Il 15 marzo sarà una giornata che farà storia. In questo giorno infatti la Russia è uscita dal Consiglio d’Europa, l’organizzazione internazionale a tutela dei diritti umani di cui faceva parte dal 1996. É uscita, o meglio si è ritirata, poco prima che, come da annunci, fosse espulsa con il consenso unanime degli altri Stati membri.
Con sede a Strasburgo e fondato nel 1949, il Consiglio d’Europa ha l’obiettivo di difendere la democrazia ed il rispetto dei diritti umani di tutti i Paesi del continente europeo, ben 47 membri con l’aggiunta di 6 Paesi osservatori, tra cui Stati Uniti, Giappone e Israele.
In seguito all’invasione dell’Ucraina e come deterrente per un cessate il fuoco, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa aveva consultato i propri membri per espellere la Russia. Il governo di Mosca però ha giocato d’anticipo ritirandosi il giorno precedente. Le parole del ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, in una nota dichiaravano: “Gli stati della Nato e dell’Unione Europea, abusando della loro maggioranza nel Consiglio d’Europa, stanno trasformando questa organizzazione in uno strumento di politica antirussa, rifiutando un dialogo paritario. In tali condizioni, il nostro Paese non rimarrà nel Consiglio d’Europa”. Oltre al ritiro dal Consiglio, dunque, la Russia rinuncia alla Convenzione UE per i diritti dell’uomo.
Un momento che, comunque vadano le cose, passerà alla storia. Solo uno Stato fino ad oggi si era ritirato dal Consiglio d’Europa e fu la Grecia nel 1969, durante il regime militare dei colonnelli, salvo poi rientrarvi nel 1974.
Secondo il Cremlino dunque il Consiglio veniva usato, insieme ad altri organismi comunitari, come strumento di politica antirussa senza instaurare nessun tipo di dialogo, ma anzi con un atteggiamento ostile dei Paesi della NATO e dell’Ue. E sembra che questa decisione insieme a tante altre cambierà il corso degli eventi in modo irreversibile: “La Russia non intende sopportare queste azioni sovversive compiute dall’Occidente in linea con l’imposizione di un ordine basato sulle sue regole per sostituire il diritto internazionale calpestato dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti“.
Nei giorni precedenti la Corte di Strasburgo aveva chiesto alla Russia di mettere in atto misure per proteggere la vita dei civili, evitando attacchi contro scuole, abitazioni, assicurando “la sicurezza degli ospedali, del personale medico e dei veicoli d’emergenza, oltre a garantire che la popolazione abbia vie d’evacuazione, cure, cibo e altri generi di prima necessità”.
Le conseguenze di questa uscita della Russia dal Consiglio d’Europa ricadranno sulla popolazione russa, che non sarà più tutelata né dalla Convenzione né dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La Corte, infatti, nonostante non abbia un potere sanzionatorio, esercita non solo una forma di pressione politica ma dà diritto ad un risarcimento ai cittadini che sono stati ritenuti vittime in qualche modo di una violazione dei diritti umani. Questo dunque potrebbe dare il via ad ulteriori politiche repressive ed autoritarie da parte di Mosca.
Il direttore di Novaya Gazeta, periodico russo indipendente fondato da Michail Gorbačëv nel 1993, ha già chiesto alla Corte europea dei diritti dell’uomo di adottare delle misure d’urgenza, a causa della repressione che viene compiuta nei confronti dei giornalisti e di tutti coloro che provano a diffondere notizie ed informazioni in merito a quanto sta avvenendo in Ucraina.
Ciò a cui stiamo assistendo è davvero preoccupante. L’effetto che si vuole ottenere è quello di isolare Putin dal resto della comunità internazionale, senza tenere in considerazione che però il grande isolato sarà il popolo russo. Una popolazione che continua a manifestare il proprio dissenso, che non è informata adeguatamente su ciò che accade in Ucraina. Non sappiamo come evolverà questo conflitto, ma ciò che sappiamo è che la tutela dei diritti umani prescinde dai governi, va sempre garantita alle popolazioni di un determinato Stato, soprattutto in condizioni di tale gravità. E mentre la bandiera russa viene calata fuori al palazzo di Strasburgo, una coltre di paura e incertezza scende sull’Europa e rende la speranza in un negoziato risolutivo sempre più complicata.
La Russia fuori dal Consiglio d’Europa
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