Abbiamo assistito in questi giorni alla levata di scudi della destra, di tutta la destra, contro la proposta di Enrico Letta di costituire una dote di 10.000 euro per i diciottenni, tassando le successioni e le donazioni della parte più ricca della popolazione. Proposta definita scandalosa anche se colpiva solo l’1% degli italiani.
Le contrapposizioni in materia di giustizia fiscale tra la destra e la sinistra, intesa quest’ultima nel senso molto vago di “tutto ciò che non si riconosce nella destra”, sono una costante che va avanti da venticinque anni.
Tutti ricorderanno il condono tombale concepito da Tremonti a beneficio di chi, avendo trasferito illegalmente capitali all’estero, poteva farli rientrare in Patria godendo di una tassazione irrisoria (la famosa “voluntary disclosure”). Il paravento dietro il quale si celava questa “sanatoria”, come tante altre manovre di sgravio fiscale portate avanti dalla destra, era l’esigenza di “fare cassa” e veniva giustificata con due pseudo-argomentazioni: la prima era fondata sull’aspettativa, del tutto illusoria, che i capitali rientrati sarebbero stati investiti creando nuovi posti di lavoro, mente la seconda era la solita tiritera sulla tassazione eccessiva.
Altra tappa vantata dalla destra in campo fiscale è stata l’abolizione della tassazione sugli immobili, portata brillantemente a termine da Renzi, che esentò anche le prime case di qualunque valore fossero. In questo caso l’argomento a sostegno era che le case sono il frutto di una vita di sacrifici e quindi intangibili anche se ricevute in eredità da nullafacenti o messe in piedi con attività illecite.
E poi c’è la flat tax, incostituzionale per definizione perché non progressiva ma proporzionale, giustificata con lo specioso argomento che, comunque, chi ha di più paga di più (e ci mancherebbe) e che, come sempre, i soldi sottratti al fisco entrano in circolo e creano occupazione, bugia sempre smentita dai fatti, come dimostra l’andamento della disoccupazione.
Basterebbe dunque la semplice osservazione del comportamento della destra in materia fiscale per concludere che le sue scelte di campo sono state nettamente a favore dei detentori di ricchezze, sia finanziarie che immobiliari, che sarebbero quindi la sua base elettorale naturale.
Ma ben altre e più inquietanti posizioni della destra concorrono ad individuare l’elettorato di destra. Una di queste è la costante resistenza ad abbassare il valore della soglia massima dei pagamenti in contanti. Scopo di questa misura è, com’è noto, quello di contenere i trasferimenti di somme sospette di provenienza o di destinazione illecite. Governi non di destra ci hanno provato, riuscendoci solo in parte, ma l’ultimo tentativo (Governo Conte 2) di portarlo da 3.000 a 1.000 euro è fallito miseramente anche grazie al solito Renzi. Il pretesto utilizzato questa volta è stato la contrarietà degli anziani a vedersi costretti a rinunciare all’uso del contante che evidentemente prediligono, così risulta alla destra, anche per importi superiori ai 1.000 euro (!).
Ma non basta. Proprio in questi giorni la destra si è detta favorevole a rimuovere il limite del 40% previsto dalla normativa vigente in materia di subappalti ed ha manifestato interesse anche per l’introduzione del criterio del massimo ribasso nell’aggiudicazione delle gare, in luogo di quello della proposta economica più vantaggiosa, oggi prevalente. Tutti sappiamo che queste scelte aprono la strada ad imprese che, in ragione del subappalto ricevuto dall’impresa aggiudicataria, sfuggono ad ogni controllo. La libertà di dare i lavori in subappalto, combinata col criterio del massimo ribasso, determina fisiologicamente due gravi rischi. Il primo è l’impiego di lavoratori poco qualificati pagati in nero o sottopagati che, anche in ragione delle scarse misure di sicurezza in cui operano, accresce il rischio di incidenti sul lavoro. Il secondo è la scarsa qualità, a volte di origine fraudolenta, delle opere realizzate che spesso ne pregiudica la sicurezza, specie se parliamo di grandi opere. È evidente che queste misure caldeggiate dalla destra sono gradite alle mafie ma, ahimè, sembra che non ci siano altri modi per realizzare i progetti del Recovery Plan in tempi compatibili.
Queste ulteriori prese diposizioni ci confermano che la classe sociale rappresentata e protetta non è quel ceto medio mortificato dalla crisi finanziaria del 2008, ma la parte più agiata degli italiani: imprenditori, finanzieri e professionisti. Sembrerebbe quindi impensabile che un pensionato, un lavoratore, un disoccupato, un diseredato o uno studente possano dare il loro consenso alla destra che abbiamo descritto.
E invece no. Cos’è il populismo se non la capacità perversa di assecondare le peggiori pulsioni presenti nei soggetti culturalmente poco attrezzati? o addirittura di suscitare in loro reazioni di paura, creando nemici inesistenti, come fece Berlusconi resuscitando un comunismo che, nella più rosea delle ipotesi, era già agonizzante? o, ancora, incutere timori ingiustificati per eventi improbabili o lontani, come l’invasione degli immigrati o l’estinzione della famiglia tradizionale provocata dai matrimoni tra omosessuali.
E così tra gli elettori della destra troviamo, oltre agli anticomunisti della prima ora di matrice berlusconiana, omofobi, xenofobi, cospirazionisti, negazionisti, fondamentalisti cattolici, nostalgici del ventennio ed anche qualche neonazista. Ma, dulcis in fundo, troviamo anche una bella schiera di onesti lavoratori delusi dalla sinistra. Enormi sono quindi le responsabilità della sinistra, quando ancora c’era, e del centrosinistra, da quando vi è subentrato, per non aver puntualmente evidenziato le falsità e i raggiri con i quali la destra carpiva il consenso di chi viveva solo del suo lavoro.
Ma altrettanto gravi lo sono quelle dei media, in particolare televisivi, che hanno sempre collocato il confronto sinistra/destra sul piano della semplice divergenza dei punti di vista senza mai chiarire che in questo gioco delle parti il padronato sta dalla parte della destra populista, pur sapendo che la sua ascesa al governo sarà nel medio periodo un disastro.
Non resta che augurarci un ravvedimento sia da parte della sinistra che da parte delle emittenti televisive con conseguente recupero delle schiere di pensionati, lavoratori e diseredati male informati. Quanto al padronato è difficile immaginare che voglia rinunciare ai benefici immediati ottenibili da un governo di destra.