In questo scorcio d’estate in cui gli italiani fortunati hanno goduto di ferie che volgono al termine ci si accinge a riprendere la routine quotidiana appena scalfita, sotto l’ombrellone, da un inizio di campagna elettorale caratterizzata dalle “piccole differenze” tra uno schieramento elettorale e l’altro e, nell’ambito del medesimo schieramento, dall’ambizione di contare di più del compagno di cordata: abbiamo finora assistito ad un esercizio di politica miope, decisamente sgradevole.
Ogni schieramento ha declinato quelle che considera le urgenze del nostro Paese alle quali mettere mano nella prossima legislatura, ma paradossalmente queste urgenze sono le medesime sia nello schieramento progressista che in quello conservatore.
Con questa assenza di pluralismo di proposte originali si corre il rischio di consolidare l’assuefazione all’astensionismo, peraltro già manifestatosi in recenti tornate elettorali. Questa gran fetta di propensi all’astensione dal voto avrebbe bisogno di una iniezione di fiducia (aspettarsi entusiasmo sarebbe velleitario!) in una politica capace di dare rinnovata speranza in un futuro che appare scomparso dall’orizzonte politico non solo nazionale.
Quali misure ciascuno schieramento elettorale intende attuare, se vincente alle urne, per riportare la pace nel nostro Vecchio Continente? Chi può credere a chi ipotizza la rimozione delle sanzioni alla Federazione Russa come misura idonea a far cessare l’invasione dell’Ucraina? Perché il prezzo del gas e l’inflazione crescente oscurano nelle tribune politiche il problema della persistente presenza del Covid? Oltre un centinaio di morti al giorno causati ancora dalla pandemia sono un prezzo troppo alto per considerare il Covid un capitolo chiuso. Al riguardo quali sono le posizioni di chi si candida a governare il Paese?
E ancora: l’emergenza ambientale, così drammaticamente emersa in questi mesi, necessita sì di politiche emergenziali, ma poi cosa si intende fare nel medio e lungo periodo? Vista la lunga storia di “cattedrali nel deserto”, di cui è pieno il nostro Paese, il ponte sullo Stretto di Messina ha veramente senso? Tamponare non è mai stato un efficace trattamento terapeutico per nessuna ferita, fisica o ambientale che sia.
Il tema del lavoro è sicuramente una priorità: contrastare il precariato e le disuguaglianze economiche è un dovere al quale nessuna coalizione politica potrà sottrarsi; ma quali sono le posizioni di ciascuna forza politica sul tema dei diritti, da quelli di cittadinanza alle misure di contrasto delle discriminazioni di genere?
Gli elettori sono stanchi di passare per protagonisti di un processo democratico mentre poi si scoprono come semplici pedine nelle mani di chi, con un gioco ipocrita, tende ad accaparrarsi i voti per poi vivere tutta un’altra storia una volta eletto al Parlamento. La legislatura che si sta concludendo è una indiscutibile prova di dove i politicanti possono arrivare facendo bottino dei voti ottenuti a prescindere dagli impegni elettorali assunti.
Non ci aspettiamo che in campagna elettorale le differenze tra partiti si adeguino ad un modello unico in modo conformistico, ma ci aspettiamo che in un conflitto elettorale già aspro emergano con chiarezza i connotati di populismo e sovranismo, nemici di un democratico pluralismo di idee e di visione politica. Ciò al fine di effettuare una scelta di voto ragionata e non offuscata da propaganda talvolta ingannevole.