La Lega e la lotta all’accattonaggio

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Non passa giorno che la cronaca non ci regali un caso di intolleranza e di irrisione nei confronti dei più deboli. L’ultimo, riportato da Paolo Berizzi nella sua preziosa rubrichetta quotidiana (mediamente cinque o seicento caratteri) dal titolo “Pietre”, riguarda un’iniziativa assunta da due assessori comunali alla sicurezza, uno di Pordenone (Fratelli d’Italia, FdI) e l’altra di Cordenons (Lega), i quali hanno distribuito alle rispettive cittadinanze, con spesa a carico della Regione Friuli-Venezia Giulia, buste per lo shopping con la scritta “Non fate l’elemosina” e con il segnale di divieto su una mano che dona una moneta.

Il lancio di questo vergognoso invito, che avrà certamente scandalizzato la parte sana delle due cittadine, necessita di un approfondimento per comprendere meglio la pochezza dei personaggi che ne vantano la paternità. Se nelle due cittadine si riscontrasse un tasso di povertà assoluta tale da indurre un’abnorme diffusione dell’accattonaggio, la cosa rientrerebbe in un sia pure odioso caso di classismo, esecrabile ma non infondato. Dubitiamo però che nel ricco ed operoso Nord-Est una simile circostanza sia possibile e, se lo fosse, dovremmo concludere che chi amministra questi paesi viene meno ad un dovere di assistenza, circostanza imputabile alla pochezza morale o all’inefficienza di chi vi è preposto. Forse per questa ragione la stessa assessora leghista ha ammesso che la misura “vuole prevenire il fenomeno”. Che solerzia!

Più fondato è quindi il sospetto che l’iniziativa nasconda il solito sfondo razzista perché possiamo essere certi che la componente di immigrati, nel fenomeno dell’accattonaggio, è prevalente. Se così fosse, la sensazione di sgomento cederebbe il posto a qualcosa che somiglia allo sdegno, perché vorrebbe dire che il messaggio è sempre e solo lo stesso: nessun aiuto a chi viene a “rubarci” il lavoro (stupida contraddizione, tra l’altro: se gli immigrati rubano il lavoro, non vanno poi a chiedere l’elemosina).

Ma oggi la presenza della Lega nella maggioranza di governo nazionale suggerisce un po’ di subdolo fair play. È ciò che sta facendo Salvini, che si occupa di tenere in caldo l’elettorato più intransigente in vista delle elezioni, moderando i termini per non disturbare i manovratori Giorgetti e Garavaglia. Ed è ciò che, in piccolo, replicano gli assessori alla sicurezza di Pordenone e di Cordenons, dove si voterà in autunno. Da questa ambiguità viene fuori un’immagine della Lega non meno preoccupante di quella di FdI che coltiva, in silenzio, anche il consenso dell’ultradestra neo-fascista e antisemita. Ma, tant’è, la cosa non scandalizza più nessuno, né il governo Draghi, né gli altri partiti che lo sostengono, né quel 40% degli elettori che voterebbe Lega e FdI alle prossime elezioni.

Piccola chiosa: la notiziola delle borse “no elemosina” meritava una menzione in qualche Telegiornale o un commento in qualche talk show? Al momento non risultano né l’una né l’altra cosa. Così come viene ignorata la circostanza che Paolo Berizzi, minacciato di morte insieme alla sua famiglia per la sua puntuale denuncia di tutte le simpatiche iniziative dell’ultradestra, italica o padana che sia, vive sotto scorta dal febbraio 2019.

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