Dopo lo scandalo politico-giudiziario che ha coinvolto il deputato Soumahoro e le sue intraprendenti familiari, ci mancava solo il Qatargate. Le due vicende si sono susseguite come un micidiale uno-due sul volto già malconcio, da pugile suonato, della sinistra e rischiano di compromettere le prospettive di un riscatto che tanti si attendono ma che è ancora avvolto nella nebbia.
Come era facile aspettarsi, la destra, ma forse ancor più la stampa di destra, si è catapultata sulla ghiotta occasione per disintegrare la superiorità morale della sinistra che, per la verità, sembra più patita dalla destra che vantata dalla stessa sinistra. I due episodi, aldilà degli sviluppi giudiziari che potranno avere, hanno in realtà evidenziato innegabilmente l’incapacità dei partiti della sinistra di selezionare con cautela il proprio personale politico.
Quanto alla questione morale sorprende non tanto il prevedibile attacco proveniente da destra quanto la mancanza di adeguate reazioni. E non ci riferiamo soltanto ai vertici dei partiti coinvolti, che non hanno fin qui confutato il tentato smantellamento della superiorità morale della sinistra, ma anche alla stampa ed alla informazione “amica” che sembrano limitarsi a prendere atto dell’evaporazione di questa superiorità senza opporvisi come si dovrebbe e dandola dunque quasi per scontata.
Possibile che nessun commentatore abbia ricordato che esiste una differenza capitale tra la responsabilità morale e la responsabilità giudiziaria, civile o penale che sia? Tentiamo allora di farlo da semplici elettori storici della sinistra ponendoci questa domanda: tutto ciò che è immorale è anche perseguibile dalla giustizia? La risposta è ovviamente negativa. Ci sono dunque comportamenti politici immorali che non cadono sotto la scure della giustizia ma che in una vera e compiuta democrazia dovrebbero essere puniti dagli elettori che ne hanno subìto le conseguenze. Facciamone alcuni esempi. Incoraggiare l’evasione fiscale attraverso condoni, passandoli ipocritamente sotto il titolo di “pace fiscale” o di “tregua fiscale” è immorale o no? Proporre, per poi rinunciarvi, la cancellazione delle pene per chi ha commesso “reati fiscali” (categoria nella quale rientra la “frode fiscale” per cui Berlusconi fu condannato in via definitiva) è immorale o no? Proporre un’aliquota fiscale uguale per tutti, la flat tax, è immorale o no, oltre che incostituzionale? Introdurre un consistente risparmio fiscale per le sole partite Iva e non anche per i lavoratori dipendenti e i pensionati è o non è, oltre che ingiustificato ed iniquo, anche immorale? Sopprimere il reddito di cittadinanza e convogliare i risparmi verso il finanziamento degli istituti universitari privati o delle squadre di calcio di serie A indebitate è immorale o no? E con quale motivazione, poi? Decidere all’ultimo momento di anticipare di un mese la soppressione del reddito di cittadinanza per risparmiare altri 200 milioni da destinare a finalità non certo redistributive è immorale o addirittura crudele? Bloccare le navi delle ONG impedendo, sia pure per pochi giorni, lo sbarco dei migranti raccolti in mare perché naufraghi o a rischio di naufragio è inumano o no? Questi esempi non casuali includono l’attività del nuovo Governo. Ma possiamo estendere l’indifferenza ai valori etici anche a chi vuole negare gli aiuti militari all’Ucraina e a chi, da senatore in carica, dà conferenze lautamente remunerate in Arabia Saudita sviolinando Bin Salman. Non dimentichiamo poi che tra il proporre iniquità e realizzarle non c’è sostanziale differenza sotto il profilo morale: non è come sul piano penale dove il tentato omicidio è cosa ben diversa dall’omicidio portato a termine.
Se ci volgiamo un poco indietro negli anni la musica non cambia. È ancora la destra a brillare per latitanza di senso etico. Lo scudo fiscale inventato da Tremonti per ripulire i capitali illegalmente portati all’estero era immorale o no? Indurre un Parlamento infarcito di avvocati a votare leggi volte a garantire l’impunità del premier Berlusconi o semplicemente a consentire la prescrizione dei reati a lui imputati era o non era immorale? Proclamare difronte all’assemblea dei deputati, come fece il deputato Paniz, avvocato anche lui, che Berlusconi era effettivamente convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak è o non è immorale, oltre che ridicolo? E cosa dire dell’esortazione salviniana a difendere anche con le armi i propri averi? Quanti ladri e rapinatori sono caduti sotto i colpi dell’eccesso di legittima difesa? Quanti assassini sono stati e saranno condannati per aver tolto la vita a chi voleva derubarli sentendosi “moralmente” giustificati dalla propaganda securitaria di Salvini e della destra in generale?
Una sequela di atti o proponimenti di così bassa caratura etica, per giunta spesso associati all’uso strumentale di valori o immagini della chiesa cattolica, ben lontani da quelli della solidarietà, della carità e del perdono, pone la destra italiana degli ultimi trent’anni in una condizione oggettiva di “inferiorità morale”, altro che la contestata superiorità della sinistra. Non solo, ma la sistematica rimozione di ogni questione etica, con la sola eccezione di quelle a difesa della famiglia tradizionale e del feto, gradite al Vaticano e all’elettorato cattolico, hanno contribuito in maniera decisiva a creare nel Paese un clima di diffidenza nelle istituzioni e di diffusa impunità.
Se poi dalla sfera etica dei comportamenti politici volessimo calarci in quella giudiziaria, non c’è partita: la destra sopravanza largamente la sinistra in vicende giudiziarie che hanno portato alla condanna (o alla prescrizione, tenacemente perseguita, di reati la cui commissione è stata giudizialmente accertata). Basti pensare, tanto per fare gli esempi più “illustri” a Dell’Utri, a Berlusconi a Formigoni e a Bossi.
Sorprende e addolora molto dover constatare che pochi commentatori e analisti politici se ne ricordano. Con qualche piccolo sforzo di memoria dobbiamo invece ricordare le persecuzioni mediatiche sopportate da amministratori di sinistra poi prosciolti o assolti dai reati loro imputati. Filippo Penati, sindaco di Sesto S. Giovanni, accusato di concussione e corruzione, chiese il giudizio immediato. La Corte di Cassazione dichiarò poi il non luogo a procedere nei suoi confronti per sopravvenuta prescrizione respingendo il ricorso dello stesso Penati che intendeva invece rinunciarvi per ottenere la piena assoluzione. Anche la complessa vicenda giudiziaria di Bassolino, intorno al quale fu gonfiata una bolla mediatica appena un po’ più modesta di quella sollevata intorno al caso Penati, si è conclusa con l’assoluzione piena dai reati più gravi “perché il fatto non sussiste” e “perché il fatto non costituisce reato”, mentre quelli minori si sono prescritti: la sola condanna è stata quella della Corte dei Conti al risarcimento del danno erariale. Per non parlare dell’enorme scalpore denigratorio pompato intorno al caso Bibbiano e ridottosi poi al rinvio a giudizio del sindaco per abuso d’ufficio, reato considerato oggi minore e, da alcuni, quasi inevitabile per chi vuole mandare avanti efficacemente l’attività amministrativa.
Resta il rammarico per l’incapacità della sinistra di opporsi con fermezza alla sistematica strumentalizzazione di ogni singolo episodio di sospetto malcostume da parte di chi vuol dimostrare che la sinistra non è diversa dalle altre forze politiche, anzi è forse peggiore perché predica bene e razzola male. Mentre sappiamo tutti, stampa “amica” compresa, che la destra predica male e razzola peggio.