Il pacco di Natale

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Dicembre è il mese dove le festività si rincorrono, si addobbano paesi, città e case, i negozi di alimentari traboccano di leccornie e si fa la fila per acquistare regali piccoli e grandi.

Dicembre è anche il mese in cui le promesse, spesso le minacce, dei gruppi politici e dei governi nazionali prendono forma nella legge finanziaria che condizionerà tutto l’anno successivo.

Come in una finale di tutto rispetto, la partita si gioca fino all’ultimo minuto in una maratona di mediazioni che si sovrappongono, dove maggioranze e minoranze parlamentari si confondono e s’intrecciano. Nella vita parlamentare del nostro Paese l’elaborazione e l’approvazione della legge di bilancio è il momento in cui forti si fanno sentire i rapporti tra rappresentati e rappresentanti, il momento in cui ogni parlamentare si fa portavoce di interessi particolari, quelli dei suoi elettori o parte di loro, interessi quasi mai generali ma particolarissimi.

Come ogni anno ci si pone come obiettivo quello di distribuire le quote più grandi, suddividere a fette grandi la torta delle risorse disponibili, ma sarà poi la contrattazione nel sottobosco parlamentare a mangiarsi ogni singola fetta, pezzo dopo pezzo, emendamento dopo emendamento, in modo tutt’altro che chiaro e trasparente tanto che i contenuti, gli obiettivi, le categorie e le singole persone che ne beneficeranno sono noti solo ai parlamentari che hanno proposto l’emendamento e ai loro elettori di riferimento.

Quante volte abbiamo scoperto, grazie al certosino lavoro di bravi e instancabili giornalisti, che in una legge di bilancio era stato inserito un articolo apparentemente insignificante ma che consentiva ad una categoria di usufruire di importanti benefici e ad altri di ritrovarsi fregati e alla grande.

Più volte si è declamata la fine di questo sistema quando alla guida del governo era giunto un tecnico. Si disse ai tempi di Ciampi, di Prodi, di Monti e ora di Draghi. Ma il sistema democristiano è sopravvissuto alla Democrazia Cristiana e le prassi parlamentari sono rimaste le stesse. Ma, come dicevamo, le cose si chiariranno all’ultimo minuto e soprattutto quelle più infami e/o le più originali non avranno padri, nessuno ammetterà di esserne stato l’artefice se non nelle stanze segrete di gruppi di interesse.

Da più parti si pronunciano sempre più frequentemente necrologi alla memoria della politica e a quella della democrazia rappresentativa. In pochi si prodigano perché le aule parlamentari smettano a dicembre di trasformarsi in mercatini natalizi con i parlamentari che aprono la loro bottega travestiti da babbo natale.

Purtroppo per gli italiani anche il potente, stimato e acclamato presidente Draghi non riesce a tenere a bada i 945 parlamentari (630 deputati e 315 senatori) e anche questa volta le grandi e buone intenzioni rischiano di trasformarsi in una bolla inconsistente. I segnali sono già tanti, dalla riforma dell’IRPEF alla legge sulle pensioni ma anche su tante e importanti altre misure economiche.

La vera resilienza, vocabolo tanto importante quanto impropriamente usato negli ultimi mesi, la sta dimostrando proprio la parte peggiore della nostra politica: la capacità dei parlamentari di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà nel perseguire obiettivi di una parte, la loro. Una capacità adattiva che meraviglierebbe lo stesso Darwin, se potesse ancora osservare una così particolare specie. Probabilmente è questo il vero carattere nazionale, il collante inossidabile della società italiana, da Predoi in Alto Adige, il paese più a nord dell’Italia, fino a Capo Passero, il paese più a sud dello stivale. In mezzo gli italiani, con i loro vizi e le loro virtù.

Così in molti a Natale si potranno rallegrare e in pochi si rattristeranno almeno fino a quando il pacco natalizio non sarà aperto. Ma ci vorranno mesi prima di capire cosa veramente contiene.

2 commenti su “Il pacco di Natale”

    1. Caro Jorge il “pacco” è una antica tecnica truffaldina praticata nel mercato della Duchesca a Napoli: il malfattore fa vedere la merce, ne esalta la qualità, la offre ad un prezzo ottimo e, con la complicità del suo compare che distrae per un attimo il malcapitato cliente, prepara un bel pacco con carta da regalo e dello stesso peso della merce “venduta”, di solito raggiunto con pietre e calcinacci. Arrivati a casa si apre il pacco e si scopre la bella sorpresa.
      Ovviamente i truffati piangono e truffatori se la ridono.
      Il discorso di insediamento del Presidente Draghi sembrava far ben sperare. Non si trattava di invocare le gesta di Robin Hood, togliere ai ricchi per dare ai poveri, ma di ricostruire un equilibrio seguendo i dettami della nostra Costituzione. Purtroppo però ci troviamo di fronte giusto il contrario: si toglie ai più poveri per favorire i redditi alti. La riduzione delle aliquote IRPEF così come prospettata dal Governo è peggio della flat tax, visto che è prevista una riduzione percentuale uguale per tutti. Una riduzione di un X% a chi guadagna poco produrrà un guadagno minimo. L’applicazione della stessa riduzione percentuale a chi guadagna il doppio o il triplo significa garantire a quei redditi un regalo inaspettato. Se non è un pacco questo per la maggioranza degli italiani…. Temiamo che l’elenco delle iniquità sarà molto lungo.
      I truffatori della Duchesca son diventati magister vitae.

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