La Regina, non quella di Inghilterra ma, molto più modestamente, il segretario regionale PD della Basilicata è stato bacchettato e costretto a molti passi indietro, all’autocritica, all’auto censura, all’abiura, fino alla rinuncia alla sua candidatura per le elezioni di settembre per una sua dichiarazione, post o cose del genere, in cui, anni fa, aveva espresso posizioni contro l’aggressività territoriale, politica e militare dello Stato di Israele esprimendo solidarietà nei confronti dei Palestinesi. Le dichiarazioni risalgono ai tempi in cui Trump si era affrettato a legittimare la scelta dello Stato di Israele di trasferire la capitale a Gerusalemme occupata, in parte, sin dai tempi della guerra dei sei giorni.
Raffaele la Regina è nato nel 1993, ha quindi meno di trent’anni, pare sia stato un brillante studente di scienze politiche ed uno degli allievi di Letta della Scuola di Scienze Politiche, uno di quelli che il segretario nel suo discorso di insediamento promise, o minacciò, di portarsi in Italia e nel suo partito. Ad accorgersi della sua magagna non è stato il suo partito ma esponenti della destra che, essendo per lo più a corto di idee, spulciano biografie e dichiarazioni degli avversari per metterli alla gogna. La destra si è più volte ritrovata a difendere a spada tratta le azioni dei governi dello stato di Israele per devozione alla loro idea del potere come atto di imposizione e sopraffazione, mostrando di essere “laici” al limite del cinismo. Poco sono interessati all’identità e alla cultura di chi opprime ma interessati solo a quanto siano duri nel farlo. Israele per loro non è uno stato costruito come risposta armata all’olocausto nazifascista ma come una organizzazione efficace ed efficiente che sa imporsi nel suo territorio e in quello degli altri. Non a caso sono stati in difficoltà anche con Putin che ha innescato in loro sentimenti di amore-odio, al punto che sono stati imbarazzati e imbarazzanti sin dai primi spari in Ucraina.
Torniamo a Raffaele la Regina. In questo sistema politico infido chi vuol far carriera o semplicemente sopravvivere deve imparare ad essere scaltro, avere poche idee, nessuna opinione, ma mostrarsi semplicemente affidabile per il capo di riferimento. Le discussioni interne ai partiti su linee politiche, sulle prospettive di medio e lungo periodo, sul senso strategico e non più elettoralistico di alleanze da costruire o consolidare appartengono ad un mondo che da tempo non esiste più. La recente storia del PD ne è la piena dimostrazione. Letta è stato ripescato dal suo dorato esilio parigino da un gruppo di saggi del suo partito, gruppo a noi sconosciuto, per essere incoronato segretario. Nessun congresso o vera discussione, ma silenzioso consenso anche perché nessuno aveva veramente voglia di prendere le redini di un partito, allora, in vorticosa discesa nei consensi che emergevano dai sondaggi permanenti.
La linea del partito è stata data per scontata o meglio costruita giorno per giorno. Il suo far gentile, il tono pacato, il permanente quasi sorriso, il mostrarsi responsabilmente sempre preoccupato di qualsiasi cosa si discuta, non ha impedito al Segretario di esercitare con veemenza, anche cattiveria, il suo potere censorio. È giunto addirittura ad invocare l’intervento degli organismi di controllo spionistici e militari contro chi in pubblico ha espresso dubbi e perplessità sull’appoggio militare alla resistenza degli ucraini all’assurda e violenta invasione militare voluta da Putin. Ora è sceso in campo, sempre per rincorrere la destra, per continuare a mostrarsi fedele servitore del grande alleato statunitense.
Già, perché ad esprimere critiche ad Israele, ad un stato e alla politica del suo governo, che nulla ha a che vedere con l’antisemitismo, all’inneggiare razzistico contro gli ebrei, non è stato solo un suo (ex?) allievo parigino, un immaturo giovanissimo dirigente del partito, non sono stati gruppetti dell’estrema sinistra, gruppi armati palestinesi e cose del genere ma, con gran dispiacere degli USA, l’ONU e Amnesty International che scrivono: “Israele impone un sistema di oppressione e dominazione sulle e sui palestinesi in tutte le aree sotto il suo controllo: in Israele e nei Territori occupati, e contro i rifugiati palestinesi, in modo che a beneficiarne siano le e gli ebrei israeliani. Ciò equivale all’apartheid ed è proibita dal diritto internazionale”. Il Segretario democratico, del partito si intende, che vuole allargare il suo campo ma quando balbettando ondeggia a sinistra, prova a ritrarsi con tale rapidità e veemenza che inevitabilmente cade nel campo di chi vuole osteggiare. Il senso della sua linea politica ormai si percepisce da come gestisce ogni dissenso. Quasi sempre chi vince non lo fa per suo merito ma per il demerito degli avversari. Desolazione si aggiunge a desolazione. Ci aspettano davvero tempi di noiosa bonaccia.
D’accordo.Costruiamo, invece, il Campo Progressista.