Patrick Zaki: il Senato gli concede la cittadinanza italiana

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Il 14 aprile il Senato italiano ha approvato la mozione per concedere la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna, incarcerato al suo rientro in Egitto a febbraio 2020. La votazione ha visto 208 voti favorevoli, 33 astenuti e nessun voto contrario. In aula è arrivata, appositamente per dare il suo voto favorevole per Zaki, anche la senatrice a vita Liliana Segre, che non si recava in aula in presenza da vario tempo.

Dopo più di un anno, dopo uno snervante e continuo rinnovo della sua detenzione preventiva, ogni 45 giorni, la storia di Patrick Zaki sta iniziando a smuovere anche la classe politica. Il ventinovenne egiziano si trova in carcere come prigioniero di coscienza, accusato di aver scritto sui propri social dei post contro il governo di Al Sisi. In verità Patrick era semplicemente un ragazzo molto attivo nella difesa dei diritti civili e dei diritti umani e questo forse ha fatto storcere il naso al governo egiziano.

Nonostante Amnesty International stia conducendo da più di un anno una campagna a favore della sua liberazione, e nonostante la mobilitazione dei sindaci di numerose città italiane, come Bologna, che gli hanno concesso la cittadinanza onoraria, ancora nessun segnale era arrivato dal governo centrale. Oggi, finalmente, possiamo dire che Patrick Zaki sarà un cittadino italiano.

Questo gesto, per alcuni puramente simbolico, potrebbe al contrario avere un peso nella pressione esercitata sull’Egitto per la sua scarcerazione. É stato anche chiesto al Governo di prendere in considerazione ed invocare la Convenzione delle Nazioni Unite del 1984 contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti, convenzione ratificata anche dall’Egitto e che permetterebbe di far arrivare il suo caso alla Corte di Giustizia Internazionale.

Comunque, secondo la vice ministra degli Affari Esteri Marina Sereni, la concessione della cittadinanza italiana potrebbe essere controproducente per il rilascio del giovane. “La misura potrebbe essere priva di effetti pratici a tutela di Zaki perché anche alla luce del diritto internazionale l’Italia incontrerebbe notevoli difficoltà a fornire protezione consolare. Essendo Zaki anche cittadino egiziano prevarrebbe la cittadinanza originaria, un principio applicato dall’Egitto in modo stringente.”

Intanto Patrick, il 12 aprile scorso, ha ricevuto la visita della sua fidanzata nel carcere di Tora in cui è detenuto. Concentrato sulla lettura di numerosi libri, ha dato alla fidanzata una copia di “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Marquez, un titolo che purtroppo incarna la sua attuale condizione. Sulla prima pagina era riportata a penna una frase in italiano, scritta da lui per tutti coloro che lo stanno sostenendo: “Ancora resistendo, grazie per il supporto a tutti tutti”.

Nonostante sia apparso in condizioni di salute abbastanza discrete, la fidanzata riferisce di una fragilità psicologica, uno sconforto e una rassegnazione forte, a causa del prolungamento di una detenzione in cui lui stesso non vede alcuno spiraglio di fine. I suoi avvocati avevano presentato un appello per chiedere il cambio dei giudici che si occupano del suo caso, appello che purtroppo è stato formalmente respinto. 

La società civile e numerose organizzazioni a difesa dei diritti umani continuano a seguire la sua vicenda e a sostenere la sua scarcerazione: la concessione stessa della cittadinanza italiana a Patrick è nata da una petizione in rete che ha raccolto in pochi giorni più di 200.000 firme. A Bologna il volto di Patrick è stato posto nell’atrio del Rettorato dell’Alma Mater, mentre moltissimi palazzi comunali nei mesi hanno affisso il suo volto o semplicemente una frase, un messaggio di vicinanza. Mantenere alta l’attenzione sulla vicenda è un primo modo per non lasciare Patrick nell’oblio, per non avallare in silenzio una condizione fisica e psicologica di assoggettamento e detenzione arbitraria. Ma soprattutto, mantenere alta l’attenzione a livello istituzionale per far sì che i valori fondanti del nostro Paese e della nostra Costituzione non restino solo inchiostro su carta, ma abbiano la forza di farsi reali e rompere il muro di indifferenza ed interesse economico nei nostri rapporti con l’Egitto, per mettere di nuovo al centro la giustizia sociale e soprattutto la dignità umana.

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