Tiziano e le insidie del potere

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Tiziano, Il ritratto di Paolo III Farnese e i suoi nipoti, Napoli – Museo di Capodimonte

Quante storie ci raccontano le opere d’arte. Quale potere evocativo è celato dietro le immagini. Trame di potere, intrighi amorosi, ricatti e promesse, prestigio e miseria umana!Eccone un esempio: Il ritratto di Paolo III Farnese e i suoi nipoti”, conservato al Museo di Capodimonte, è considerato uno dei più straordinari dipinti di tutti i tempi, tra i capolavori più conosciuti del pittore veneziano Tiziano Vecellio.

Nel 1545 Paolo III, bieco esempio della politica nepotistica dei pontefici, decise di commissionare l’immagine di sé e della sua discendenza all’artista più quotato di allora, insuperabile nel ritratto. Oltre a questo, il papa volle Tiziano per un motivo politico. Il pittore veneto aveva già dipinto mirabilmente l’imperatore Carlo V ed era da esso molto stimato per le sue posizioni contrarie alla teocrazia romana. Il papa Farnese, per dare prova tangibile che nessun potere temporale, per quanto forte, potesse rivaleggiare con la Chiesa, affidò al nipote Alessandro, (nel quadro raffigurato alla sua destra) una missione impossibile: convincere il ghibellino Tiziano (peraltro notevolmente restio a lasciare la sua abitazione veneziana) a recarsi in Vaticano.

L’astuto giovane prelato riuscì nell’impresa; aggirò la riluttanza del Vecellio facendo leva sui sentimenti. Promise di concedere un ricco beneficio erariale a favore del figlio, in cambio della stesura del ritratto. Il pittore accettò, per amore paterno, di recarsi a Roma per servire il pontefice con la sua arte. Il ritratto fu eseguito in maniera mirabile, ma quello che doveva essere nelle idee papali, l’iconostasi del potere ecclesiastico si trasformò nel manifesto dell’intrigo e della ambiguità politica.

La tela rappresenta un incontro informale. Il papa indossa vesti liturgiche comode e calde (mazzetta e camauro) ed è seduto nel suo studio privato (lo intuiamo dal tavolo da scrittura nella parte destra-inferiore e dalla semplicità dello sfondo). Anche la posa ci appare istantanea, priva cioè di elementi compositivi tesi ad esaltare l’ufficialità dell’evento. L’artista rappresenta i personaggi, accentuando il gioco degli sguardi, per catturarne gli stati d’animo più intimi. Il pontefice, anche se vecchio, ci appare dotato d’incredibile forza di volontà, pur volgendosi con scatto nervoso verso il nipote Ottavio, non lo guarda negli occhi, piuttosto sembra studiarne la posa e l’atteggiamento viscido e baldanzoso. Il nipote Ottavio, condottiero delle truppe vaticane e sposo di una figlia naturale dell’imperatore Carlo V, è lì per richiedere onorificenze e prebende. Sembra però snobbare l’etichetta, si inchina ma non si genuflette a baciare la “solea Petrii” (scarpa papale con croce d’oro, topos della sottomissione), che Paolo III sembra offrirgli nel registro inferiore. Alle sue spalle, in un atteggiamento di superiorità e volto diretto all’osservatore, è il cardinale Alessandro, ambizioso e per questo attaccato saldamente al seggio pontificio dello zio, il quale però a sua volta è avvinghiato al pomolo della poltrona con la mano sinistra ornata dell’anello papale. Le tonalità sono intense e le pennellate veloci e spesse e ciò conferisce ancor più immediatezza alla scena.

Tiziano anticipò, per molti versi, quel tipo di penetrazione psicologica che caratterizzò in seguito la ritrattistica degli artisti fiamminghi. Nel giugno del 1546, dopo otto mesi di soggiorno romano, il pittore tornò a Venezia e lasciò incompleto il quadro con la promessa di terminarlo in un successivo momento, anche in attesa di ricevere “favore” per il figlio, che non sarebbe mai venuto.

Ma chi erano questi scaltri Farnese? Per definirli basterebbe il nomignolo attribuiti al papa dal popolino romano: “Papa Fregnese”, giocando con l’assonanza del termine dialettale per definire i genitali femminili. Eccone il motivo: pochi anni prima sul trono di Pietro sedeva Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia. Tra le decine di amanti e concubine avute la sua preferita fu Giulia Farnese una ragazza giovanissima di una bellezza inaudita. Questa fanciulla ha appena 15 anni Rodrigo 58. Un amore senile folle e morboso.

Raffaello, Giulia Farnese, Roma – Galleria Borghese

Come recita un vecchio proverbio napoletano: “corna ‘e sora corna d’oro”. Fu Giulia infatti a cambiare le sorti della famiglia facendola entrare nella storia. Il papa seppe infatti compensare i favori della giovanissima amante nominando cardinale (a 25 anni) suo fratello Alessandro, che sarà poi papa a sua volta con il nome di Paolo III. La sua bellezza la possiamo ammirare nel capolavoro di Raffaello, la “dama con liorcorno”, alla Galleria Borghese di Roma.

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