Il 10 ed 11 aprile prossimi in Cile si sarebbe dovuto svolgere il referendum per l’elezione dell’Assemblea Costituente, per riscrivere l’attuale Costituzione risalente al 1980. Uso il condizionale perché, a causa di una nuova ondata di contagi dopo la pausa estiva, il Presidente Sebastian Piñera sta valutando l’opzione di rimandare il turno elettorale al 15 e 16 maggio. La decisione, votata in Parlamento, è stata accolta con 126 voti a favore, 3 contrari ed 11 astensioni; si attende ora la votazione in Senato anche se, visto il grandissimo appoggio in Parlamento, il risultato sembra chiaro.
La decisione, stando alle dichiarazioni del Presidente, sarebbe motivata dalla necessità di proseguire la campagna vaccinale fino ad arrivare al 50% della popolazione cilena immunizzata e all’80% entro giugno. Nonostante il Cile, con una popolazione di 20 milioni di abitanti, sia il primo dei Paesi dell’America Latina ed il terzo nel mondo per i vaccini somministrati (circa 6 milioni di immunizzati), il ritorno dell’autunno e delle varianti in circolazione ha costretto molti comuni a retrocedere nuovamente in quarantena. E, dulcis in fundo, il 1° aprile scorso il Governo ha deciso di chiudere le frontiere nazionali dal 5 aprile al 5 maggio agli stranieri, per evitare un aumento dei contagi durante il prosieguo della campagna vaccinale.
L’eventuale posticipo dell’elezione dell’Assemblea Costituente ha incontrato numerose critiche da parte di vari esponenti politici: il Partito comunista cileno attacca Piñera per la sua incapacità di affrontato la pandemia con misure adeguate, mentre altri sostengono che il 15 e 16 maggio la situazione non sarà particolarmente diversa da quella odierna.
L’evento rinviato rappresenta un momento fondamentale e senza precedenti nella storia del Paese, una conquista sudata dopo più di un anno e mezzo di proteste sociali, iniziate ad ottobre 2019. Oltre all’Assemblea, verranno inoltre eletti anche i sindaci e i governatori locali, molti dei quali si battono per una maggiore autonomia regionale, in vari ambiti: dalla cultura alla sostenibilità.
Dietro la proposta di rimandare le elezioni sembra nascondersi in realtà una mancata pianificazione dell’intervento sanitario contro la pandemia, se pensiamo che nel Paese attualmente sono a disposizione solo 146 posti in terapia intensiva.
Un altro elemento particolarmente significativo a proposito delle elezioni della Costituente riguarda la partecipazione popolare. Un’alta percentuale di votanti alle urne risulta fondamentale, ricordando che si tratta di elezioni volontarie e che sulla base di queste ultime si decideranno i 155 membri che scriveranno la nuova Costituzione del Paese. Da questo punto di vista, sono molte le persone che temono di contagiarsi alle urne e, dunque, un rinvio delle elezioni potrebbe evitare alti indici di astensionismo, letale per la causa del popolo cileno. Il piano vaccinale, iniziato il 24 dicembre, ha visto il Paese distinguersi per velocità e numero di persone vaccinate, inizialmente con il vaccino Pfizer e BioNTech, poi con i vaccini Astrazeneca e CoronaVac, il vaccino cinese elaborato da Sinovac. Ma il governo cileno sta firmando un nuovo accordo per l’arrivo di circa 1,8 milioni di dosi del vaccino cino-canadese “CanSino”, previsto tra maggio e giugno 2021.
Dunque alcuni si domandano come sia possibile che i contagi stiano salendo così velocemente nel Paese, nonostante la gran percentuale di popolazione vaccinata? La risposta è che il vaccino, da solo, non è sufficiente a fermare la pandemia. Inoltre già prima dell’inizio del piano vaccinale, il Governo di Sebastian Piñera aveva allentato le misure di restrizione, con l’inizio dell’estate nell’emisfero australe, cosa che ha fatto salire i contagi nelle zone turistiche più visitate del Paese. A questo si è poi aggiunto il ritorno a scuola, il poco distanziamento nei mezzi pubblici ed un deficit sanitario nelle terapie intensive e subintensive.
Così, mentre il Cile torna in quarantena, con coprifuoco anticipato e frontiere chiuse, la speranza di non rimandare ulteriormente l’elezione dell’Assemblea Costituente sembra una delle uniche motivazioni rimaste alla popolazione cilena per resistere e non far scoppiare di nuovo il malcontento sociale.