Europa cristiana?

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Una nazione è formata dai suoi cittadini. Sono loro che ne determinano le fortune (o le sfortune), perché non è pensabile che su 10, 20 o 100 milioni di persone, una soltanto o una ristretta oligarchia possa determinarne il carattere, o stabilirne le sorti. Quando, per esempio, in Germania e in Italia si affermarono il Nazismo e il Fascismo, ciò accadde perché i due tristemente noti Führer e Duce trovarono terreno fertile per le loro farneticanti teorie. Un esempio, tratto dalle cronache attuali riguardanti la pandemia di Covid, può aiutarci a capire.

La regione tedesca che più di tutte le altre pullula di enclave no vax è la Baviera, culla del Nazionalsocialismo. “L’opulenta regione dai castelli fiabeschi affacciata sulle Alpi è afflitta da un’ondata diversa di no vax, che affonda le radici nella medicina alternativa e in quelle forme di resistenza alla medicina tradizionale che in Germania vantano da sempre un pubblico di destra – sin dai tempi del Nazismo, del culto della natura e del vegetariano Adolf Hitler … A Murnau … i bambini si ammalano ancora di pertosse, pneumococco, morbillo e malattie estinte in quasi tutto l’occidente. In quest’area a sud di Monaco si contano da sempre quote basse di immunizzati. Camminando per le vie del centro ci si imbatte in studi di omeopati, agopunturisti, osteopati con la specializzazione in sciamanesimo … Le statistiche rivelano che ci sono 192 naturopati a fronte di 100 medici di base. E i numeri del Covid nel distretto di Murnau, Garmish-Partenkirchen, parlano chiaro. L’incidenza è alle stelle: 633 infetti ogni 100mila abitanti. Tre volte la media nazionale … Un buco nero” (Tonia Mastrobuoni, la Repubblica del 28 dicembre 2021; sulle origini esoteriche del Nazismo si vedano: Satana e la svastica, di Peter Lavenda, e Hitler e il Nazismo magico, di Giorgio Galli.). Hitler, il Duce e tutti gli altri come loro hanno avuto buon gioco perché hanno vellicato l’animo profondo dei loro connazionali e si sono messi in sintonia con esso. Quando, pertanto, ricordiamo con orrore ciò che è accaduto nel passato, cerchiamo di non dimenticare che sono intere nazioni che devono risponderne, e non soltanto pochi individui.

Passiamo, adesso, ad un altro argomento che da sempre, e in questo 2021 ormai al tramonto, è particolarmente oggetto di accaniti dibattiti. Stiamo parlando del Next Generation EU e del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). La manovra che dovrebbe consentire la ripresa economica del nostro Paese, ci vede assegnatari di circa 220 miliardi di euro. Una cifra enorme. Ma qualcuno si è mai soffermato a riflettere che essa equivale più o meno a soli due anni di evasione fiscale, quantificata in 96 miliardi ogni anno? I noti populisti che chiedono al governo di erogare risorse per accattivarsi gli elettori (perfino per l’acquisto di nuovi televisori e di mobili), risorse di cui lo Stato disporrebbe in abbondanza, se tutti pagassero le tasse, non fanno quasi mai menzione di questa voragine nei conti pubblici e, invece, questo è un aspetto che dovrebbe far riflettere quanti danno addosso al governo (e ai governi in genere) per un maggiore impiego di risorse a favore delle categorie più deboli; risorse che una buona parte di italiani sottrae ai connazionali più disagiati, argomento del quale il “patriota” Salvini evita accuratamente di parlare per non urtare la suscettibilità del suo elettorato nordista che, in gran parte, è ascrivibile a questa categoria di italiani disonesti. E quindi preferisce aprire bocca 24 volte al giorno per invocare interventi sulle bollette di luce e gas, che sono ormai il suo mantra preferito, facendo finta di non sapere che, se si recuperassero le tasse evase, si potrebbe regalare il gas e l’energia elettrica a tutti gli italiani meno abbienti!

Un altro aspetto del quale vale la pena di occuparci, particolarmente in questo tempo dell’anno ricco di suggestioni natalizie e di richiami alla nascita del fondatore della religione più diffusa nel mondo occidentale, è quello del frequente associare al nome Europa l’aggettivo “cristiana”. Cosa vuol dire cristiano? Che crede in Cristo? Beh, credere che una certa persona sia nata e vissuta in un determinato periodo storico non è un’impresa eccezionale. Vuol dire forse che va a Messa la domenica e le feste comandate? o, se non si è cattolici, alle funzioni di varia natura delle migliaia di strutture religiose che si rifanno a Cristo, ritenendo – ciascuna d’esse – che tutte le altre siano “abusive” o “apostate”, e fra le quali, per un interminabile passato, sono state combattute guerre sanguinose e fratricide nel nome del “Principe della pace”? Ma, forse, essere cristiano vuol dire che si crede in quegli insegnamenti e li si segue? La risposta a questa domanda, se data con onestà intellettuale, ci costringe ad una conclusione incontrovertibile: l’Europa, l’Occidente – Americhe comprese – non è cristiana, non lo è mai stata, e la sua storia secolare ne è la conferma. Per non smarrirci nei meandri del passato e constatare la fondatezza di quest’affermazione, è sufficiente dare uno sguardo a ciò che ci dicono le analisi attuali del gigantesco problema dell’immigrazione. Secondo un recente sondaggio YouGov, metà degli europei è a favore dei muri alle frontiere nazionali per sbarrare la strada a chi è alla ricerca di asilo, perché ritiene che l’arrivo di stranieri sia una minaccia alla propria “identità nazionale”. E, si badi bene, non si tratta di stranieri che premono alle frontiere in divisa, con l’elmetto e pesantemente armati. Si tratta di masse di uomini, donne e bambini, spesso neonati, laceri, feriti, disperati, affamati, alla ricerca di un posto sicuro in cui vivere. Fra i paesi cattolici l’Italia è quello in cui la percentuale di chi ritiene che l’immigrazione vada fermata è la più alta (77%), ed è anche quello secondo cui essa rappresenta una minaccia all’identità nazionale (44%). Trascurando il significativo particolare che milioni di italiani in passato, e anche oggi, hanno varcato i mari, con la valigia di cartone, spinti dalla stessa disperazione che oggi motiva i migranti che bussano alle nostre porte. E parlare di identità nazionale, poi, proprio noi che siamo un coacervo di popoli e di etnie diverse, profondamente divisi fra nord e sud, è veramente paradossale.

È evidente che questa non trascurabile fetta di odierni cittadini italiani, insieme ai luterani tedeschi ai protestanti inglesi e americani e alla stragrande maggioranza cattolica delle rimanenti nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, non conoscono, o hanno completamente dimenticato, le parole immortali di colui in cui dichiarano di credere: “Perché io avevo fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? … Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. – Matteo 25:35-40.

Non potrebbe esistere risposta più chiara e incisiva alla domanda su cosa identifichi il cristianesimo, utile anche a sfatare l’affermazione ipocrita, che non ha mai corrisposto al vero, delle radici “cristiane” dell’Europa, perennemente dilaniata da conflitti e da atrocità indescrivibili. Che differenza vi è fra i “cristiani” europei, e gli Ittiti, i Cananei o i Babilonesi precristiani? Forse solo il nome dei loro dei e delle loro liturgie, ma per il resto niente. E se da noi, sede del Papato, trascina le folle un individuo che ha fatto della lotta ai diseredati del mondo il suo programma politico di grande successo, allora è d’obbligo, alla domanda se l’Europa in cui viviamo è cristiana, rispondere con un deciso e sonoro: NO!

Mi piace, come postilla, parlare dell’idea di Europa di recente espressa da Edgar Morin: “L’Europa che immagino, quindi, dovrebbe essere solidale, anziché schierarsi contro il resto del mondo; ma affinché il resto del mondo non precipiti nel caos o negli estremismi dei fanatici deve saper conservare, come se si trattasse di una missione, il proprio tesoro culturale di valenza universale, in modo che questo tesoro sia utile al resto dell’umanità, nel momento opportuno”. E il momento opportuno, secondo il grande filosofo, è proprio questo, nel quale lui vede un parallelo con la crisi del 1929: “La crisi attuale, anche se prodotta da condizioni diverse, è di un’intensità e di una gravità tali da rendere difficile mettere in discussione le dichiarazioni perentorie, le affermazioni gratuite o addirittura le fiammate di odio; tutti questi sono elementi che, sfortunatamente, si sviluppano nelle crisi in contemporanea con gli elementi opposti, e oggi sembrano più potenti”.

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