Memoria e verità fattuale

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Oggi, 27 gennaio, si commemora il “Giorno della memoria”. Come accade da anni, con conferenze in varie città italiane sul tema della persecuzione nazista dei Testimoni di Geova, la Congregazione geovista è impegnata a far conoscere all’opinione pubblica la propria verità su alcune centinaia di Testimoni di Geova che morirono nei campi di concentramento a causa della barbarie nazista. Anche nelle scuole i Testimoni di Geova promuovono un’informazione di parte su questi eventi luttuosi.

Sull’argomento è illuminante il saggio di M. James Penton, I Testimoni di Geova e il Terzo Reich. Inediti di una persecuzione (ESD Bologna 2008, pp. 560, €29,00). Dalla Presentazione all’edizione italiana di questo libro si apprende che: «Il professor Penton è innanzitutto uno storico. Professore emerito presso l’Università canadese di Lethbridge, dopo aver conseguito alcuni dottorati presso diverse facoltà americane, ha dedicato la sua intera carriera universitaria all’insegnamento della storia in Canada. Ma essere uno storico, di per sé, non è sufficiente. La storia, disgiunta dall’imparzialità, tradisce la sua missione. E sebbene nessun uomo possa dichiararsi del tutto libero da una sua visione personale dei fatti e degli eventi che narra e descrive, compito dello storico è quello di descrivere i fatti separati dalle opinioni, lasciando che sia il lettore a trarre le conseguenze da ciò che ha letto in base ai fatti che gli sono stati sottoposti. La materia nella quale il professor Penton si cimenta è tra le più delicate; innanzitutto perché si tratta di un argomento intorno al quale, fino ad oggi, i dibattiti sono accesissimi e l’oggetto dell’indagine, cioè le persone e i loro moventi, sono ancora tra di noi. … Dicevamo dei fatti. E sono loro i veri protagonisti di questa ricerca. Il libro dedica molto del suo spazio alla riproduzione di una massa veramente cospicua di documenti, fino ad oggi inediti, di un importante carteggio tra il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e le sue rappresentanze diplomatiche in Germania. Estremamente interessanti sono poi i documenti originali della Gestapo e della sede di Magdeburgo dei Testimoni di Geova, indispensabili per una ricostruzione corretta del clima e delle vicende che videro protagonisti personaggi di cui oggi i Testimoni non serbano più alcun ricordo ma che, a quel tempo, svolsero un ruolo di rilievo nella tragica vicenda del secondo conflitto mondiale. Il lettore noterà che, in ossequio al detto secondo il quale “tradurre è un po’ tradire”, la riproduzione dei documenti è fatta nella loro lingua originale (il tedesco o l’inglese) lasciando quindi ampia libertà a chi è in grado di leggerli nell’originale, di verificarne la correttezza.» (pp. 7,9)

Per consentire al lettore di lingua italiana di valutare adeguatamente l’autorevolezza dell’Autore del libro che qui recensiamo, la medesima Presentazione informa: «Il professor Penton … ha dedicato anni di ricerche alla vicenda di un gruppo di persone molto più esiguo del popolo ebraico vittima della Shoah, ma che non per questo merita minore rispetto e diritto ad una ricostruzione veritiera dei fatti. Si tratta dei Testimoni di Geova che, dopo la fine degli anni ’60, sulla scia di una rinnovata scoperta degli orrori del nazismo che viene superbamente descritta da Norman Finkelstein (nel libro L’industria dell’olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, Milano 2003) hanno cominciato a produrre una vasta messe di letteratura tendente a rivalutare la posizione dei loro confratelli tedeschi in funzione antihitleriana, ponendosi tra l’altro come presidio unico della verità fra le confessioni cristiane presenti in Germania in quel triste periodo, tutte da loro accusate di collusione, di acquiescenza e perfino di attivo sostegno alle atrocità del Regime. Se, da una parte, è atroce il tentativo di negare lo sterminio di un popolo, colpevole soltanto di avere un determinato retaggio storico, dall’altra non è certamente nobile cercare di saltare sul carro dei vincitori, o, come dice Finkelstein, dare l’assalto alla carovana, per tentare di rifarsi una verginità che i fatti della storia non consentono. Questo è il compito che si è assunto Penton con questo libro, che non è il primo che ha per oggetto il controverso gruppo dei Testimoni di Geova. Egli infatti, ed è qui che emerge con chiarezza la sua affidabilità di storico, aveva già pubblicato dei testi su un argomento che, in particolare negli Stati Uniti, è sempre stato oggetto di attenzione: quello della libertà religiosa. Nel 1976 egli diede alle stampe un ponderoso volume intitolato: I Testimoni di Geova in Canada: campioni della libertà di parola e di adorazione (Macmillan of Canada, Maclean-Hunter Press). In esso egli, con evidente ammirazione per la tenacia e l’integrità che contraddistinse l’esigua compagine canadese di quelli che a quel tempo erano ancora suoi confratelli, ne descrisse la strenua lotta per i diritti civili e religiosi, esaltandone la determinazione che alla fine portò i Testimoni di Geova a raccogliere numerose e importanti vittorie alla Corte Suprema, che hanno costituito una pietra miliare nel cammino della libertà in quel paese. Con la stessa determinazione e onestà intellettuale il professor Penton ha dedicato anni di studio e di ricerche all’approfondimento del tema che costituisce l’oggetto di questo libro, e cioè i veri rapporti che intercorsero, nel periodo buio della seconda guerra mondiale, tra le autorità tedesche, quelle americane ed i vertici americani e germanici del geovismo.» (p. 8-9)

Appare evidente che, fin dalla sua pubblicazione in inglese, il libro I Testimoni di Geova e il Terzo Reich. Inediti di una persecuzione non ha suscitato entusiasmi fra i Testimoni di Geova, che hanno puntato molto sull’apologia pro domo sua nel periodo nazista, e che quindi lo ritengono “pericoloso” per la loro immagine pubblica: «Di tutt’altra idea sono invece alcuni esperti, come Maureen Rudzik, professore emerito dell’Università statale dell’Ohio che in una sua recensione ha scritto: “Con questo suo libro autorevole, accurato  e affascinante, M. James Penton ci ha consegnato un importante saggio storico, e la riscrittura di una storia, quella dei Testimoni di Geova durante la seconda guerra mondiale. Chiunque sia interessato nello scoprire in che modo si può esercitare il dominio su di un’organizzazione e come di essa possano essere stravolte le finalità, troverà questo libro una lettura avvincente”. E il professor Irving Hexham, docente di studi religiosi dell’Università di Calgary, ha scritto: “I Testimoni di Geova e il Terzo Reich è frutto di approfondite ricerche da parte di uno studioso di chiara fama in questo settore specifico, e oltre ad essere un libro importante rappresenta un notevole contributo nello studio della religione, in particolare delle nuove religioni, oltre che un prezioso aiuto per comprendere la storia tedesca». (p. 10 della Presentazione)

Pertanto, nel raccomandare la lettura del saggio storico di Penton, concordo convintamente con le conclusioni del prof. Giuseppe Ferrari: «Il libro di Penton può quindi, meritatamente, iscriversi nel contesto di una letteratura preziosa per chi, amante della verità e scevro da pregiudizi, vuole rendersi conto, sulla scorta di fatti realmente accaduti e non di una edulcorata ricostruzione storica ad usum delphini, di ciò che è realmente accaduto in un determinato periodo storico, per ristabilire, qualunque ne sia il costo, il predominio della verità che è, in ultima analisi, ciò che tutti noi, indipendentemente dal credo religioso e orientamento politico, dovremmo ritenere come il bene più prezioso.» (p. 11 della Presentazione)

2 commenti su “Memoria e verità fattuale”

  1. elio mottola

    Un contributo alla celebrazione del 27 gennaio può essere anche di tenore meno diretto e pertinente di quello offerto da Achille Aveta nel suo lucido commento. Propongo quindi, umilmente, la scena finale del film “The Producers” circolato in Italia negli anni 70 col titolo poco appropriato di “Per favore non toccate le vecchiette”, nel quale il regista ebreo Mel Brooks (quello di Frankenstein Junior) ridicolizza con suprema ironia la follia nazista.

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