Archeologia e Bibbia: Abramo in Egitto

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Rappresentazione del faraone Amenemhat II (Fonte: Wikipedia)

L’agricoltura, nella terra di Canaan, costituiva la principale forma di sostentamento. Però, mentre le piantagioni che fiorivano nelle valli della Bassa Galilea e del Jezreel avevano la possibilità di attingere la propria linfa vitale da ampie falde acquifere sotterranee, le coltivazioni presenti nelle regioni costiere del Mediterraneo, sugli altopiani della Samaria e della Giudea, e nelle regioni desertiche del sud trovavano nella pioggia la fonte principale per il proprio approvvigionamento idrico. Di conseguenza, in queste zone, l’elemento fondamentale per la sopravvivenza della popolazione, era necessariamente legata alle condizioni climatiche.

Verso la metà del III millennio a.C. una grande siccità devastò gravemente questo territorio, costringendo la popolazione ad abbandonare le proprie città (Genesi 12:10). Molti Cananei decisero di emigrare verso un territorio in grado di garantire in qualsiasi periodo dell’anno un buon raccolto, indipendentemente dalla irregolarità climatica: l’Egitto. Abramo e la sua famiglia si trovarono anche loro perciò costretti, ancora una volta, a migrare in direzione del fertile delta del Nilo e dei suoi estesi campi di grano.

Quando gli archeologi portarono alla luce la tomba di Khnumhotep, governatore provinciale al servizio di Amenemhat II, scoprirono al suo interno alcuni dipinti che raffiguravano proprio queste lunghe colonne di profughi provenienti da Retenu, nome con il quale gli Egizi chiamavano Canaan.

Durante il viaggio, in Abramo, però, cominciò ad insinuarsi un dubbio che, con il passar del tempo, man mano che si avvicinava al confine con l’Egitto, si manifestava sempre di più in un forte stato d’ansia. Sua moglie Sara era una donna bellissima ed Abramo iniziò ad immaginare che gli Egizi potessero desiderarla al punto tale da ucciderlo, per poi poterla prendere in loro possesso. Temendo per la propria vita, ideò quindi un inganno e decise di presentarla come fosse sua sorella.

In effetti, poco dopo il loro ingresso in Egitto, gli ufficiali del sovrano notarono subito la bellezza di Sara e decisero di prenderla e condurla al cospetto del faraone, nell’harem reale. La Bibbia racconta che per questo Abramo fu compensato con “greggi e armenti e asini, schiavi e schiave, asine e cammelli” (Genesi 12:16).

Abbiamo qualche riscontro storico di questo racconto? La Bibbia non ci offre indicazioni utili per identificare il faraone protagonista degli eventi narrati. Inoltre, ricordiamo ancora una volta, che gli studiosi collocano la redazione del libro della Genesi intorno al VI secolo a.C., quando l’Egitto non era più la superpotenza di un tempo e quando gli autori, nel comporre la Torah, hanno dovuto necessariamente fare affidamento a testi preesistenti, basati a loro volta sulla tradizione orale e che hanno assunto la forma a noi nota molti secoli dopo gli eventi di cui narrano.

Volendo immaginare un fondamento reale agli avvenimenti appena descritti, potremmo pensare di collocarli, probabilmente, nel periodo del Medio Regno (2040-1640 a.C.). Alcuni autori hanno ipotizzato di circoscrivere il racconto al tempo del regno di Sesostri I (1971-1923 a.C.), o di Sesostri II (1897-1878 a.C.) ma, ripetiamo, non siamo in possesso di alcuna testimonianza letteraria o archeologica a sostegno di questa ipotesi.

Tutto quello che possiamo ricavare dai ritrovamenti effettuati è che Amenemhat I, primo faraone della XII dinastia, aveva trasferito la capitale del regno di Tebe nella regione di Menfi. Qui aveva fondato la città di Amenemhat-iti-tawy (Amenemhat, conquistatore di due terre) la cui posizione precisa non si è ancora riusciti ad identificare. Quello che è stato riportato alla luce, attualmente, sono le necropoli di Lisht e el-Lahun, con molte piramidi e tombe a màstaba, tra cui la piramide di Amenemhat I stesso.

Il racconto biblico continua e vediamo, ora, Sara diventare la concubina del faraone, cosa che non fa piacere a Dio, il quale comincia a colpire la casa del sovrano con una serie di gravi calamità. Il faraone scopre che tutto quello che gli sta accadendo è il risultato dell’inganno messo in atto da Abramo e costringe quest’ultimo a riprendersi la moglie, il suo seguito, e tutti gli averi che ha accumulato, e di lasciare l’Egitto.

Abramo, quindi, ritorna a Canaan ricco e potente, e comincia ad attuare il suo progetto di conquista acquistando molte terre e ponendo le fondamenta per i suoi discendenti e per quella che sarà poi la nazione di Israele. Progetto che non ottiene la benevolenza dei Cananei i quali che vedono nell’espansione delle sue mandrie una minaccia per le già scarse fonti idriche che hanno a disposizione.

Le continue lotte che ne seguirono, sia con la popolazione originaria di Canaan, sia tra i mandriani di Abramo e quelli di Lot, il figlio di suo fratello che, come abbiamo visto, aveva adottato in seguito alla sua morte, lo costrinsero a decidere di dividere il territorio in due parti. Lot, in maniera molto astuta, scelse per sé la parte migliore: la verdeggiante e ben irrigata valle del Giordano, ad est. Abramo non ebbe altra scelta che quella di ritornare in una zona vicina alla città cananea di Hebron, il luogo dal quale era partito, per stabilirsi nella regione montuosa delle Querce di Mamre.

Continua…

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