga su ciò che possiamo aspettarci da questo governo.

Ritorniamo all’inizio. Abbiamo detto che ansia e angoscia sono il sentimento prevalente in chi si rende conto della deriva autoritaria verso cui il mondo si avvia; ansia e angoscia per la crescita esponenziale di movimenti di destra negazionisti del cambiamento climatico, che sta già causando morte e distruzione in molte parti del mondo. Invito, chi vuole e chi può, a dedicare un po’ del suo tempo alla lettura di alcuni testi di fisica quantistica (Tonelli, Rovelli, Ereditato, Boncinelli, Pievani …) per rendersi conto di quanto insignificanti siamo nell’universo che un giorno ci spazzerà via come noi scacciamo una mosca. Servirebbe a ridimensionare il nostro orgoglio e ad aiutarci a comprendere che di terra abbiamo solo questa, e il giorno in cui l’avremo resa inabitabile non sapremo più dove andare.

Tutto quanto sopra non contiene risposte ma interrogativi; interrogativi che dovremmo porci ridimensionando il nostro pensiero e orientandolo non in base ai proclami e alle promesse, che non saranno mai mantenuti, della nostra attuale classe politica al potere, che in quanto a spessore culturale, a profondità di pensiero, a superiorità morale, a capacità di governo, si pone in fondo ai gradini di una ipotetica scala di merito.

L’ansia e l’angoscia, però, non risolvono i problemi; per risolverli dobbiamo guardare in faccia la realtà, rimboccarci le maniche, e ciascuno di noi, nel suo ambito, fornire il suo contributo. Auguri, Italia!

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