Archeologia e Bibbia: Ur, la terra di Abramo

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Londra British Museum, Stendardo di Ur, lato “della guerra”, 2600 a.C. (Fonte: www.flickr.com)

Le generazioni si susseguono. Ne sono trascorse nove dall’epoca del “Diluvio universale” e, nella città di Ūr Kaśdîm, tradotto generalmente con “Ur dei Caldei” (Genesi 11:28), troviamo le tracce di un uomo di nome Terach e dei suoi tre figli: Abram (in seguito ribattezzato Abraamo), Nacor e Aran. Le notizie che riusciamo a ricavare dalla Bibbia ci dicono che la consorte di Abramo, Sarai (Sara), risulta nel tempo sterile, e che Aran, morendo, lascia orfani un figlio, di nome Lot, e due figlie, Milca e Isca.

Anche se il parere non è completamente unanime, sono numerosi gli storici disposti a sostenere che il luogo al quale la Bibbia qui intende riferirsi sia la città-stato sumera di Ur. La Bibbia, riferendosi a Babilonia, la descrive spesso come “il paese dei Caldei”. La Caldea era una modesta nazione di Semiti che, nel tempo, fu progressivamente assorbita dall’impero neo-babilonese, dopo il VII secolo a.C., quando Ur occupava ancora una importante posizione politica.

L’autore biblico, quindi, potrebbe aver scelto la città di Ur come luogo di origine di Abramo proprio perché questa era riconosciuta, fin dalla notte dei tempi, come uno dei centri più antichi della civiltà. Molti studiosi ritengono che Ur sia stata fondata da un popolo di agricoltori originari della Mesopotamia settentrionale fin dal 6500 a.C. Poi, come abbiamo visto nel corso del nostro viaggio, questi insediamenti furono letteralmente spazzati via dalla furia delle inondazioni che devastarono l’intera regione nel 2900 a.C. circa.

Ur ebbe la forza di risollevarsi. La “Lista dei Re” sumerica narra che, durante il regno della I dinastia, fondata da re Mesannepada, Ur divenne uno dei centri più ricchi dell’Antica Età del Bronzo, prendendo il controllo di tutta la Mesopotamia meridionale. La testimonianza di questa immensa ricchezza è stata portata alla luce dai ritrovamenti avvenuti nei pressi di Tell el-Mukayyar, nel 1922. Gli scavi condussero a una serie di tombe reali con le spoglie di 74 persone, di cui 68 erano donne. I corpi, allineati come fossero in processione, i resti di un seguito reale, provvisto di ogni lusso, un pannello di legno intarsiato, conosciuto come lo “Stendardo di Ur” rappresentante la scena di un grande banchetto e quella di una imponente campagna militare, dove ritroviamo anche la testimonianza di un’altra importante invenzione: un carro a ruote, indussero l’archeologo Sir Leonard Woolley a realizzare un’ipotesi abbastanza macabra: alla morte del re, tutta la sua famiglia, la sua corte, gli ufficiali e i servi, sarebbero stati messi a morte affinché potessero continuare a servire il sovrano anche nell’aldilà.

Ma il più grande contributo della civiltà sumerica è stato sicuramente quello di aver realizzato la prima forma di scrittura pittografica, intorno al 3200 a.C. Lo sviluppo del commercio aveva fatto nascere nei mercanti la necessità di incidere, nell’argilla, piccoli simboli utili ad indicare la tipologia e la quantità di merce che mercanteggiavano. Con il passare del tempo questi pittogrammi andavano sempre più a perfezionarsi e ad assumere diversi significati, riducendosi a segni a forma di cuneo. Era una rivoluzione non da poco. L’argilla durava molto di più nel tempo, era decisamente resistente al fuoco e alle intemperie, al contrario delle pergamene e della carta. Infatti, ai nostri giorni, sono state ritrovate intere biblioteche contenenti tavolette cuneiformi, mentre migliaia di rotoli di pergamene, anche realizzate in epoche successive, sono andate irrimediabilmente perdute.

La I dinastia sumerica, più o meno corrispondente alla III e IV dinastia d’Egitto, vide la sua fine verso il XXIV secolo a.C. Una grande siccità e l’invasione di un popolo conquistatore conosciuto come gli Accadi, al comando del re Sargon I, ebbero effetti devastanti. Gli Accadi furono il primo popolo ad essere identificato come Semiti, visto che la loro lingua sarebbe stata alla base dello sviluppo dell’ebraico, dell’aramaico, dell’assiro e del siriaco. Nel 2280 a.C. l’impero accadico si estese dai monti del Tauro, l’attuale Turchia meridionale, fino al Libano e al Golfo Persico.

Nel XXI secolo a.C. iniziò il declino del regno accadico, ed Ur, con l’attuale re Ur-Nammu, sovrano della III dinastia di Ur, riconquistò il suo antico potere. Fu, questo, un periodo di grande sviluppo. Fiorirono le opere pubbliche, furono ricostruite complesse reti idriche e furono edificate imponenti ziggurat. Ur-Nammu fu anche promotore di uno dei primi codici giuridici della storia.

La III dinastia di Ur, però, non durò a lungo. Infatti, mentre sedeva al trono re Ibbi-Sin, insediatosinel 1963 a.C., la Mesopotamia fu invasa dagli Elamiti, un popolo proveniente dall’attuale altopiano iranico. Un evento che costrinse alla fuga gran parte del popolo.

L’invasione degli Elamiti fu forse la causa che spinse Terach ad emigrare verso nord con la sua famiglia, e raggiungere la città di Carran, oggi Harran, nella Turchia meridionale, crocevia di tutte le principali carovaniere che seguivano il corso dell’Eufrate per dirigersi ad ovest, verso Canaan, o a sud, verso l’Egitto. Attraverso la decifrazione di numerosissimi testi antichi incisi su tavolette cuneiformi ritrovati a Mari e Ugarit, è stato possibile ricostruire l’ambientazione storica del luogo, e far luce anche sui motivi per cui Carran fosse, proprio per questo, una città di frontiera molto violenta, dove la qualità della vita risultava essere ben distante da quella vissuta nella raffinata Ur.

Proprio qui, a Carran, una grave malattia costrinse Terach a letto per il resto della sua vita. Il comando passò quindi, come da prassi, al primogenito Abramo, il quale un giorno udì una voce. La voce gli disse che il suo viaggio non era frutto del caso, ma che faceva parte di un disegno molto più grande che, presto, avrebbe compreso. La voce gli disse anche che quel viaggio non sarebbe finito lì, che la città di Carran rappresentava solo una tappa del suo cammino, e che la sua meta finale era ancora lontana.

Continua …

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