Dopo un processo lungo e difficoltoso e dopo numerosi rinvii dovuti alla pandemia da Covid-19, il processo costituente cileno sta per concretizzarsi nell’elezione dell’Assemblea Costituente che scriverà la nuova Costituzione del Paese.
Sono 155 i membri che saranno eletti il 15 e 16 maggio prossimi, su più di 1.300 candidati, in quella che potremmo definire come una delle più grandi conquiste democratiche del Cile contemporaneo e che vedrà la prima Assemblea Costituente paritaria al mondo, formata in parti uguali da uomini e donne, e con 17 seggi riservati ai popoli indigeni. Tra questi, 7 saranno per il popolo Mapuche, 2 per il popolo Aymara ed 1 per ognuno dei rimanenti popoli indigeni presenti nel territorio nazionale.
Secondo i sondaggi, la partecipazione all’elezione del prossimo weekend potrebbe essere leggermente inferiore a quella ottenuta ad ottobre scorso, quando il popolo cileno è stato chiamato alle urne per decidere a favore o contro la scrittura di una nuova Costituzione che sostituisse quella di Pinochet del 1980. In quel caso, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia, l’affluenza alle urne fu altissima ed il SI (Apruebo) vinse con l’80% dei voti.
Lo scorso 6 maggio, per incentivare la partecipazione anche a queste votazioni, la Camera dei Deputati ha approvato un progetto di legge con cui stabilisce che il 15 e 16 maggio (sabato e domenica) saranno giorni festivi “irrinunciabili” per tutti i lavoratori del commercio. Sono stati 78 i voti a favore, 58 i contrari e 5 gli astenuti. In questi due giorni, inoltre, le elezioni saranno triple: oltre ai candidati per la Costituente, si terranno anche le elezioni regionali e municipali. Riguardo ai candidati, sembrano favoriti quelli appartenenti ai grandi partiti, in particolare quelli di opposizione all’attuale governo di Sebastian Piñera. Quest’ultimo sta vivendo una perdita di consenso dovuta alla mancanza di misure di sostegno sociale adeguate durante la crisi pandemica, che potessero aiutare i cittadini, in particolare i meni abbienti, a fronteggiare le gravi conseguenze economiche dell’epidemia. Questa perdita di consenso del governo consentirebbe, dunque, a Partito comunista, Democrazia cristiana e sinistra radicale di conquistare voti, anche se, a differenza dei partiti di destra, purtroppo la mancanza di una coalizione unita e compatta potrebbe andare a loro discapito. Per quanto riguarda invece le candidature indipendenti, sono stati fissati nei mesi scorsi dei limiti minimi di 300 firme necessarie per candidature individuali e 500 per liste di candidati indipendenti e da dicembre scorso queste hanno avuto la possibilità di essere presentate virtualmente tramite il sito del SERVEL (Servicio Electoral de Chile).
Intanto, sono già partite alcune iniziative di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini nelle iniziative di scrittura della nuova Costituzione. In particolare, nel distretto 11, numerosi candidati dei partiti progressisti di sinistra, tra cui Apruebo Dignidad, Chile Digno e Igualdad hanno sottoscritto il “Compromesso di candidate e candidati del distretto 11 per un processo costituente partecipativo, democratico e trasparente”: nessuna riunione a porte chiuse o segreta, nessuna distanza tra i candidati e i loro elettori che anzi saranno coinvolti continuamente tramite assemblee, riunioni e consultazioni su base territoriale. La territorialità assume un significato importante: attraverso la promozione dell’educazione civica in ogni comune, attraverso pareri vincolanti espressi dalle assemblee territoriali, si vuole dare nuovamente forza all’istanza politica che parte dal basso e che fa riemergere l’idea di comunità e di collettività che è andata perdendosi nel tempo, ma che è da sempre molto forte in Cile.
Ciò che emerge è sicuramente un desiderio di rottura con il passato ma anche di maggior coinvolgimento di una popolazione che, negli ultimi anni, si è sentita esautorata e tagliata fuori dalle decisioni istituzionali. Il terremoto politico e sociale che ha scosso il Cile da ottobre 2019 nasceva proprio da questo: dalla stanchezza per disuguaglianze sociali sempre più forti e da una distanza ormai troppo grande dalla classe politica, in particolare dal governo di Piñera, che ha accentuato fortemente le misure neoliberiste. La scelta espressa dal popolo cileno il 25 ottobre scorso è chiara: non solo sì ad una nuova Costituzione che spazzi via il lascito di Pinochet, ma anche sì ad un’Assemblea Costituente interamente eletta dal popolo, con una Costituzione inclusiva, attenta alle differenze sociali, attenta al coinvolgimento dei popoli indigeni, delle donne e di quel substrato “proletario” per troppo tempo dimenticato. “Per un Cile più giusto, ugualitario ed umano”.