Una delle poche certezze della vita è la data di nascita: ufficialmente la nostra esistenza inizia in quel momento.
Eppure, strano a dirsi, non per tutti è così.
Questa storia ha inizio in una notte di San Lorenzo.
In lontananza i fuochi d’artificio illuminavano il cielo in un susseguirsi di cascate multicolori.
Quando le esplosioni pirotecniche ebbero fine, tornarono a brillare le stelle cadenti: una per ogni desiderio espresso dagli amanti, che in quella notte, speranzosi, rivolgono i loro sguardi verso il firmamento e il futuro.
In un’atmosfera così suggestiva, complice il tipico abbigliamento estivo ridotto al minimo per il gran caldo d’agosto, i due coniugi si ritrovarono l’una fra le braccia dell’altro.
E si amarono, con la passione dei loro trent’anni o poco più.
Subito dopo lei ebbe la certezza che quell’amplesso non si sarebbe esaurito lì.
Era il 10 agosto 1962, un venerdì, che si rivelò un giorno così diverso dagli altri da meritare di essere ricordato a cinquant’anni di distanza.
È la sera del 10 agosto 2012, ancora una volta un venerdì (guarda i casi della vita).
Squilla il cellulare, dall’altra parte c’è lei.
È felice, e per la prima volta mi racconta di quella notte di San Lorenzo del ’62.
Pur se priva di qualsiasi accenno sessuale, la storia mi imbarazza.
Prima di allora non me ne aveva mai parlato.
E anche se è l’atto più naturale del mondo, senza il quale né io né voi saremmo qui a raccontare o a leggere questa storia, il pensare che i propri genitori abbiano fatto o facciano sesso, è inutile negarlo, imbarazza chiunque (e non chiedetemi perché).
Non paga della rivelazione, e superato ormai ogni indugio, lei continuerà a imbarazzarmi, imperterrita, il 10 agosto di ogni anno a venire, quando al telefono mi ricorderà che quella notte sono stato concepito.
Per quell’eccessivo senso del pudore, che è stato il tratto distintivo dei caratteri di entrambi, immagino che solo l’età ormai avanzata l’abbia disinibita quel tanto che bastava per confidarmi un suo segreto così intimo, rivelato, forse, per darmi l’ennesima conferma di cosa io rappresentassi per lei.
Ora che non c’è più mi mancherà l’imbarazzo del racconto della notte di San Lorenzo del ’62, in cui cominciai a nascere nei pensieri di mia madre e dentro di lei.