Una strana esistenza

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Il dubbio che qualcosa stesse cambiando l’ebbe la mattina in cui notò che le scarpe gli andavano larghe.

Lì per lì trovò la cosa alquanto strana poiché aveva sempre calzato il quarantatré, sin dall’ultimo anno delle scuole superiori.

Preso da ciò che aveva programmato per quella giornata, non ci pensò più di tanto e uscì di casa.

Mentre camminava si ritrovò a guardare distrattamente verso il basso e notò che i pantaloni, contrariamente al solito, non gli cadevano a piombo sulle calzature; oltretutto dovette pure stringere la cintura, poiché anche i calzoni erano troppo larghi.

Il resto della giornata lo perse assorbito dalla frenesia che scandisce il tempo di chi prende mille impegni, forse per dare un senso alla propria esistenza, e non pensò più, a nulla.

La mattina dopo, mentre era sotto la doccia, ebbe l’impressione che il soffione fosse posto troppo in alto, ma andava di fretta e non si fermò a verificare quella che era stata una percezione appena avvertita.

Nell’indossare l’accappatoio lo trovò abbondante, come se fosse di un paio di misure più grande e notò che le maniche gli coprivano le estremità delle dita.

Allungando il braccio verso la mensola del bagno non riuscì a raggiungere il phon e dovette sollevarsi sulle punte dei piedi per prenderlo.

Asciugati i capelli, infilò il pantalone, diventato più lungo di due misure, e fu costretto a fare un risvolto affinché non gli finisse sotto le scarpe, che a loro volta erano ancora più grandi del giorno prima.

In auto si trovò a riposizionare il sediolino per avvicinarlo ai pedali e a inclinare lo specchietto retrovisore verso il basso per riacquistare una corretta visuale posteriore; ma aveva da fare e non ci pensò più di tanto.

Gli impegni della giornata, organizzati in una fitta agenda cui si atteneva scrupolosamente come a una road map di un piano strategico, assorbirono il resto del tempo e non ebbe più occasione di ripensare alle stranezze della mattina.

Il giorno successivo, al risveglio, nello scendere dal letto si accorse che le gambe penzolavano dal materasso e i piedi non toccavano più terra.

Addirittura sembrava che nel pigiama ci fosse caduto, tanto la misura era abbondante.

A quel punto saltò giù dal letto e andò a guardarsi allo specchio: l’aspetto era immutato, ma era rimpicciolito.

Per quanto la cosa gli paresse strana, non restò lì a pensarci più di tanto.

Si vestì adattando gli abiti alle nuove dimensioni del corpo e uscì.

Nelle ore successive le attività minuziosamente programmate per la giornata assorbirono il suo tempo e i suoi pensieri, e non ebbe più modo di riflettere sulla sua diversa condizione.

La cosa ancor più strana, però, fu che nessuno notasse quei cambiamenti.

La storia continuò a ripetersi nei giorni successivi e, nel giro di una settimana, divenne sempre più piccolo, fino a sparire del tutto.

Di lui, e della sua vita d’impegni presi per colmare il trascorrere delle ore, non restò traccia.

Nessuno, negli anni a venire, ne mantenne il ricordo: come se non fosse mai esistito.

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