È di questi giorni una fitta discussione intorno al “ritorno di fiamma” di posizioni che si ispirano in modo chiaro al fascismo se non addirittura al nazismo. Lo spunto parte da una inchiesta dei giornalisti di Fanpage, cui hanno fatto seguito manifestazioni di piazza culminate nell’assalto alla sede della CGIL romana, richiamando immagini tanto antiche quanto oscure.
La gravità della cosa sta, a nostro avviso, non solo e non tanto negli slogan e nelle azioni compiute, che meritano un discorso a parte, che affronteremo più avanti; bensì nell’aver consegnato alle destre, di varia ispirazione, la piazza su di un tema che è proprio della sinistra riformista e non solo. Ovvero il lavoro, la conservazione dello stesso, anche se in conseguenza di un provvedimento controverso (il green pass), che presenta varie sfaccettature. Testimonianza pratica di quanto la sinistra (soprattutto riformista) si sia allontanata dalla sua base naturale per rintanarsi nei palazzi e al fianco del potere.
Principale eredità del renzismo. Non solo; ma l’ambiguità di posizioni risulta ancora più evidente quando è la destra che si intesta battaglie di libertà, tradizionalmente appartenenti alla sinistra. Tanto più, e qui torniamo alla inchiesta di Fanpage e seguito, che la destra istituzionale si mostra chiaramente permeata e sicuramente complice (aldilà delle dichiarazioni di rito) di queste frange definite impropriamente estremiste.
La connivenza dei leader di destra è testimoniata dalla difficoltà nel prendere le distanze da determinati personaggi e posizioni, restando sempre con i cosiddetti “due piedi in una scarpa”. La cosa più odiosa è il tentativo, mai sufficientemente rintuzzato dai giornalisti di turno durante le interviste, di spostare l’attenzione tirando in ballo il comunismo e tentando di metterlo sullo stesso piano di quello che è stato il fascismo.
Ora, premesso che l’Italia è una repubblica antifascista, (dove il richiamo al fascismo è apologia di reato); che l’Italia repubblicana ha visto tra i suoi massimi protagonisti il PCI, che ha attivamente collaborato alla formazione e storia di questo Paese; si trascura sempre scientemente che seppure l’applicazione del comunismo si è macchiata in paesi diversi di veri e propri delitti, le ideologie di partenza sono completamente differenti. Infatti il nazismo quanto il fascismo teorizzano differenza di razza e valore fra gli uomini, mentre il comunismo è una ideologia egualitaria la cui applicazione può essere stata sbagliata dagli uomini così quanto il cristianesimo. Eppure nessuno sogna di paragonare l’ultimo al nazismo o di porlo sullo stesso piano. La verità è che ancora troppe sono le connivenze tra questa gentaglia e organi dello Stato. Nessuno dimentica (o forse molti fanno sì che si dimentichino) formazioni come Gladio, di cui in pochi parlano oggi. E se a molti sembrano ormai idee superate dalla storia, così come dovrebbero essere, invece sono lo strumento ideale per separare il popolo, parlando alla sua pancia, nascondendogli il vero nemico, per meglio asservirlo. Una operazione da sempre utilizzata dal potere, che poi sfocia direttamente in proposte oscene come quelle del MURO di un Salvini qualunque forse nemmeno realmente consapevole.
Tutti argomenti divisivi e che giocano sulle paure delle persone, soprattutto di chi possiede un minimo di agiatezza (per altro raggiunta coi sacrifici dei padri che hanno lottato per l’ottenimento di alcuni diritti), e che vogliono mantenerla, a prescindere. Quindi se è vero che non basta la “politica contro”, dove la sinistra istituzionale si è sempre “distinta”; se è vero che bisogna tornare ad ascoltare i veri bisogni delle persone; è altrettanto vero che la storia non si cancella e ciò che è stato il “male”, anzi lo ha soprattutto teorizzato, va identificato con chiarezza senza mistificazioni e senza tentativi di toglierne valore cercando di fare “di tutt’erba un fascio”. Quindi, Meloni e colleghi, se volete essere realmente almeno accettati in un consesso democratico, prendete le distanze nella pratica senza se e senza ma; solo allora potrete essere degni di essere considerati una alternativa, dal nostro punto di vista, da contrastare magari, ma con rispetto. Per adesso nemmeno quello.