“Destra e sinistra sono categorie politiche ormai obsolete”. È questa la litania che da anni si ripete nel confronto culturale, politico e sociale. Su alcuni principi fondativi dei due schieramenti il rimescolamento delle carte appare indiscutibilmente evidente. A stravolgere l’impianto legislativo a tutela dei diritti dei lavoratori dipendenti ci hanno pensato, meglio di altri, i governi di centro sinistra. Lo stesso può dirsi dell’impianto del sistema previdenziale. Il paradosso che ad intraprendere la battaglia per il recupero di alcuni aspetti della legislazione precedente sia stata quella parte dello schieramento di centro destra più retrograda, la Lega di Salvini (quota 100), e il Movimento 5S è stato l’unico gruppo politico che ha voluto il reddito di cittadinanza così come esiste in tutti i Paesi europei.
Anche sulla pace e sulla guerra gli schieramenti sono incomprensibili, se guardati con le lenti di altri tempi. Meloni, Salvini, Berlusconi, anche se a giorni alterni, e il M5S sembrano essere diventati i fautori della pace e della mediazione diplomatica tanto da provare ad opporsi all’invio indiscriminato di armi ai combattenti anti Putin. Una battaglia che solo qualche anno fa avrebbe intrapreso la sinistra. Ma già nella guerra in Kossovo Massimo D’Alema, esponente di spicco del maggiore partito della sinistra italiana, scompigliò gli schieramenti storici. Gli esempi potrebbero essere ancora tanti altri.
Su alcuni provvedimenti oggi in discussione in Parlamento pare che le carte stiano tornando al loro posto anche se sotto la bandiera ambigua della concorrenza e della libertà di impresa. La Commissione Europea nel finanziare il PNRR ha stabilito dei parametri, obbligando i Paesi beneficiari delle singole quote ad operare degli aggiustamenti ai lori sistemi economico-giuridici per renderli uniformi con quelli degli altri Paesi membri dell’Unione. Come è noto, l’Italia è sotto accusa da tempo per la lentezza del sistema giudiziario, la lunghezza dei processi civili in particolare, cosa che ha delle ripercussioni sul sistema economico non garantendo la certezza del diritto agli operatori economici nazionali ed esteri.
Altra questione essenziale è la riattivazione di meccanismi di libera concorrenza tra le imprese. La questione è certamente controversa, visto che sono le posizioni di monopolio, determinate da un sistema delle concessioni per pubblici servizi e per l’uso e la gestione del patrimonio pubblico e demaniale, che vengono da decenni rinnovate in automatico. Controversa perché oggi emerge in particolare il contenzioso sulle concessioni balneari, i lidi e i locali costruiti su terreni di proprietà del pubblico demanio sulle nostre spiagge, ma riguarderà presto anche la concessione di servizi pubblici, per esempio alle imprese municipalizzate.
Sulle concessioni balneari la destra, il centro destra, è sceso in campo a gamba tesa, mostrando il suo vero volto: difendere il diritto ereditario di imprenditori che si sono letteralmente appropriati di spazi pubblici e non vogliono mollarli, rivendicando una sorta di diritto all’usucapione, cosa che tra l’altro è esclusa per legge sui beni di proprietà pubblica e demaniale. Pur volendo salvare quei pochi imprenditori che con le loro attività più che distruggere uno spazio pubblico sono riusciti a preservarlo e a valorizzarlo, le nostre spiagge sono un indistinto susseguirsi di scempi edilizi che da anni deturpano il paesaggio e, per la loro estensione e invasività, sottraggono al libero godimento dei cittadini le spiagge, le coste, gli specchi d’acqua. Almeno questa volta il distinguo tra destra e sinistra appare chiaro. Il centro destra continua a ricattare il governo per difendere la sua “base elettorale” tutt’altro che popolare e, forse loro malgrado, i partiti di centro sinistra si trovano schierati con governo e Commissione europea, nel tentativo di ricreare condizioni di legalità e favorire la libera concorrenza tra imprese. Nella norma in discussione è stata infilata una clausola molto significativa: l’esclusione dalla valutazione economica del valore delle imprese balneari in caso di procedura risarcitoria per la perdita della concessione rilasciata ad altra impresa vincitrice della gara d’appalto, di tutte le costruzioni realizzate in modo abusivo. Questo meccanismo nei fatti penalizza propri i peggiori operatori e potrebbe costringerli, se correttamente applicata, a ripristinare lo stato dei luoghi pagando di tasca propria la demolizione dei manufatti abusivi. Inoltre la norma in discussione rafforza il principio che la concessione in uso in ogni caso non può mai impedire il libero godimento di un bene demaniale a tutti i cittadini.
Purtroppo gli eccessivi tecnicismi utilizzati nella cronaca politica e parlamentare rischiano di occultare di volta in volta il vero oggetto del contendere, presentando ogni controversia come un puro gioco di riequilibrio tra i gruppi parlamentari. Questo modo di informare rischia di aumentare a dismisura la frattura sempre più ampia tra i cittadini e la politica, tra cittadini e istituzioni, con grave danno per la democrazia.
Caro Peppe mi sono occupato molto della materia in passato sia in Senato sia come ex assessore. Condivido con te che il punto fondamentale è il godimento libero e gratuito da parte di tutti i cittadini del bene demaniale spiaggia/mare per la balneazione e la elioterapia