L’11 novembre scorso il Presidente Mattarella ha partecipato all’incontro di studio “Giovanni Leone. Presidente della Repubblica 1971-1978” nel ventesimo anniversario della scomparsa. In quella occasione, nel suo intervento, ha evidenziato una questione istituzionale che sembra stargli molto a cuore; infatti il Presidente della Repubblica ha affermato: «Leone ripropose la sollecitazione (già sottolineata dal Presidente Segni), di introdurre la non rieleggibilità del Presidente della Repubblica, con la conseguente eliminazione del semestre bianco.» L’implicita condivisione di questa posizione, accompagnata dalla diffusione della notizia che Mattarella aveva già trovato un alloggio a Roma dove trasferirsi al termine del mandato, ha fatto ritenere ai più che il Presidente consideri conclusa la propria esperienza quirinalizia.
Nel citato intervento il Presidente Mattarella ha richiamato l’attenzione sul fatto che: «Nella vita di ogni comunità – e quella politica non fa eccezione – si manifestano momenti di difficoltà, di incomprensione, di stallo, in cui la nave sembra rifiutarsi di proseguire, le macchine paiono smettere di funzionare. Questo, naturalmente, applicato alla vicenda politica può portare a conseguenze imprevedibili. Entrano in campo allora le forze della saggezza e della conciliazione per riannodare il dialogo, per far proseguire il cammino, per aprire nuovi orizzonti.» Ebbene, è di tutta evidenza che molti vedono nel Presidente Mattarella una di queste forze, nella sua disponibilità a soccorrere il sistema politico, a sostenere le istituzioni che sta servendo con correttezza istituzionale e dignità morale, per superare contrasti e per consentire un ordinato e democratico funzionamento del sistema Paese.
Nel predetto incontro commemorativo di Giovanni Leone, il Presidente Mattarella ha pure osservato che “nessun uomo è solo se sceglie di mantenere la sua libertà, avendo come limite l’obbedienza alla propria coscienza”. È anche vero però, come scriveva Max Weber, che: «La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile. Ma colui il quale può accingersi a quest’impresa deve essere un capo, non solo, ma anche – in un senso molto sobrio della parola – un eroe. … Solo chi è sicuro di non venir meno anche se il mondo, considerato dal suo punto di vista, è troppo stupido o volgare per ciò che egli vuol offrirgli, e di poter ancora dire di fronte a tutto ciò: “Non importa, continuiamo!”, solo un uomo siffatto ha la “vocazione” (Beruf) per la politica.»
Presidente Mattarella, non escluda a priori di continuare “eroicamente” a rappresentare l’unità nazionale del nostro malconcio Paese!
L’appello del Direttore è da sottoscrivere incondizionatamente: ben ne vengano altri del medesimo tenore. Probabilmente cadranno tutti nel vuoto ma un filo di speranza è lecito perché la drammatica condizione della politica italiana non può essere affrontata con i comportamenti istituzionali ordinari per quanto assolutamente corretti.
Mattarella in questi sette anni lo abbiamo amato tutti, ma mi sa che in cuor suo abbia deciso inderogabilmente di farsi da parte, e mi dispiace, ma lo ritengo comprensibile. Mi rattrista però maggiormente il fatto che ci stiamo convincendo che in uno scenario politico così variegato non sia possibile trovare un degno successore. Non voglio credere che sia così, ci sarà pure tra milioni di Italiani una personalità colta, competente, onesta e al di sopra delle parti, che possa assumere una tale responsabilità in questo delicato momento!