Un nucleo per amico?

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Proponiamo una serie di articoli sulla necessità di cambiare modello di sviluppo e, con esso, il nostro stile di vita. L’Autore è ingegnere chimico e docente di chimica e tecnologie chimiche nelle scuole superiori.

È necessario cambiare modello di sviluppo e, con esso, il nostro stile di vita. Si tratta di un’affermazione che mi è venuta così, come sintesi indotta ed estrema di un’urgenza a quanto sembra più non derogabile. Bene non saprei dire, tantomeno spiegare, ma due conseguenze sembrano chiare nella loro evidenza.

La prima è la necessità di ricerca di nuove soluzioni e, al contempo, l’implementazione, sempre maggiormente efficaci ed efficienti, di nuove forme di energia che siano rinnovabili, certamente, e che, parimenti, comunque permettano la decarbonizzazione. La seconda molto semplice, oserei dire banale, il consumismo, inteso come continuo comprare e perenni bisogni materiali e immateriali, va contrastato con una sana politica di risparmio e con atteggiamenti e comportamenti personali morigerati nelle spese, nei consumi e nelle aspettative. Su questo secondo punto non è mia intenzione dire niente altro, forse addirittura ho già scritto troppo, anche perché immagino scazzi, cretinate e polemiche senza fine nonché ragionamenti dotti, e magari interessati, sulla libera individualità di ciascuno di noi e sul “far girare l’economia”. E altre amene cazzate, di cui sinceramente non sento necessità alcuna.

Sul primo aspetto, però, credo si possa ragionare, insieme. Senza ricette ideologiche o giudizi “precostituiti”. Nessuno al momento ha in mano la “soluzione magica e definitiva” riguardo all’energia, perché i problemi sono veramente complessi, complicati e interessano troppi paesi differenti, con diverse esigenze di sviluppo, per di più spesso dissimili per lontananza culturale, politica e sensibilità. Per non parlare dell’imperialismo, nuovo e vecchio, geopolitico, economico e finanziario da parte di Stati e Nazioni particolarmente invasivi, impazienti di decidere per altri.

Però, c’è sempre un però ― a dire il vero mi piace di più il “ma”, vabbè è andata così ― abbiamo tutti un problema grosso e dalle conseguenze piuttosto inquietanti: l’effetto serra, e il conseguente aumento della temperatura.

La mancata dispersione del calore che viene dal Sole non è di per sé un male: senza questa il nostro pianeta sarebbe molto ma molto freddo. Tranquillamente potremmo dire inospitale assai e, nel merito, inabitabile e completamente inabitato. Detto in altri termini, una parte del calore che arriva dal Sole deve essere trattenuta qui sulla terra perché ci possa essere vita, in qualunque forma. Solo che come al solito, direi, noi siamo stati capaci di combinare pasticci e rompere questo sano equilibrio. Con l’aumento, insensato nelle quantità, dell’emissione in atmosfera di alcuni gas abbiamo diminuito la capacità di scambio tra il calore in entrata e in uscita. E proprio come in una serra siamo arrivati al bel risultato di una parziale, seppure preoccupante, diminuzione dello scambio termico. Con il conseguente aumento della temperatura.

I gas che fanno questo, cioè che aumentano la capacità di trattenere calore invece di scambiarlo e, quindi, disperderlo, sono tanti. Il maggiore indiziato, meglio, colpevole, è l’anidride carbonica. CO2 la sua formula chimica, biossido di carbonio il suo corretto nome nella “Nomenclatura chimica internazionale”. Il perché si comporti da sostanza ostativa allo scambio termico non è facile da spiegare, in quanto dovremmo mettere in mezzo la vibrazione di doppi legami simmetrici e altre amenità del genere. Credo non interessi proprio a nessuno. La CO2 è un gas serra, e questa è. Il punto è che l’anidride carbonica è il prodotto inevitabile di qualunque cosa noi bruciamo. Una qualsiasi reazione di combustione, difatti, cioè qualunque produzione di energia tramite combustione, che è l’equivalente di “bruciare”, produce anidride carbonica. Non ci crederete ma purtroppo è così. Se date fuoco a qualcosa, fosse pure il fornello per fare un buon caffè, producete anidride carbonica. Se vi spostate con l’auto per andare in ufficio, dagli amici, per passare un week end romantico con la signora, generate anidride carbonica. Se bruciamo gas, russo, nigeriano o algerino che sia, perché ci serve la corrente elettrica, produciamo anidride carbonica. Se utilizziamo il petrolio in qualunque forma raffinato per una qualsivoglia combustione, aumentiamo l’effetto serra. La CO2 non fa sconti. Il calore che arriva sulla nostra terra qua deve restare. È fatta così l’anidride carbonica.

Oltre al biossido quando qualcosa, qualunque cosa, piglia fuoco, vi è tra i prodotti un altro gas, perché gli elettroni che gestiscono la reazione di combustione vogliono così: l’anidride carboniosa. Con nomenclatura internazionale monossido di carbonio, CO. Non ci sta il due vicino all’ossigeno. Un solo atomo di ossigeno, mono-ossido. Questa anidride ve la raccomando, tra le altre cose, che significa inquinamento anche da piogge acide, è responsabile di quella che i VVF chiamano la “morte dolce”. La CO si lega velocemente al sangue. Più velocemente dell’ossigeno. Quindi il sangue porta sempre meno ossigeno e il cervello comincia ad “appisolarsi”. Si muore così, scivolando lentamente nell’oblio e nella valle delle ombre.

Or dunque, la combustione combina fin troppi pasticci e non c’è molto da fare. L’energia sviluppata da questa reazione, o se volete il calore sviluppato, che altro non è che energia termica scambiata, ci serve purtroppo per alimentare turbine e alternatori, cioè per produrre energia elettrica. E dite, vi è un’energia più efficiente, comoda, duttile, trasportabile, di più ampio utilizzo della corrente elettrica? Vi è energia migliore? No. Due volte no. Se malauguratamente non ci credeste, pensate un po’ a cosa potreste fare senza elettricità. Poco o niente. Per non parlare dell’industria o dei trasporti. Fate mente locale sul trasporto ferroviario. Abbiamo bisogno, anzi fame, di energia elettrica. Quindi che si fa?

Continua …

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