Dalle conversazioni che ci capita di intrattenere con amici e conoscenti emerge spesso una valutazione quasi divertita sull’attività del governo Meloni. Non sorprende più il ricorso ormai abituale ad annunci minacciosi che poi non vediamo realizzati o perché depotenziati in corso d’opera o perché ritirati. L’impressione è che l’azione di questo Governo non riesca a incidere realmente sulla vita degli italiani, le lungaggini e i tentennamenti nella gestione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) stanno a testimoniarlo e sono state riconosciute, bontà sua, anche dallo stesso Governo.
Barcamenandosi tra la fedeltà alla Nato e le chiusure d’occhio sulle mosse liberticide di Orban e soci, il Governo non si è però dimenticato di saldare i debiti contratti durante la campagna elettorale con i corpi sociali che ne hanno consentito la nascita. E quindi, come più volte ricordato, sono stati accontentati evasori fiscali, no-vax, partite Iva, concessionari balneari e tassisti. Una pratica, questa, discutibile ma purtroppo di largo uso in un Paese che viaggia a passo spedito verso una frammentazione sociale che, temiamo, culminerà tra qualche anno nel più deleterio individualismo.
Ciò che risulta intollerabile del Governo Meloni sono però i tentativi di saggiare il livello di attenzione delle opposizioni sulle sue iniziative più “ardite”. Sono ormai tanti gli episodi riconducibili a questa strategia: il decreto rave, la lotta alle Ong in materia di salvataggi, l’assenza di rappresentanti del Governo all’anniversario della strage di Piazza Fontana (e vedremo cosa succederà il 25 aprile), la provocazione di La Russa sui fatti di via Rasella, la tardiva costituzione di parte civile del Governo nel processo per la strage di Piazza della Loggia.
Ma la cosa più indigeribile è l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sul Covid: come possono i due partiti che hanno irriso per anni alle misure di protezione adottate con successo dai governi Conte 2 e Draghi arrogarsi il diritto di giudicarle e di condannarle, in barba all’evidenza? Che questa sia una manovra volta esclusivamente a denigrare l’operato di un governo “di sinistra” e di un governo “tecnico” è confermato dalla sfacciataggine con cui restano estranei all’indagine i comportamenti delle Regioni, proprio quelli più discussi, a partire dalla Lombardia salviniana. Atteggiamenti inutilmente persecutori come questo allarmano, pur rientrando nell’alveo della distrazione di massa perseguita senza soste da Meloni e soci. L’ultima vicenda da oscurare è quella riguardante la fuga di Artem Uss, figlio di un potente oligarca russo, addebitata dal Governo alla magistratura ma dovuta in realtà al mancato intervento del Ministro della Giustizia che non smette di sorprenderci. La Meloni ha promesso accertamenti in proposito. Ne conosceremo gli esiti o verranno coperti da un altro annuncio farlocco?