Nel bel mezzo del campionato di calcio 2021/22 ecco un’altra di quelle fastidiose soste per gli incontri delle nazionali, che stavolta ha almeno l’attenuante di incontri decisivi per la qualificazione ai prossimi mondiali in Qatar. Cosa che offre lo spunto per alcune riflessioni sul sistema calcio, soprattutto quello che coinvolge da vicino la maglia azzurra che conta, ovvero quella del Napoli.
Abbiamo sentito spesso, ultimamente, considerazioni sorprese circa lo scarso entusiasmo intorno allo splendido avvio di campionato degli azzurri. È evidente che lo stupore è proprio di chi non vive il calcio così intensamente come lo si vive a Napoli.
Il campionato della grande bellezza sarriana del 2018 è ancora troppo vicino perché sia dimenticata la delusione che ne è scaturita. Se poi ci aggiungiamo anche la partita col Verona dello scorso anno, ecco che il disincanto diviene ancora più forte. È un po’ come se ci si aspettasse in ogni momento che arrivi la delusione, per motivi dipendenti o anche (se non soprattutto) indipendenti dalla forza e capacità della squadra azzurra. Lo stesso motivo che ci porta a vivisezionare le partite nostre e degli altri, cogliendo puntualmente i motivi che portano a pensare a montature e raggiri ai danni del Napoli.
A dire la verità, questo anno, forse (e non casualmente) anche per le défaillance della squadra bianconera, era sembrato spirare un vento diverso, con pochi e ben distribuiti errori arbitrali. Però col progredire del campionato si sono puntualmente ripresentati eventi scaturiti da decisioni arbitrali, che hanno punito sempre le squadre del centro sud, la cui evidenziazione è stata altrettanto puntualmente derubricata al “solito vittimismo” dei napoletani, i quali invece hanno, per certi versi, un atteggiamento, sì, pregiudiziale, ma purtroppo corroborato dai fatti e giustificato da un recente passato dove è stata addirittura negata l’evidenza. Ma torneremo dopo sull’aspetto arbitrale.
“L’ambiente”, poi, certamente non contribuisce al montare dell’entusiasmo; infatti, dalla vicenda, mai chiarita sino in fondo, delle multe al rinnovo del contratto di Lorenzo, alla ghettizzazione degli ultrà con la conseguente esclusione nei fatti del tifo organizzato, con motivazioni legittime ma tali solo a Napoli, alle uscite mediatiche sempre improvvide del nostro presidente, tutto contribuisce a far sembrare torbide vicende e aspetti che invece sono normali.
In più il tifoso medio sembra rappresentare, per questa dirigenza, più un “fastidio” da dover sopportare che il “cliente privilegiato” da dover coccolare, per esempio con iniziative promozionali. In tale contesto, poi, la vergogna di assegnare dei diritti tv a broker che non hanno le capacità né i mezzi di precedenti gestioni, essendo anche più cari, evidenzia ancor di più quanto l’interesse venga al di sopra di ogni cosa e quanto la componente emozionale sia ormai minoritaria, svilendo così il prodotto calcio a mero prodotto finanziario. E, se è vera questa ultima affermazione, ancora di più è valido il concetto tanto caro alla dirigenza degli strisciati “conta solo vincere” indipendentemente dal modo, che ad ogni inizio di campionato ci sbatte in faccia ormai senza pudore.
Ora, come potrebbe il tifoso napoletano, che è caratterizzato da una componente prevalente di passionalità, che ha sempre vissuto il calcio, le vittorie della sua squadra come rivalsa del debole sul forte, come potrebbe entusiasmarsi ancora come una volta? E, ammesso che ci riuscisse (ma potrebbe avvenire solo per una squadra che lotta per il primo posto), come potrebbe farlo, una volta venuta meno la fiducia verso il sistema calcio, che per certi versi addirittura rivendica la lontananza dalla equità e dalla giustizia? Quasi si aspettasse che sul più bello una “longa manus” possa intervenire per spezzare ancora una volta l’illusione della “possibilità “vincente, quindi con la paura di restare ancora una volta scottati.
E, diciamocelo, (e qui torniamo alla componente arbitrale), la difformità di giudizio su episodi uguali, che premiano sempre gli stessi, certo non aiuta. Così, vedere un Osimhen ma anche un Vlahovic tartassati impunemente, oppure assistere a falli in area interpretati in maniera difforme e molto altro ancora, fanno sì che il tifoso napoletano stia ancora molto sulle sue per evitare sofferenze che si andrebbero solo a sommare a quelle di vita quotidiana dove già le differenze con realtà del nord sono enormi.
Per questi motivi una grande circospezione ci accompagna e ci accompagnerà fino alla fine, con la speranza di essere, per una volta, smentiti dai fatti. Sarebbe il coronamento di una bella favola poter sperare che i sogni si possono ancora avverare, anche in una società così ingiusta come quella odierna e anche se solo in relazione a un aspetto “futile” come il calcio.
Analisi attrezzatissima e quindi convincente. Speriamo che la circospezione sia sufficiente. Grazie